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PITTORI: Lorenzo De Ferrari

Madonna della Cintura: particolare di Monica e Agostino, che schiaccia l'eresia

Madonna della Cintura: particolare di Monica e Agostino, che schiaccia l'eresia

 

 

DE FERRARI LORENZO

1722

Genova, Palazzo Bianco

 

Madonna della Cintura con i santi Agostino, Monica, Anna, Nicola da Tolentino, Tommaso da Villanova e Gioachino

 

 

 

In questo dipinto a olio su tela delle dimensioni di 260x165 cm, Lorenzo De Ferrari raffigura la Vergine in trono con in braccio il Bambino mentre stanno donando la sacra cintura a santa Monica. La scena costituisce un esempio del culto tutto agostiniano, la cui ampia diffusione nell'area genovese è attestata da numerose testimonianze pittoriche commissionate in prevalenza dalle confraternite dei cinturati che erano sorte si erano sviluppate presso i più importanti conventi dell'Ordine agostiniano.

Nella tela di Lorenzo De Ferrari realizzata verso il 1722, si possono intravedere numerosi santi agostiniani. Considerata dai suoi contemporanei come "una delle migliori uscite dal suo genial pennello", l'opera presenta san Nicola da Tolentino in tonaca nera inginocchiato in basso a sinistra e raffigurato di spalle mentre è in contemplazione della apparizione mariana. La teatralità della composizione è ottenuta grazie a una magistrale sottolineatura della gestualità delle mani e la direzione degli sguardi. Questa impostazione evidenzia la volontà dei committenti di esaltare il potere salvifico scaturito dalla devozione per la sacra cintura e le virtù dei singoli santi raffigurati.

A sinistra in piedi si erge il vescovo Tommaso da Villanova, famoso per la sua carità, mentre a destra, seduto se ne sta Agostino nei suoi paramenti episcopali sotto sui si intravede la veste nera monacale. Il suo piede sinistro poggia sulla schiena di un eretico vinto dalla sua eloquenza: nella mano sinistra tiene un libro chiuso, mentre con la destra indica allo spettatore  fedele di alzare lo sguardo verso l'alto in direzione della Vergine che sta offrendo la cintura a Monica, con il velo delle suore agostiniane.

La complessa composizione di Lorenzo De Ferrari fu realizzata per decorare l'interno del convento genovese di Nostra Signora della Visitazione, fondato nel 1588 dai francescani riformati e acquistato nel 1661 dagli agostiniani, che lo ricostruirono e ne decorarono gli altari. Dopo le soppressioni napoleoniche il dipinto venne ospitato nel 1797 nel monastero di san Leonardo. Nel 1805 venne ricoverato nel Palazzo Ducale dove rimase fino al 1945, anno in cui entrò a far parte delle collezioni della galleria di Palazzo Bianco.

 

 

Lorenzo De Ferrari

Nasce a Genova verso il 1680, figlio del pittore Gregorio De Ferrari e di Margherita Piola, a sua volta figlia di Domenico Piola, un altro famoso pittore genovese. Già da bambino mostrò una notevole abilità nel disegno e nella pittura. Divenuto apprendista del padre, copiò le opere dei maggiori maestri e divenuto adulto, restò sempre un suo stretto collaboratore. Fra le sue prime opere ricordiamo Tobia e l'angelo (Genova, Palazzo Bianco), e Le storie di Ercole. Eseguì i suoi primi affreschi nella volta della cappella di Sant'Ampeglio, all'interno della chiesa di Santo Stefano a Genova e successivamente decorò le volte della chiesa di Santa Croce fra il 1715 e il 1726, in collaborazione con il padre. Negli anni successivi produsse grandi pale d'altare fra cui la La Vergine con il Bambino tra i santi nella parrocchiale di Tosse e La Vergine e i santi Biagio e Francesco di Sales nella chiesa di S. Michele a Celle. Nel 1734 raggiunse Roma e Firenze, dove conobbe Sebastiano Conca, Marco Benefial, Ignazio Hugford e Francesco Maria Niccolò Gaburri. Dopo il suo ritorno a Genova affrescò le maggiori dimore patrizie genovesi: fra i suoi capolavori sono da ricordare la galleria della cappella di palazzo Durazzo, due salotti nel palazzo Grimaldi di piazza S. Luca, il salotto d'Imene nel palazzo Spinola di Pellicceria, tre salotti nel palazzo di Giò Carlo Doria con il Carro del Sole, La Notte e le Allegorie degli Elementi e infine il "Salotto delle Virtù Patrie"nel palazzo Brignole-Durazzo. Il suo capolavoro è anche la sua ultima opera nela Galleria Dorata di Palazzo Carrega: sono le Storie di Enea, ove la decorazione ad affresco, gli stucchi e i dipinti si fondono armoniosamente, risultando una delle ideazioni più originali dell'epoca. Per la sua religiosità fu soprannominato l'Abate De Ferrari

Morì a Genova nel 1744.