Contenuto
Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Maestro dei domenicaniPITTORI: Maestro dei domenicani
Agostino cardioforo
MAESTRO DEI DOMENICANI
1750 ca.
Chiesa dei Domenicani, Vienna
Sant'Agostino cardioforo
La statua raffigura sant'Agostino nella sue abituali vesti di vescovo. Come frequentemente si nota nell'Austria settecentesca il santo viene raffigurato con in mano il cuore fiammante. La statua si trova su una delle quattro colonne che delimitano l'abside. Gli fanno corona dirimpetto altre tre statue con gli altri Dottori della Chiesa latina Gregorio, Gerolamo ed Ambrogio. Quest'ultimo ha come proprio simbolo di riconoscimento un alveare, che ricorda il celebre episodio miracoloso citato nelle sue biografie agiografiche, quando delle api, alla sua nascita, entrarono ed uscirono dalla sua bocca senza fargli alcun male.
La chiesa dei domenicani, di origine dugentesca, fu rifatta nel 1631-34 nelle forme del barocco romano da J. Spatz, Cipriano Biasino e A.Canevale. Magnifici sono gli stucchi della navata centrale (1666-75) che raffigurano ben 346 angeli. In questa chiesa si conserva la tomba dell'imperatrice Claudia Felicitas (morta nel 1676) moglie di Leopoldo I.
Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.
Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?
AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3