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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Giuseppe FabbriniPITTORI: Giuseppe Fabbrini
Agostino assiste al transito di san Nicola
GIUSEPPE FABBRINI
1796
Volterra, chiesa di sant'Agostino
Agostino e il transito di san Nicola
Una Guida di Volterra redatta dal Conte Giuseppe Serguidi agli inizi dell'Ottocento riferisce che nel 1796 il balì Benedetto Lisci commissionò al ritrattista dei granduchi fiorentini Giuseppe Antonio Fabbrini questa pala, che ha per soggetto la morte di san Nicola da Tolentino. L'opera doveva sostituire un dipinto fiammingo di analogo soggetto.
La struttura della composizione trova conferma in una coeva opera di Fabbrini che raffigura Giuseppe Serragli presenta alla Vergine la chiesa dei Filippini, che venne eseguita per l'Oratorio di san Firenze e che oggi si trova nel Convitto Nazionale di Campobasso, datata 1775.
Di Fabbrini ignoriamo il percorso di formazione artistica, che completò a Roma, dove nel 1771 vinse un importante premio dell'Accademia di san Luca.
In seguito Fabbrini fu attivo soprattutto in Toscana, a Firenze, a Prato, a Cortona e in altri centri, dove eseguì ritratti, pale d'altare e affreschi. Non è nota la sua data di morte. Nella tela san Nicola è raffigurato al centro, vestito di bianco e seduto sul letto. In basso a destra ci sono due monaci, uno dei quali con un libro fra le mani. In alto a sinistra appaiono invece il Cristo con la Madonna e sant'Agostino. L'opera è assai piacevole nella gamma cromatica che gioca sul contrasto tra tonalità piene e nitide.
L'opera si trova nell'ultimo altare nella chiesa di sant'Agostino a Volterra.
La leggenda della vita di san Nicola da Tolentino rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.
Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305.
Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum. Viene ricordato il 10 settembre.
La sua tomba, a Tolentino, è conservata con venerazione dai fedeli.
Il celebre santo marchigiano ha una propria amplissima iconografia, che ne trattano la vita e i miracoli. A Tolentino sorge la più bella e grande Basilica in suo onore. In diverse rappresentazioni Nicola viene raffigurato assieme ad Agostino, di cui fervente seguace sin dalla gioventù, quando indossò la tonaca nera degli agostiniani nel Trecento. Fu un asceta rigidissimo con se stesso e dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Grande confessore, fu pieno di umana compassione per ogni tipo di miseria. L'incondizionata obbedienza, il distacco completo dai beni terreni, l'umiltà e la modestia furono costanti della sua vita.
Intorno a lui c'è sempre un'aura di prodigio, che comincia dalla nascita, avvenuta quando i genitori parevano destinati a non avere figli. Nel processo per la canonizzazione, aperto vent'anni dopo la sua morte, 371 testimoni verranno a parlare dei suoi moltissimi miracoli. Sappiamo inoltre che Nicola è anche un maestro di rigore ascetico, cioè di severità con sé stesso. Un insieme di elementi certo eccezionali, ma piuttosto staccati dal vivere comune della gente, incapace di miracoli e non ghiottissima di penitenza. Invece Nicola - a dispetto delle controindicazioni - è un santo sempre popolarissimo proprio tra la gente comune, di secolo in secolo: è l'amico dei giorni feriali, che viene in casa portando la festa.