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PITTORI: Favini Atanasio

Sant'Agostino con un angelo che gli sorregge un libro

Sant'Agostino con un angelo che gli sorregge un libro

 

 

FAVINI ATANASIO

1783

Cento, Pinacoteca Civica "Il Guercino"

 

Sant'Agostino con un angelo che gli sorregge un libro

 

 

 

Favini Atanasio (1749-1843) noto anche come Padre Atanasio da Coriano ha dipinto questa tela con la tecnica a olio che raffigura un maestoso sant'Agostino. L'opera di discrete dimensioni (cm 130 di larghezza per 180 cm di altezza) venne eseguita nel 1783. La struttura della scena vede sant'Agostino seduto all'interno di una nicchia. Vestito con i paramenti episcopali, ha lo sguardo rivolto al fedele spettatore. Nella mano destra alzata tiene una penna con sta per scrivere il proprio pensiero su un libro sorretto da un piccolo angioletto. In testa non porta la mitra, che invece è deposta ai piedi per terra in segno di umiltà. Il capo piuttosto è circondato dal nimbo dei santi. L'ampiezza e l'eleganza dei panneggi vescovili, la plasticità delle forme e il colorito a pastello, signorile e delicato, ricordano le opere barocche di Gaetano Gandolfi, che in quegli anni era il vero protagonista della pittura bolognese. Non è certa la provenienza di questa tela, tuttavia quasi sicuramente proviene dal monastero agostiniano cittadino, i cui arredi, in seguito alle soppressioni napoleoniche vennero incorporati nell'attiguo Ospedale. L'artista, in questa sua opera giovanile, mostra ancora la sua derivazione stilistica da Gandolfi, per quanto fosse attivo prevalentemente nelle Marche e operoso pure a Parma, Bologna e Rimini. Rispetto alle opere precedenti questa tela costituisce un cambio di rotta nel modo di dipingere dell'artista.

 

 

Favini Francesco Antonio

Figlio di Cristoforo e di Caterina Patrignani, nacque a Coriano, nei pressi di Rimini, nel 1749. Divenne monaco francescano entrando fra gli osservanti della provincia minoritica di Bologna. Prese i voti nel 1765 col nome di Atanasio. Suoi primi maestri nella pittura furono probabilmente F. Fantuzzi e G. Tambroni. Dopo Bologna si recò a Parma dove frequentò l'Accademia di belle arti per cinque anni. Pietro Ferrari fu il suo maestro insieme con B. Bossi, che produssero su di lui un'impronta determinante e duratura.

Frequenti furono i suoi viaggi nell'Italia settentrionale a Milano, Mantova e Venezia. Verso il 1791 venne chiamato a Roma da padre Pasquale Frosconi da Varese per completare gli affreschi nella chiesa di S. Maria d'Aracoeli. Nel 1794 lo troviamo in Emilia fra Bologna, Parma e Ferrara, occupato a dipingere pale d'altare per le chiese dell'Ordine francescano. Con l'arrivo dei Francesi,nel 1796 rientrò a Rimini, dove si trova il migliore lavoro della maturità, vale a dire la pala per la chiesa parrocchiale di Saludecio che raffigura il Martirio di san Biagio. Morì a Macerata nel 1843.