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PITTORI: Giambattista Gamba

Sant'Agostino cardioforo

Sant'Agostino cardioforo

 

 

GIAMBATTISTA GAMBA

1728

Sulmona, chiesa della SS. Annunziata

 

Sant'Agostino cardioforo

 

 

 

L'affresco settecentesco che raffigura sant'Agostino è stato recentemente restaurato con un intervento diretto dal Maestro Paolo Cui. Dipinto da Giambattista Gamba nella navata laterale destra della chiesa della Santissima Annunziata a Sulmona, l'affresco, prima dell'intervento, era stato rovinato dall'incuria e danneggiato nei colori dalle infiltrazioni d'acqua.

La chiesa si trova nel centro storico di Sulmona e venne fondata nel 1320 dalla confraternita dei Compenitenti assieme all'annesso ospedale. Fu più volte riedificata e infine, dopo il violento sisma del 1706 che la distrusse quasi completamente, fu radicalmente ricostruita nel 1710 grazie all'opera dell'architetto bergamasco Pietro Fantoni, che ne progettò l'interno. L'interno presenta tre navate ed è rivestito da splendidi stucchi barocchi. La volta è arricchita da interessanti motivi vegetali realizzati a stucco, mentre al centro, entro ampi riquadri mistilinei, si ammirano alcuni affreschi con episodi cristologici e mariani realizzati dal pittore Giovambattista Gamba nel 1728. La realizzazione degli stucchi sembra essere opera di Giovan Battista Gianni (o Giani), esperto stuccatore lombardo che, fra la fine del Seicento e il primo trentennio del Settecento lavorò assieme ai suoi collaboratori Girolamo Rizza del Vaglio e Carlo Piazzoli da Pigra, alla decorazione di molte chiese abruzzesi.

Nel transetto si apre la cupola estradossata resa luminosa dalla lanterna e dalle finestre rettangolari del tamburo. I pennacchi di raccordo sono stati affrescati da Giambattista Gamba con le figure e i simboli dei quattro Evangelisti. La firma di Gamba è leggibile sotto la figura di S. Giovanni insieme alla data di esecuzione dei lavori.

Nel tondo riprodotto sant'Agostino è raffigurato in una situazione poco usuale nella sua iconografia: in ginocchio, a piedi scalzi, davanti a un altare con la mano sinistra regge un turibolo con cui sta incensando lo stesso altare. Nella mano sinistra regge invece un piccolo cuore simbolo del suo grande amore per Dio. Agostino è solo, indossa le vesti liturgiche di un celebrante e l'ambiente in cui si svolge la scena è semplice. Forse è un piccolo oratorio o un altare di una chiesa di cui si intravedono le massicce arcate. Il santo è a viso scoperto, ha un aspetto anziano, con una folta barba grigia appuntita che gli scende fino al petto. Il suo sguardo è rivolto verso l'alto alla ricerca di una intimità con il Dio che il suo cuore ricerca e agogna.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3