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PITTORI: Maestro abruzzese

Agostino allo scrittoio

Agostino allo scrittoio

 

 

MAESTRO ABRUZZESE

1700-1710

Guardiagrele, chiesa di san Francesco

 

Agostino allo scrittoio

 

 

 

Lungo i muri laterali della chiesa si alternano lesene e paraste, fra le quali si trovano altari minori in stucco, opera delle maestranze lombarde di Gian Girolamo Rizza e Carlo Piazzoli. Fra gli stucchi trovano accoglienza dipinti e statue lignee, commissionate da famiglie nobili locali. Abbracciato da due angeli in stucco ritroviamo anche una immagine ovale che raffigura Agostino come indica in pedice la scritta S. Augustinus. Il santo è raffigurato a mezzo busto mentre alza con la mano destra una penna d'oca con l'intento di scrivere su un grande libro che tiene aperto sul suo scrittoio appoggiato su un altro libro.

In primo piano sul tavolo si vede un calamaio con l'inchiostro. Il santo indossa un piviale episcopale e in testa porta una semplice mitra chiara. Il suo volto rivela un uomo vegliardo con una folta barba biancastra, ma dallo sguardo vivo e gagliardo con gli occhi puntati sull'osservatore. Con la mano sinistra tiene ben stretto un cuore fiammante, un suo tipico simbolo iconografico in età barocca e rococò.

 

Il complesso conventuale di san Francesco fu avviato nel 1276, dopo che la contessa di Manoppello Tommasa de Palearia ne ottenne il consenso, grazie alla donazione di una preesistente chiesetta di San Siro ai Francescani, che si erano stanziati al di fuori delle mura cittadine. I frati sostituirono l'antica chiesa di san Siro con una nuova dedicata a Francesco, il Santo fondatore dell'Ordine. Si presenta a navata unica e con tetto a capanna, con annesso un chiostro a due ordini addossato al fianco sinistro. Verso il 1320 fu edificato il portale cuspidato della facciata, su progetto del maestro lancianese Francesco Perrini.

La chiesa assunse notevole importanza a partire dal 1343, quando il conte di Manoppello Napoleone Orsini vi fece traslare le spoglie del monaco basiliano san Nicola Greco. L'arrivo delle reliquie trasformò la chiesa conventuale in uno dei santuari più frequentati della regione. Verso il 1380 furono avviati i lavori per realizzare e decorare la cappella di san Leone, dove il conte Napoleone II Orsini voleva essere seppellito. Fra le fine del Seicento e gli inizi del Settecento importanti lavori interessarono il suo interno con la costruzione di altari di gusto barocco. Al suo interno furono collocate grandi tele, databili quasi tutte al Seicento, per lo più commissionate da importanti famiglie guardiesi. Notevole l'altare maggiore, ricomposto alla fine del Seicento con elementi recuperati dall'altare della dismessa cappella di san Leone. Interessanti sono anche gli stalli del coro ligneo settecentesco.