Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Maestro di Heidelberg

PITTORI: Maestro di Heidelberg

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

MAESTRO DI HEIDELBERG

1770

Heidelberg, chiesa dei Gesuiti

 

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

La statua che ci presenta un sant'Agostino vescovo alle prese con un bambino che pesca l'acqua del mare con una conchiglia, si trova nella chiesa dei Gesuiti costruita, dopo l'arrivo dei gesuiti nel 1698, nella città vecchia di Heidelberg, Nella stessa chiesa sono presenti anche le statue di santa Giuliani, sant'Uberto e sant'Ambrogio.

La costruzione della chiesa, che è una grande sala a tre navate in stile barocco, è stata lunga e laboriosa, perché, avviata nel 1712, ha richiesto circa 150 anni di lavori per essere completata. Possiamo distinguere due fasi costruttive: la prima, iniziata nel mese di aprile 1712, terminò nel 1723. Nel corso di questi anni vennero costruiti il coro così come la prima traversa della navata centrale. L'esterno e le facciate sono stati completati nel corso del periodo seconda costruzione che ha avuto inizio nel 1749. L'edificio fu comunque inaugurato nel 1751 ed è veramente monumentale, sia all'interno che all'esterno, con un'alta singola torre sul lato sud. Questa torre-campanile è stata costruita dell'arcivescovo capomastro Friedrich Federle e fu aggiunta molto più tardi nel 1866-1872. Sulla sua facciata sono presenti molte caratteristiche ornamentali scolpite da Paolo Egell.

La facciata ricorda quella delle chiese mediterranee con le sue statue delle 2 virtù cardinali "fede, amore e speranza" e le sculture del fondatore dell’ordine dei gesuiti, che ebbe sede a Heidelberg fino al 1773. Al suo interno la chiesa è molto sobria e affascina per il chiarore diffuso dalla grande finestra della facciata. Delle originali decorazioni barocche non è rimasto nulla. L'unico elemento rimasto è la pala d'altare centrale, realizzata da Andreas Müller, allievo di Kaulbach. Si conserva anche la tomba del principe elettore Federico il Vittorioso che si trova nell'angolo nord-est della chiesa.

Questa chiesa barocca fu costruita su progetto di J. A. Breunig, architetto nativo a Heidelberg. La facciata principale, eretta sul modello della chiesa dei Gesuiti a Roma, è opera di F. W. Rabliatti, architetto della corte palatina. La chiesa accoglie un Museo d'Arte Sacra e Liturgica che conserva oggetti dal XVII al XIX secolo. Il tesoro comprende oggetti d'oreficeria in oro o argento.

La grande Chiesa dei Gesuiti ad est di Piazza Università è una grande testimonianza della Controriforma in terra tedesca. E' sicuramente il monumento architettonico più importante del quartiere gesuita della città, dove sono collocati vari edifici un tempo utilizzati come scuola teologica e la Carolinum, che è sede della amministrazione universitaria.

 

L'episodio narrato nella statua si riferisce a una leggenda che è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che ha godutoà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.

Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.