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PITTORI: Pittore lombardo

Sant'Agostino cardioforo

Sant'Agostino cardioforo

 

 

PITTORE LOMBARDO

1740-1760

Bergamo, Chiesa parrocchiale di S. Grata Inter Vites a Borgo Canale

 

Sant'Agostino cardioforo

 

 

 

Questa bella tela che raffigura in primo piano sant'Agostino, di autore sconosciuto, nasce in ambito culturale ed artistico lombardo del secolo XVIII.

Realizzato con la tecnica ad olio su tela il quadro misura cm 99x74 e si trova in discreto stato di conservazione nella chiesa parrocchiale di S. Grata Inter Vites a Borgo Canale a Bergamo.

Agostino è qui raffigurato come vescovo: in testa ha la mitra episcopale, mentre con la mano sinistra appoggia alla spalla il bastone pastorale. Con la stessa mano e il gomito della sinistra tiene aperto un libro vergato da un testo non decifrabile. Con la mano destra alza in alto con delicatezza un cuore fiammante, simbolo particolarmente caro alla iconografia agostiniana fra il Seicento e il Settecento.

Il viso del santo è scavato, ricco di espressione, con lo sguardo rivolto al cielo quasi a prendere ispirazione e grazia al suo essere.

Una folta barba ondulata gli copre le gote e il mento e conferisce al santo una ancora più grave e seriosa espressione.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3