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Sant'Agostino allo scrittoio scrive il De Libero Arbitrio
MAESTRO DI LUCERA
1720-1740
Lucera, Duomo S. Maria Assunta, sacrestia
Sant'Agostino allo scrittoio scrive il De Libero Arbitrio
La tela di ignoto autore settecentesco raffigura sant'Agostino nelle sue vesti di vescovo dalla grigia fluente e barba, con una mitra dorata. Agostino indossa una tonaca con ampie maniche e cappuccio neri: sono simboli che richiamano la sua appartenenza all'Ordine agostiniano quale suo fondatore, così come amavano propagandare gli agostiniani. Il santo porta una croce pettorale d'oro e sulle spalle, chiuso con un prezioso fermaglio, l'artista gli ha dipinto un piviale bianco con arabeschi dorati, foderato di rosso. Agostino è seduto su una cattedra, di cui si intravede lo schienale: con la mano sinistra regge un codice, e col braccio destro sollevato stringe tra le dita una penna d'oca. Come spesso accade in raffigurazioni similari, Agostino presenta il capo girato di tre quarti mentre volge lo sguardo verso l'alto, quasi fosse rapito in estasi da una visione mistica che alimenta il suo scrivere. In alto a sinistra, su uno sfondo indistinto, in uno squarcio di cielo si nota un tempietto a cupola circolare, al cui interno c'è un fuoco che arde. Questa tela venne descritta da Don Vincenzo Di Sabato nel suo libro "Storia ed arte nelle chiese e conventi di Lucera" dove scrisse: "Nella tela Sant'Agostino d'Ippona, dottore della Chiesa, ha in mano una penna d'oca con la quale stende i suoi scritti pieni di profonda dottrina ... Occhi profondi scintillano in fronteal gran dottore dell'Africa. Da penna d'oca stillano ben pronte Le gocce d'oro di sua eccelsa mente."
Interessanti sono inoltre alcune righe del testo dipinto sul libro aperto che Agostino tiene con la mano sinistra.
Ingrandendo il particolare del testo si riesce a leggere quanto vi è scritto: "Gratia Dei semper est bona, et per hanc fit ut sit homo bonae voluntatis, qui prius fuerat voluntatis malae. Per hanc etiam fit ut ipsa bona voluntas, quae iam esse coepit, augeatur, et tam magna fiat, ut possit implere divina mandata"
("La grazia di Dio è sempre buona, e per mezzo di essa avviene che sia uomo di buona volontà quello che prima era stato di volontà cattiva. Sempre per mezzo di essa avviene anche che la stessa volontà buona, quando ormai ha cominciato ad esistere, si accresca e diventi tanto grande da essere in grado di adempiere i precetti divini")
Il testo latino si trova nel "De Gratia et libero arbitrio" (Lib. Unus, cap. 15.31)
L'impostazione scenografica del quadro ricorda una tavola circolare di autore anonimo, detto il "Maestro Palermitano", del 1750-1770, che si trova sotto la volta della chiesa agostiniana di S. Gregorio Papa al Capo e che raffigura un Agostino vescovo e dottore che si presenta molto simile a questa tela.