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Agostino e la Santissima Trinità
MAESTRO AUSTRIACO
1700-1750
Vienna, Biblioteca Nazionale
Agostino e la Santissima Trinità
La stampa propone una incisione con soggetto Agostino, che si interroga sul mistero della Trinità. La scritta in margine all'incisione recita:
Magnus S. Augustinus Hipponensis Episcopus Ord. F. F. Er. Fundator. Aquila Trinitatis solem inmtuens summum Vas scientiae Lux doctorum, Juva viate, Vox Caelorum, Malleus Haereticorum, Firmamentum Ecclesiae.
Reverendissimo Praenobili Ac Amplissimo Domino domino Ezechieli Ludovico Praepositurae Caesareae Eisgarnensis Praeposito Sac: Cas: Maj: Consiliari, Abbati B. V. Mariae de Abran Insulato Protonotario Apostolico et Consistoriali Passaviensi Domino ac Patrono Gratiosissimo.
Fr. Alponsus de Jamange Ord. Eremiti sancti Augustini. D. D.
La scena propone Agostino seduto nel suo studio al suo tavolo di lavoro. La mitra e il bastone pastorale sono deposti sul banco assieme ad alcuni libri, ai calamai e allo scrittoio, dove sono deposti alcuni fogli su Agostino sta scrivendo con una penna. la camera presenta una ampia apertura a finestra che permette di vedere il mare con alcuni monti in lontananza. la scenografia si accorda con la presenza del bambino in basso a destra che ha in mano un cucchiaio e ricorda un episodio leggendario che si sarebbe svolto proprio in riva al mare.
L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.
Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.
"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.
Lo sguardo di Agostino, dal volto vegliardo con una ricca barba fluente, è comunque rivolto verso l'alto, dove un bagliore di luce si irradia da un sfera dove trovano posto Cristo, iddio Padre e lo Spirito santo, le tre persone della Trinità. La luce è così intensa che il santo porta la mano sinistra agli occhi per proteggersi dal fulgore che emana dal globo luminoso.