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PITTORI: Maggiotto Domenico

Sant'Agostino allo scrittoio

Sant'Agostino allo scrittoio

 

 

MAGGIOTTO DOMENICO

1760

San Pietroburgo, Museo Hermitage

 

Sant'Agostino allo scrittoio

 

 

 

L'autore dell'opera è Domenico Maggiotto ovvero Domenico Fedeli all'anagrafe (1713-1794). L'autore dipinse questo sant'Agostino verso il 1760 in un periodo in cui l'artista esprime una tendenza artistica più accademica che risente apertamente del gusto classicheggiante romano. Dipinta con la tecnica a olio su tela, l'opera misura 82x63 cm ed oggi è conservata al Museo Hermitage di san Pietroburgo, nelle cui collezioni è entrata nel 1932, trasferita dal Museo del Palazzo di Pavlovsk.

In quest'opera si può notare la plasticità delle forme e gli effetti del chiaroscuro che sono gli elementi comuni e ricorrenti nelle opere di questo periodo. Agostino è seduto ad uno scrittoio vestito da vescovo mentre con la mano destra verga con una penna un foglio di un libro aperto. Sullo sfondo si notano le insegne della sua dignità episcopale deposti a lato. la mitra e il bastone pastorale.

Il volto del santo è nettamente definito nei particolari ed è raffigurato di profilo. Il santo ha ormai un'età matura, leggermente stempiato e con una semplice barba che gli copre il mento.

 

 

Maggiotto Domenico

Domenico Fedeli, detto il Maggiotto nacque a Venezia nel 1712. Era figlio di un barcaiolo di nome Sebastiano ed entrò nella bottega di Giovanni Battista Piazzetta all'età di 10 anni, diventandone uno dei migliori allievi. Le opere che produsse tra il 1730 e il 1750 rispecchiano lo stile di Piazzetta, con la rappresentazione di figure. Nel 1738 sposò Elena Zuliani dalla quale ebbe i figli Giuseppe Giovanni e Francesco, che divenne pittore e adottò il soprannome del padre come proprio cognome. Dopo il 1754 si trasferì dalla zona di Santa Ternita alla parrocchia di San Giovanni in Bragora dove lui e il figlio Francesco erano iscritti alla Confraternita di San Giovanni Battista. Qui si sposò il figlio Giovanni. Per questa chiesa realizzò una tela andata persa con la Vergine, l'Eterno, alcuni cherubini e due angeli e restaurò il Battesimo di Cristo di Cima da Conegliano. Questo intervento portò all'artista non poche critiche, anche se numerose furono le commissioni per il restauro di opere d'arte. Nel 1750 entrò a far parte del Collegio dei pittori e dal 1756 divenne membro dell'Accademia veneziana di pittura e scultura, su invito del Tiepolo dove ricoprì cariche amministrative e fu anche maestro.

Alla morte del suo maestro, Maggiotto sviluppa una tendenza che lo porta ad un eclettismo impersonale. Nella pala di San Nicolò Vescovo, san Leonardo e il beato Arcangelo Canetoli (1754) per la chiesa di San Salvador, già abbozzato dal Piazzetta, ripete forzatamente le intonazioni del maestro. Ma qualche anno dopo nella parrocchiale di San Bartolomeo a Valnogaredo, influenzato da Gaspare Diziani, realizza, in tonalità molto chiare la pala Gesù bambino appare ai santi Urbano papa, Antonio e Francesco di Paola (1758-1759). Per la chiesa veneziana della Pietà dipinge il Miracolo di san Spiridione e produce anche due delle Stazioni della Via Crucis, la III e la XII (1755), per lachiesa di santa Maria del Giglio. Maggiotto non era propenso alla realizzazione di opere di carattere religioso ma preferiva la pittura di genere. Poco più tardi nell'Allegoria dell'accademia (1762-1763 ca.), ora nelle Gallerie esprime una tendenza più accademica con rilevanti influenze del gusto classicheggiante romano. La sua vita artistica può quindi essere suddivisa in tre periodi distinti: quello giovanile alla scuola del Piazzetta, quello intermedio, nel corso della sua maturità dove è incapacità di proseguire indipendentemente con una propria linea artistica, e il terzo, in età avanzata, con la ripresa dei modelli giovanili in chiave arcadica. Maggiotto o anche nelle varianti Magiotto o Majotto morì a nel 1794.