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PITTORI: Scultore ferrarese

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

SCULTORE FERRARESE

1750-1770

Melara, chiesa arcipretale di san Materno Vescovo

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Questa statua di sant'Agostino si trova nella chiesa arcipretale di san Materno Vescovo di Milano a Melara. L'opera risale a metà Settecento e venne realizzata da un anonimo scultore dell'orizzonte artistico ferrarese.  Di notevoli dimensioni (cm 220 x 90 x 52) la statua è stata realizzata in legno e successivamente dipinta.

E' collocata nel presbiterio, che è rialzato di tre gradini: al centro si trova l'altare maggiore affiancato dalle statue di sant'Agostino e san Tommaso da Villanova, uno dei santi dell'Ordine agostiniano.

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

La collocazione della statua nella chiesa di Melara si inserisce nella storia di questo territorio, i cui beni il 13 settembre 981 furono asegnati dall'imperatore Ottone II al monastero di San Salvatore in Pavia. La Corte di Melara era amministrata da un Priorato, che scelse nel 1155 di passare sotto la giurisdizione del Vescovo di Ferrara. Nel 1494 venne costruito il primo nucleo dell'attuale chiesa di san Materno vescovo, la cui descrizione ci è nota da una relazione posteriore di circa un secolo (1574) di mons. Maremonti. La chiesa aveva a quell'epoca sette altari, il battistero e la torre campanaria.

Nel 1705 con la benedizione della prima pietra, l'arciprete G. B. Montini diede avvio alla costruzione di un nuovo edificio. L'opera fu progettata per stupire: la sua costruzione si protrasse per diversi anni sotto la direzione dell'architetto Vincenzo Santini che disegnò il progetto e diresse i lavori. La chiesa quattrocentesca venne abbattuta quando nel 1732 il nuovo edificio era ormai completato. Fu inaugurata quando era Vicario spirituale don Antonio Maria Leati, che sostituiva don Montini, morto solo pochi giorni prima. Si decise tuttavia di salvare il campanile, che si trova ancor oggi collocato davanti alla nuova chiesa. Purtroppo la facciata della chiesa rimase incompiuta, e il portale marmoreo sagomato mostra solamente lo stemma episcopale. L'interno della nuova chiesa si presenta a tre navate: le due laterali sono divise in tre campate con cappelle, altari e pregevoli pale.