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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Francesco MiglioriPITTORI: Francesco Migliori
Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
FRANCESCO MIGLIORI
1684-1734
Collezione Privata
Sant'Agostino vescovo scrive libri e trattati
Francesco Migliori dipinse questo sant'Agostino vescovo assieme ad altre figure di santi. Francesco Migliori è conosciuto per essere stato l'autore delle tele della Chiesa di San Marcuola a Venezia e del San Moisé («Adorazione del vitello d'oro»). Realizzò anche altre opere destinate a dimore patrizie.
A questo pittore, la cui attività venne funestata da una malattia mentale che gli precluse la rinomanza adeguata ai propri meriti, sono state attribuite delle opere in Friuli e a Rovigno d'Istria che attestano una sua notevole presenza a nord-est di Venezia. Avvicinabile come stile alle due piccole pale di Lavariano o a quella di Rivolto di Codroipo come anche alla serie di tele per la chiesa veneziana di San Marcuola (databili quest'ultime a partire dal 1729 fino all'anno della scomparsa dell'artista), la figura di Agostino testimonia l'adesione di Migliori maturo agli insegnamenti di Sebastiano Ricci: da Ricci Migliori desume la "forza di colorito" controllata dall'esattezza di disegno che lo avvicina ad Antonio Balestra associato alla conoscenza della cultura bolognese.
Negli inventari del 1722 della collezione di Augusto III a Dresda si ricordava di lui una serie di dipinti di tematica sacra e profana, tra cui un Giuseppe spiega i sogni andato poi distrutto durante la seconda guerra mondiale. Deve essere considerato di Francesco Migliori pure l’olio su tela con i Santi Felice e Fortunato torturati della parete destra nella cappella absidale di sinistra della cattedrale di Chioggia.
L'Agostino delle Confessioni è anche poeta. Gli studiosi non hanno tralasciato d'illustrare quest'aspetto. " È il suo senso di poesia - scrive uno di essi - che dà alla realtà spirituale un volto ed una voce, alla realtà sensibile un'anima ed un palpito, sicché, mentre la prima viene accostata a noi senza perdere la sua immateriale purezza, la seconda, senza che ne abbiamo la concretezza visibile, ci si fa scala per salire a Dio ".
Ed un altro afferma che tutte le qualità di Agostino scrittore, che furono molte, non spiegano la loro efficacia " se non si tiene conto della grandezza del genio poetico del figlio di Monica ". La poesia è l'espressione più alta delle vibrazioni dell'anima, spesso della mistica. Così fu per Agostino. La sua fu la poesia dell'amore, dell'amicizia, della bellezza, del bisogno di Dio, della speranza; la poesia, per dirla con un sua immagine, d'un " filo d'erba assetato ": " Non abbandonare i tuoi doni - dice egli a Dio -, non disdegnare questo tuo filo d'erba assetato".
Si sa che le Confessioni sono una lettera a Dio, nella quale Agostino narra, loda, ringrazia, adora, implora, canta; canta le profondità abissali del cuore umano e le misericordie di Dio. L'uomo e Dio: ecco i due temi sui quali tesse i tredici libri delle Confessioni. Essi, scrive rileggendoli, " lodano Dio giusto e buono per i miei mali e per i miei beni, e verso di lui sollevano l'intelligenza e il cuore degli uomini."