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PITTORI: Maestro salentino

L'altare con la tela della Vergine e il Bambino con i santi Agostino e Monica

L'altare con la tela della Vergine e il Bambino con i santi Agostino e Monica

 

 

MAESTRO SALENTINO

1720-1730

Monopoli, chiesa del Purgatorio o di santa Maria del Suffragio

 

La Vergine e il Bambino con i santi Agostino e Monica

 

 

 

Il quadro è allocato su un altare laterale della chiesa del Purgatorio a Monopoli. Nella fascia superiore la Vergine con il Bambino in braccio è assisa su una nuvola e volge lo sguardo in direzione di sant'Agostino. Attorno alla Vergine volteggia un nugolo di angioletti che assicurano una dinamica vivacità alla scena. Sul piani inferiore troviamo sant'Agostino a sinistra e santa Monica a destra. Il santo in paramenti episcopali, con la mitra in testa, alza il braccio destro ed offre con la mano un cuore fiammante simbolo iconografico del suo amore per Dio. Sotto il piviale si nota agevolmente dal braccio alzato la presenza dell'abito nero che contraddistingue i monaci che seguono la sua regola. Il volto del santo ha un aspetto maturo con una folta barba incolta. Con la mano sinistra regge un esile bastone pastorale.

A destra, in ginocchio, appare la figura di Monica, in atteggiamento di devota preghiera con le mani giunte e con lo sguardo sinceramente rivolto verso l'alto. Fra i due santi un angioletto tiene fra le mani una cintura simbolo della devozione che l'Ordine agostiniano ha sempre coltivato nei confronti della Vergine. Un libro aperto sta ai piedi di Monica.

 

La struttura della Chiesa del Purgatorio o S. Maria del suffragio si presenta in stile barocco ed è dotata di cinque altari, di cui quello maggiore in pietra leccese. Tra le varie opere artistiche è presente un dipinto di Paolo De Matteis che raffigura "La Madonna del Suffragio", donato alla chiesa dall'abate Bernardino Palmieri nel 1717. Il maestro Vito Antonio Zoccolo ne costruì la grande cornice dorata: l'una e l'altra cosa sfuggirono, negli anni settanta, alle rovine di un incendio, ma ne portano i segni. L'imponente portale in legno è datato 1736 e, nella sua parte centrale, colpisce per le raffigurazioni di due scheletri: nella parte superiore sono raffigurati gli emblemi del potere, mentre in quella inferiore sono raffigurati i vari strumenti da lavoro. Nella parte centrale i due scheletri sono uno lo specchio dell'altro e rappresentano la morte che appiana le differenze sociali. Teschi ed ossa incrociate sono comunque presenti ricorrentemente sia all'esterno che all'interno della Chiesa. L'apologia della morte è simbolicamente presente nelle teche in vetro e legno che mostrano otto confratelli mummificati della confraternita, vestiti dei loro abiti oltre alla mummia di una bambina che conserva ancora tutti i tratti somatici quasi intatti.

L'edificio sacro, noto a tutti come il "Purgatorio", ha pianta a croce greca, ma col braccio che porta all'ingresso un poco più lungo. Fu costruita per iniziativa della Confraternita di Nostra Signora del Suffragio, espressamente voluta dai Canonici della Cattedrale di Monopoli, che la istituirono nel 1633 con il nome completo di "Compagnia del Suffragio per le anime del Purgatorio". La sua costruzione è legata al luttuoso dramma che accadde la mattina del 20 settembre 1686, quando la parte terminale del campanile della Cattedrale di Monopoli, eretto ad opera del vescovo Cavaliere, crollò tra le case sottostanti provocando 37 morti e molti feriti.

I Confratelli acquistarono i resti delle case diroccate per costruirvi una Chiesa in memoria di quei defunti. I lavori furono avviati nel 1687 e conclusi, in parte, nel 1700. Nell'aprile di quell'anno la Confraternita ne prese possesso trasportandovi i resti dei soci defunti e seppelliti prima "nel basso della Cattedrale". La Confraternita si occupò del completamento della chiesa arricchendola con ornamenti molto interessanti.

Nel 1720 fu innalzata un'artistica pala barocca, in pietra, opera del maestro Pascale Simone. Furono anche eretti altri altari e si ornò la chiesa con altre tele, probabilmente ivi trasferite dalla vecchia sede.