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PITTORI: Anonimo di Montelparo

Santa Monica

Santa Monica

 

 

ANONIMO DI MONTELPARO

XVIII secolo

Montelparo, monastero agostiniano

 

Santa Monica

 

 

 

Questa bella statua di Monica si trova in un corridoio dell'edificio che fu il monastero agostiniano di Montelparo ed è opera di un anonimo autore del primo Settecento. Il monastero fu costruito nel 1686 dai Padri Agostiniani ad occidente dell'abitato cittadino su progetto del Cavaliere Onofri da San Ginesio. L'edificio conventuale aveva dimensioni veramente imponenti, tanto che oggi i suoi locali danno ospitalità a diverse istituzioni. Al piano superiore hanno trovato collocazione una Scuola Elementare e un Ostello per giovani. Il primo piano è stato ospita il Museo dei Mestieri su Bicicletta e il museo di Arte Sacra. Nello stesso edificio si trova anche la sede della Pro Loco e di una Scuola di Specializzazione dell'Istituto Mancinelli.

Collegata strettamente al monastero esisteva anche una chiesa dedicata a sant'Agostino che venne costruita diversi anni dopo l'edificazione del Convento e che fu aperta al culto nel 1730. Nel 1861-1862 Convento e Chiesa furono acquistati dal comune di Montelparo con l'obbligo di tenere la Chiesa aperta al culto. E' probabile che questa statua in origine fosse alloggiata in questa chiesa. La statua ci presenta la madre di Agostino vestita da monaca agostiniana, in un atteggiamento fra l'estatico e la preoccupazione per le sorti del figlio Agostino. Monica, donna di lacrime e di preghiere: le mani incrociate sul petto rafforzano il pathos che aleggia intorno alla sua figura che vive per la salvezza di Agostino e non ha pace finchè non vede il figlio convertito e battezzato.

Progettata dall'architetto Lucio Bonomi di Ripatransone (1669-1739) presenta un imponente facciata dalle linee semplici e classicheggianti, con rimpianto a croce latina. All'interno, di particolare bellezza è la bussola che protegge l'ingresso, sopra la quale è collocata la cantoria con l'organo a canne.

L'altare maggiore o di S. Agostino fu ricostruito nel 1803 assieme alla balaustra da Girolamo Giulietti. Dietro l'altare maggiore si è conservato un artistico coro lavorato in legno di noce datato 1750.

 

La madre di Agostino viene spesso raffigurata nell'iconografia agostiniana, da sola o assieme al figlio. Ella partecipa a scene fondamentali, come l'estasi di Ostia, la partenza da Cartagine o il soggiorno milanese e poi a Cassiciaco. La ritroviamo ancora assieme ai monaci ed ella stessa monaca o vestita da monaca mentre illustra la regola agostiniana nella versione femminile. Toccanti sono pure le scene che la vedono in azioni caritative. Con Agostino lasciò Milano diretta a Roma, e poi a Ostia, dove affittarono una casa, in attesa di una nave in partenza per l'Africa. Fu un periodo carico di dialoghi spirituali, che Agostino ci riporta nelle sue Confessioni. Lì si ammalò, forse di malaria, e in nove giorni morì, all'età di 56 anni. Drammatiche e toccanti sono le rappresentazioni della sua morte a Ostia. Di lei Agostino offre una biografia stupenda nella parte finale del libro IX delle Confessioni.

 

Finalmente guadagnò a te anche il marito, già quasi al limite estremo della vita temporale: e in lui che ormai era credente non rimpianse ciò che aveva tollerato nel miscredente. Era poi la serva dei tuoi servi. Chi di loro l'aveva conosciuta, in lei rendeva lode e onore e amore a te, sentendo nel suo cuore la tua presenza, testimoniata dai frutti di una vita consacrata a te. Era stata la moglie d'un solo uomo, aveva reso ai genitori il bene ricevuto, aveva retto con devozione la sua casa, a testimonio aveva le sue buone opere. Aveva allevato dei figli, partorendoli di nuovo ogni volta che li vedeva allontanarsi da te. Infine di tutti noi, Signore, che possiamo per tuo gratuito favore dirci servi tuoi, e ricevuta la grazia del tuo battesimo vivevamo già in una nostra comunità, al tempo in cui ancora lei non s'era addormentata in te, di tutti noi si prese cura quasi fossimo tutti figli suoi, e quasi fosse figlia di noi tutti ci servì.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 22

 

Riposi dunque in pace con l'uomo di cui fu sposa, il solo di cui lo fu, e che servì portandoti il suo frutto con pazienza, per guadagnare anche lui a te. E tu ispira, mio Signore e Dio mio, ispira tu i tuoi servi e miei fratelli, i tuoi figli e padroni miei, che io servo col cuore e la voce e la penna: e ogni volta che leggeranno queste pagine si ricorderanno davanti al tuo altare di Monica, tua ancella, con Patrizio che fu un tempo suo sposo. Attraverso la loro carne mi hai fatto entrare in questa vita - come, non so. Con devozione si ricorderanno di loro: genitori miei in questa luce provvisoria, e miei fratelli in te che ci sei Padre e nella madre cattolica, e miei concittadini nella Gerusalemme eterna, a cui sospira il tuo popolo lungo tutto il suo cammino dall'inizio al ritorno. Così sia meglio appagato in virtù di queste confessioni il suo estremo desiderio: lo sia nella preghiera di molti, piuttosto che nella mia soltanto.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 37