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PITTORI: Antonio de Oliveira Bernardes

A destra la scena dell'incontro di Agostino con un Bambino

A destra la scena dell'incontro di Agostino con un Bambino

 

 

DE OLIVEIRA BERNARDES ANTONIO

1719

Estremoz, chiesa di sant'Agostino

 

Il mistero della Trinità: Agostino incontra un bambino

 

 

 

Rivestimento in ceramica della cappella principale della chiesa di sant'Agostino a Estremoz presenta alcune scene allusive all'Ordine di Sant'Agostino e alla vita di Agostino.

In particolare si distinguono due episodi leggendari relativi all'incontro di Agostino con il Cristo pellegrino e all'incontro di Agostino con un bambino in cui si discute del mistero della Trinità.

Quest'ultima leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.

Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.

 

 

António de Oliveira Bernardes

Nasce a Beja nel 1662, figlio del pittore Pedro Figueira e Isabel Rodrigues. Verso il 1670 si trasferì a Lisbona. La sua formazione artistica matura in ambito familiare e nella bottega del pittore Marcos da Cruz, morto nel 1683. Lavora successivamente con il decoratore di corte Francisco Ferreira de Araújo, di cui sposa la figlia nel 1694. Entra fraternità di S. Lucas nel 1683 e ne diventa giudice nel 1694. E' noto soprattutto soprattutto come pittore di piastrelle. La sua bottega, situata nel distretto di Olarias a Lisbona, è stata la scuola più importante dei pittori di piastrelle del suo tempo. Suo figlio, Policarpo de Oliveira Bernardes (1695-1778), a sua volta pittore di piastrelle, lo sostituì nel 1727 riuscendo a dirigere il laboratorio dopo la morte del padre nel 1732. A quell'epoca Antonio abitava nella Rua das Cañadas Caídas, parrocchia di Santa Catarina do Monte Sinai, a Lisbona. Tra i suoi allievi troviamo Policarpo, un altro suo figlio, Inácio de Oliveira Bernardes (1697-1781), pittore, architetto e scenografo, André Gonçalves (1692-1762), pittore a olio e alcuni dei principali maestri di piastrelle del periodo della "grande produzione di Johannine": Teotónio dos Santos (attivo nel periodo 1715-1730) e Nicolau de Freitas (1703-1765).

La sua produzione ha influenzato anche altri pittori esperti di piastrelle, come Valentim de Almeida (1692-1779) e Bartolomeu Antunes (1688-1753). Tra le sue opere, alcuni firmate, altri documentate o semplicemente attribuite, va annoverato la pittura a tempera e olio del soffitto della navata della chiesa di Nossa Senhora dos Prazeres a Beja e quello della cappella principale della chiesa di Bonfim a Setúbal (1690), i dipinti della cappella della Madonna della Quinta da Ramada a Frielas (1698) e quelli della cappella e della navata principale della chiesa della convento di Santa Clara in Évora (1700 circa). Le pitture su piastrelle furono realizzate per i santuari della stessa cappella di Nossa Senhora da Quinta da Ramada o per due stanze del Palazzo Tancos a Lisbona. Altre sue piastrelle si ritrovano nella vecchia cappella di Nossa Senhora da Conceição, nella chiesa parrocchiale di Mercês a Lisbona (circa 1714); nel corridoio della sagrestia del santuario di Nostra Signora di Nazaret (verso il 1714); nella cappella principale della chiesa del Terzo Ordine Francescano a Faro (1718-1719) e nella navata del santuario di Nostra Signora dei Rimedi a Peniche (1720 circa), talora in collaborazione con il figlio Policarpo.