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PITTORI: Antonio de Oliveira Bernardes

Agostino lava i piedi al Cristo pellegrino

Agostino lava i piedi al Cristo pellegrino

 

 

DE OLIVEIRA BERNARDES ANTONIO

1719

Estremoz, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino lava i piedi al Cristo pellegrino

 

 

 

Rivestimento in ceramica della cappella principale della chiesa di sant'Agostino a Estremoz presenta alcune scene allusive all'Ordine di Sant'Agostino e alla vita di Agostino.

In particolare si distinguono due episodi leggendari relativi all'incontro di Agostino con il Cristo pellegrino e all'incontro di Agostino con un bambino in cui si discute del mistero della Trinità.

La leggenda del Cristo pellegrino mette in luce la carità di Agostino e divenne molto cara agli Eremitani ed ai Canonici. Secondo M. Aurenhammer, che lo affermò nel suo Lexikon der christlichen Ikonographie (Vienna, 1953), la leggenda sarebbe stata elaborata in Spagna, dove in effetti appare per la prima volta. Da lì si diffuse nelle Fiandre.

Probabilmente fu estrapolata da qualche frase di Giordano di Sassonia, che nel suo Liber vitasfratrum scrisse: "Unde in Vitaspatrum legitur, quod sanctus Apollonius fratribus suis praecipiebat attentius, ut advenientes fratres quasi Domini susciperent adventum: "Nam et adorari adventantes fratres propterea", inquit, "traditio habet ut certum sit in adventu eorum adventum Domini nostri iesu Christi haberi, qui dicit: Hospes fui et susceptistis me". Et hoc sumpta est illa laudabilis observantia Ordinis, ut fratres hospites recipiantur cum genuflexione et manuum deosculatione."

N. CRUSENIUS nel suo Monasticon Augustinianum, I, 7 pubblicato a Vallisoleti nel 1623 a sua volta scrive: "Ad interiora deserti secedens, Christum hospitio suscipit, pedes lavat et audit: 'Augustine, Filium Dei hodie in carne videre meruisti; tibi commendo Ecclesiam meam.' S. Prosper et alii ", dove questi alii sarebbero Ferdinando vescovo di Tarragona e Jean Maburn canonico regolare.

Il primo a produrre questo tema iconografico fu Huguet, ma sarà Bolswert con le sue incisioni a diffonderlo ampiamente. La valenza di questo soggetto è teologicamente importante sia perché abbondano i testi agostiniani che sottolineano il valore dell'ospitalità al pellegrino, e perché Agostino stesso diede molta importanza all'ospitalità nei suoi monasteri. Già nelle Costituzioni Agostiniane del 1290 si trova il passo che stabilisce per i pellegrini la possibilità di lavarsi i piedi nel monastero. Nel 1686 si ribadisce che bisogna lavare i piedi dei pellegrini come se fossero la persona di Cristo.

Il tema di Agostino che lava i piedi al Cristo ha un grande valore anche teologico, poiché secondo la tradizione degli agostiniani eremitani, Agostino quando era monaco a Tagaste si sarebbe ritirato in un eremo con finalità di pura contemplazione. L'apparizione di Cristo in forma di pellegrino, gli avrebbe imposto di ritornare al mondo per testimoniare con la parola e le opere la vita cristiana.

Spesso la scena è accompagnata dal testo "O grande padre Agostino, ti affido la mia Chiesa", tratto da un apocrifo ambrosiano. E' un chiaro segno per giustificare la vita mista fra contemplazione e azione propria degli eremitani, con l'invito a seguire l'esempio del santo fondatore.

 

António de Oliveira Bernardes

Nasce a Beja nel 1662, figlio del pittore Pedro Figueira e Isabel Rodrigues. Verso il 1670 si trasferì a Lisbona. La sua formazione artistica matura in ambito familiare e nella bottega del pittore Marcos da Cruz, morto nel 1683. Lavora successivamente con il decoratore di corte Francisco Ferreira de Araújo, di cui sposa la figlia nel 1694. Entra fraternità di S. Lucas nel 1683 e ne diventa giudice nel 1694. E' noto soprattutto soprattutto come pittore di piastrelle. La sua bottega, situata nel distretto di Olarias a Lisbona, è stata la scuola più importante dei pittori di piastrelle del suo tempo. Suo figlio, Policarpo de Oliveira Bernardes (1695-1778), a sua volta pittore di piastrelle, lo sostituì nel 1727 riuscendo a dirigere il laboratorio dopo la morte del padre nel 1732. A quell'epoca Antonio abitava nella Rua das Cañadas Caídas, parrocchia di Santa Catarina do Monte Sinai, a Lisbona. Tra i suoi allievi troviamo Policarpo, un altro suo figlio, Inácio de Oliveira Bernardes (1697-1781), pittore, architetto e scenografo, André Gonçalves (1692-1762), pittore a olio e alcuni dei principali maestri di piastrelle del periodo della "grande produzione di Johannine": Teotónio dos Santos (attivo nel periodo 1715-1730) e Nicolau de Freitas (1703-1765).

La sua produzione ha influenzato anche altri pittori esperti di piastrelle, come Valentim de Almeida (1692-1779) e Bartolomeu Antunes (1688-1753). Tra le sue opere, alcuni firmate, altri documentate o semplicemente attribuite, va annoverato la pittura a tempera e olio del soffitto della navata della chiesa di Nossa Senhora dos Prazeres a Beja e quello della cappella principale della chiesa di Bonfim a Setúbal (1690), i dipinti della cappella della Madonna della Quinta da Ramada a Frielas (1698) e quelli della cappella e della navata principale della chiesa della convento di Santa Clara in Évora (1700 circa). Le pitture su piastrelle furono realizzate per i santuari della stessa cappella di Nossa Senhora da Quinta da Ramada o per due stanze del Palazzo Tancos a Lisbona. Altre sue piastrelle si ritrovano nella vecchia cappella di Nossa Senhora da Conceição, nella chiesa parrocchiale di Mercês a Lisbona (circa 1714); nel corridoio della sagrestia del santuario di Nostra Signora di Nazaret (verso il 1714); nella cappella principale della chiesa del Terzo Ordine Francescano a Faro (1718-1719) e nella navata del santuario di Nostra Signora dei Rimedi a Peniche (1720 circa), talora in collaborazione con il figlio Policarpo.