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Sant'Agostino cardioforo benedicente
STEFANO PAPI
1703
Firenze, Chiesa di S. Maria di Candeli
Sant'Agostino cardioforo benedicente
Verso la metà del XIII secolo il benefattore Lapo Corsi fece costruire a proprie spese un monastero e una chiesa per le suore agostiniane di Candeli, una frazione di Bagno a Ripoli.
Tra la fine del Quattrocento e l'inizio del secolo successivo la chiesa e il monastero vennero ingranditi e abbelliti, come testimoniano i lavori al refettorio e la sua decorazione ad affresco nel 1514.
L'interno della chiesa è uno dei più pregevoli esempi di architettura tardo barocca a Firenze per la completezza dell'apparato decorativo e plastico. Vi si conservano interessanti dipinti coevi al restauro del primo Settecento: nella volta un affresco con l'Assunzione di Niccolò Lapi, incorniciata dalle architetture illusionistiche di Giuseppe Tonelli; le finte architetture di Stefano Papi nella controfacciata, importate come una loggia da cui si affacciano figure benedicenti, fra cui Agostino con un cuore fiammante in mano fra un nugolo di prelati e fedeli; le pale degli altari alla parete destra sono di Francesco Botti (Santa Chiara) e di Jacopo Vignali (Sant'Agostino), all'altar maggiore di Carlo Sacconi (Immacolata Concezione) e infine al lato sinistro di Tommaso Redi (Transito di san Giuseppe).
Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.
L'ex-convento si articolava attorno ad un chiostro, tuttora esistente. Il muro nord separava il monastero da quello contiguo di Santa Maria Maddalena de' Pazzi. Il grande refettorio è coperto da una volta unghiata sorretta da capitelli semplici in pietra serena. Le lunette dei lati est e sud sono decorate da alcuni affreschi, già attribuiti in passato al Franciabigio, oggi invece sono ritenuti di Giovanni Antonio Sogliani, un allievo fiorentino di Lorenzo di Credi.
Pittore e architetto, Stefano Papi si forma alla scuola di Chiavistelli. Assieme a Giuseppe Tonelli nel 1699 realizza l'arredo decorativo di villa Bellavista nei pressi di Borgo a Buggiano. Agli inizi del Settecento con Tonelli, Botti e Lorenzo Del Moro realizza le decorazioni di alcune sale della villa Lappeggi del cardinale Francesco Maria de' Medici e nel 1703, di nuovo con Tonelli, lavora nella chiesa del convento di Santa Maria di Candeli a Firenze, dove, da solo, esegue nella parete di controfacciata, sopra la porta principale un occhio tondo o finestra con stucchi intorno "che ognuno resta ingannato credendola vera." Nel 1706 si immatricola all'Accademia del Disegno e nel 1728 viene incaricato di dipingere il cartone per i bordi ornamentali degli arazzi raffiguranti le Quattro parti del Mondo che il Sagrestani aveva eseguito per l'arazzeria ducale.