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PITTORI: Maestro di PelLizzano

Sant'Agostino scrive sotto ispirazione

Sant'Agostino scrive sotto ispirazione

 

 

MAESTRO DI PELLIZZANO

1710

Pellizzano, chiesa della Natività di Maria

 

Sant'Agostino scrive sotto ispirazione

 

 

 

Il dipinto settecentesco raffigura Agostino a figura intera seduto ad uno scrittoio mentre è intento a vergare con una penna una pagina di un libro. Il santo indossa i paramenti episcopali con in testa una mitra bianca. Lo sfondo nero esalta la figura del santo ed il volto, il cui sguardo è rivolto verso l'alto quasi fosse in ascolto delle parole che poi scriverà sul foglio. Una folta barba gli scende dal mento. La posa del santo gli consente di realizzare una dinamica scenografia che lo vede principale protagonista.

La chiesa, conosciuta anche come chiesa della Madonna delle Grazie, fu consacrata nel 1474, al termine di una radicale ristrutturazione di un edificio sacro già menzionato in un documento del 1265. La facciata, con ripidi spioventi a capanna, è caratterizzata da quattro contrafforti tardo-gotici, con l'aggiunta di un quinto sul lato della piazza. La chiesa è costruita in nitide forme gotiche, contrafforti scalari, alte finestre a ogiva e armonioso portale romanico-gotico. Elemento di raffinata architettura è il protiro in stile neoclassico, caratteristico degli edifici trentini del Rinascimento. La chiesa fu ampliata verso ovest e fu dotata di una nuova facciata con portale rinascimentale realizzato nel 1535 da maestranze lombarde, che dettero all'edificio l'attuale aspetto architettonico, che fonde insieme motivi gotici e rinascimentali. Il campanile ha una cuspide a cipolla, caratteristica del barocco austriaco e bavarese. Stupendo è il portale romanico-gotico con cornice strombata a più anelli concentrici. Verso il cimitero si aprono invece due finestre ogivali. La chiesa è meta di periodici pellegrinaggi popolari dalle valli del Noce.

Sulla facciata verso la piazza esisteva un grande affresco, distrutto nel 1841, raffigurante il leggendario passaggio di Carlo Magno, opera di Simone II Baschenis, analoga a quella esistente nella chiesa di S. Stefano a Carisolo. La presenza di confraternite, come quella cosiddetta dei Battuti o Disciplini, favorì il lavoro di maestranze provenienti dalla Lombardia, alle quali si devono la decorazione della volta di destra completata nel 1545 dal lainese Rocco de Redis.

L'interno è ampio, suddiviso in tre navate on volte a crociera costolonate e sorrette da colonne circolari a basamento quadrangolare od ottagonale.

 

Gli affreschi del protiro, dipinti nel 1533, costituiscono uno degli esiti più alti dell'arte di Simone Baschenis. Il timpano è affrescato con l'ariosa scena dell'Annunciazione, ambientata in un'ampia loggia sovrastata dalla figura di Dio Padre aureolato di nubi, le quattro vele del protiro ospitano invece le figure degli Evangelisti, liberati dalle rispettive cattedre e assisi su nuvole e nella lunetta sottostante è raffigurato lo Sposalizio mistico di santa Caterina fiancheggiato dai santi Maddalena, Vigilio e Rocco. La lunetta del portale racchiude il Cristo al sepolcro fra la Madonna e an Giovanni. All'interno la chiesa presenta tre navate sorrette da colonne in granito, abside on volta a costoloni e una cappella barocca arricchita di stucchi. La parete della navata di destra presenta affreschi di Giovanni e Battista de Baschenis, parzialmente danneggiati per gli nterventi realizzati nel corso dei secoli. Essi riportano una serie di personaggi disposti su due livelli: nel registro superiore si trovano le sante Anna e Caterina, san Nicola da Tolentino, una Madonna in trono e un Dio Padre con Crocifissione; nel registro inferiore trovano invece posto Santa Lucia, Sant'Agostino e altri santi.

In testa alla navata sinistra si trova l'altare dei Disciplini, con un affresco di Cipriano Valorsa del 1571, che raffigura la locale Compagnia dei Battuti, abbigliata in cappe bianche munite di cappucci. Seicentesca è la cappella Canacci, una cappella barocca con stucchi e tre altari, a cui si accede da una balaustra lignea, commissionata dall'omonima famiglia pellizzanese e caratterizzata da una alaustra realizzata dall'intagliatore bavarese Simone Lenner (1626), attivo anche in altre chiese della Val di Sole. La struttura ospita una tela barocca che raffigura una Natività di Maria del 1612 attribuita a Martino Teofilo Polacco, successivamente autore della pala di sant'Anna nella chiesa di Malé. La parte presbiteriale è leggermente rialzata e separata dalla sala con una balaustra. L'altare di destra, detto di sant'Antonio, ospita un reliquiario del 1680 e un'ancona Seicentesca che raffigura, oltre ai santi Rocco, Sebastiano, Antonio Abate e Antonio da Padova, la Madonna che prega il Cristo dal desistere dallo scagliare una serie di frecce contro la Terra.

Barocche sono anche le sculture della nicchia che ospita la pala della natività, attribuite ai Bezzi di Cusiano. Una parete laterale l'altare di sinistra ospita un'ancona datata 1606 raffigurante una copia della Madonna del ino Amore. Nello stesso altare si trova un affresco che raffigura i Disciplini, opera realizzata nella seconda metà del XVI secolo da Cipriano Vallorso. La cappella conserva due altari: uno barocco, dedicato all'Immacolata, e uno tardo settecentesco, dedicato al Crocefisso.

Nel 1840 la chiesa fu danneggiata da un incendio che danneggiò in modo particolare la facciata.