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PITTORI: Maestro di Pisa

Sant'Agostino, particolare della vetrata dietro l'altare maggiore in S. Francesco a Pisa

Sant'Agostino, particolare della vetrata dietro l'altare maggiore

 

 

MAESTRO DI PISA

1700 circa

Pisa, chiesa di san Francesco

 

Sant'Agostino e sant'Ambrogio

 

 

 

La vetrata dietro l'altare maggiore della chiesa di san Francesco a Pisa conserva delle magnifiche raffigurazioni di santi fra cui si possono riconoscere, affiancati, sant'Ambrogio e sant'Agostino.

Quest'ultimo è stato rappresentato nella tradizionale iconografia di un anziano vescovo con la folta barba bianca che sta leggendo un libro aperto.

La chiesa è citata nei documenti a partire dall'anno 1233. Voluta nel 1261 dall'Arcivescovo Federico Visconti, era contigua ad un convento di Francescani, conteneva e contiene molte Cappelle private appartenenti a famiglie nobili pisane.

Le Cappelle, che conservano medioevali sepolcri familiari, erano state costruite dalle famiglie che godevano del diritto di patronato sulla Chiesa. Progettata dal pisano Giovanni di Simone, che ne diresse i lavori dal 1265 al 1270, la chiesa è stata eretta secondo i canoni tipici degli edifici francescani: linee semplici, materiali poveri, ma grandi dimensioni, impianto ad aula unica coperta a capanna e l'ardito e tipico campanile poggiante all'interno per due lati su mensole. La facciata, anch’essa semplice e lineare, risale al 1603. Splendidi il campanile ed il chiostro quattrocentesco.

L'interno, a navata unica, con sei cappelle a volta ogivale, fu ristrutturato nel Seicento ed arricchito con dipinti dell'Empoli, del Passignano, di Santi di Tito. Presenta parti di vetrate originali e una serie di pregevoli opere pittoriche e sculture. Nel transetto si conservano affreschi di Taddeo Gaddi (1342-1345), Galileo Chini (XX secolo) e un dossale marmoreo di Tommaso Pisano della seconda metà del Trecento. Nella sagrestia si possono ammirare affreschi di Taddeo di Bartolo (1397) con Storie mariane.

Nella cappella della famiglia della Gherardesca si trovano le tombe di Ugolino della Gherardesca e dei suoi figli.

Nel 1786 il convento passò agli Agostiniani che lo restaurarono e vi rimasero fino al 1810 quando, in seguito alle soppressioni napoleoniche, esso fu chiuso al culto e adibito a ospedale.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6