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PITTORI: Maestro di Polten

Sant'Agostino vescovo e cardioforo

Sant'Agostino vescovo e cardioforo

 

 

MAESTRO DI POLTEN

1730-1740

Sankt Pölten, Duomo dell'Assunta

 

Sant'Agostino vescovo e cardioforo

 

 

 

Questa statua che raffigura sant'Agostino vescovo che impugna nella mano destra un cuore fiammante  e nella sinistra un poderoso bastone pastorale, entrambi dorati, si trova nella facciata del Duomo o Cattedrale della Vergine Assunta a St. Pölten, una chiesa che ha profondi legami con la presenza agostiniana in luogo, attraverso i Canonici lateranensi.

La Cattedrale di St. Pölten dal 1785 è stata eretta a Cattedrale della diocesi di St. Pölten.

Fino alla scomparsa da Polten dei Canonici Agostiniani nel 1784 il Duomo era chiesa del monastero.

L'edificio è ben conservato nonostante le ristrutturazioni che dallo stile tardo romanico lo hanno trasformato in stile barocco fra il 1721 e il 1750.

Le origini di questa chiesa risalgono all'anno 790, quando all'epoca dei fratelli Adalberto e Otakar il monastero di Tegernsee fondò una casa figlia a St. Polten per i monaci benedettini, che portarono le reliquie di sant'Ippolito da cui la località ha preso il nome. Dall'anno 828, il monastero divenne possesso della Diocesi di Passau.

Nel 1150 la chiesa si presentava a tre navate, con torri gemelle. Già nel 1267-1280 dopo un incendio ci fu una prima ricostruzione. Nel 1228 il vescovo Gebhard dedicò la chiesa a Maria assunta al cielo, titolo che ancora oggi  porta la Cattedrale. Nell'incendio del 1512 la chiesa fu devastata e la torre nord fu demolita e mai più ricostruita.

All'interno si conservano nella volta gli affreschi di Bartolomeo Altomonte

L'imperatore Giuseppe II d'Asburgo-Lorena nel 1784 decretò la chiusura dell'abbazia di Sankt Pölten, ma già il 28 gennaio 1785, papa Pio VI con la sua Bolla pontificia Inter plurimas ordinò la riapertura della chiesa, elevandola a cattedrale della diocesi di Sankt Pölten appena fondata.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3