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PITTORI: Puccini Biagio

Madonna con Gesù Bambino e Sant'Agostino

Madonna con Gesù Bambino e Sant'Agostino

 

 

PUCCINI BIAGIO

1700-1715

San Gemini, chiesa S. Gemine Casale

 

Madonna con Gesù Bambino e Sant'Agostino

 

 

 

Il dipinto di buona fattura è attribuito a Biagio Puccini, che lo dipinse nei primi decenni del Settecento. L'opera misura m 2x1.6 ed è stata realizzata con la tecnica ad olio su tela. la scena principale ha per soggetto la Madonna con Gesù Bambino fra le braccia ritto in piedi che benedice un santo vescovo inginocchiato. Il vescovo viene abitualmente identificato con sant'Agostino.

Due angeli alati si parlano fra loro indicando la scena da dietro la Vergine. Altri due angioletti, in primo piano, reggono il bastone pastorale. Agostino ha un aspetto giovanile dall'espressione compunta.

 

Il Duomo di Sangemini è dedicato a san Gemine Confessore. In origine fu la Cattedrale di Carsulae e venne edificata nell'anno 310 dal vescovo San Volusiano, dopo il martirio di San Procolo, primo vescovo di Carsulae. Ricostruita nel secolo X accolse le reliquie di San Gemine. L'attuale aspetto neoclassico fu introdotto dall'architetto romano Matteo Livoni. Sull'altare maggiore un pregevole Crocifisso del XIV secolo sovrasta l'urna con le reliquie di San Gemine e con la pergamena del ritrovamento nel 1775.

 

 

Biagio Puccini

Nato a Roma nel 1675, Biagio Puccini si dedicò sia alla pittura che alla incisione. Suo padre Marco era originario di Casoli (Bagni di Lucca) già Casoli in Val di Lima in Toscana. Entrò ben presto nella bottega di Antonio Gherardi, ma il suo stile fu influenzato soprattutto dalla sensibilità artistica di alcuni pittori della generazione precedente, quali Carlo Maratta, Giuseppe Ghezzi, Giovanni Lanfranco e Giacinto Brandi. Importante fu del resto la sua visita alle Stanze di Raffaello. Attivo a Roma e in vari centri del Lazio, sue opere si trovano anche, in Abruzzo, nelle Marche (soprattutto a San Severino Marche), in Umbria e in Toscana specie a Casoli. Tra il 1697 e il 1720 lavorò a Roma lasciando opere in ben dieci chiese. Nel 1713 entra a far parte della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon. Nel 1720 perde la sua bottega per i troppi debiti, che in mano ai creditori. Muore a Roma l'anno seguente in assoluta povertà.