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PITTORI: José Sanz

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino cardioforo vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

JOSE' SANZ ALFARO

1722

Saragozza, Cattedrale del S. Salvatore, cappella di S. Agostino

 

Sant'Agostino cardioforo vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

La statua di Sant'Agostino è posizionata sul retablo dell'altare della cappella che gli è dedicata nella Cattedrale di san Salvatore a Saragozza. L'altare presenta decorazioni rinascimentali opera di Morlanes Gil e Gabriel Yoly, mentre le sculture sono di  e José Sanz, che realizzò l'immagine di sant'Agostino nel 1720.

La cappella di sant'Agostino sorge sul luogo della vecchia cappella di santa isabella d'Ungheria fondata nel XVI secolo. La struttura della cappella attuale risale al 1720-1721 e per la sua realizzazione fu utilizzato e riadattato il retablo della cappella di san Giacomo che fu eseguito da Gil Morlanes il Giovane e Gabriel Yoly nel 1520-1521. Nella sua predella vennero dipinti i quattro Dottori della Chiesa latina dai maestri Antòn Aniano e Martìn Garcìa messi a contratto nel 1521 per dorare e policromare tutto il retablo con le immagini che illustrano la vita della vergine.

Nel centro del corpo del retablo una nicchia conserva l'immagine del santo titolare, aggiunto quando fu installato il retablo. Nelle nicchie laterali della prima fascia si trovano le figure di san Bartolomeo e sant'Agostino. Nella seconda fascia le nicchie rappresentano le scene del battesimo di Cristo e la Vergine con san Gioacchino affiancati dai quattro evangelisti. Sul coronamento gli apostoli Pietro e Paolo fiancheggiano la scena dell'abbraccio davanti alla Porta Dorata. Al di sopra il timpano è occupato da Dio benedicente. Il retablo aveva due porte dipinte che furono commissionate a Cristobal de Cardenosa nel 1525.

L'immagine di Agostino fu realizzata nel 1722 in legno (testa e mani) e in tessuto incollato (le parti rimanenti) dallo scultore cittadino José Sanz Alfaro. I quadri affissi alle pareti laterali della cappella raffigurano la Visita della Vergine a santa Isabella e la Presentazione della Vergine al Tempio. Furono dipinte dai pittori aragonesi Jeronimo Lorieri e Francisco del Palno fra il 1722 e il 1725.

Dall'esterno questa cattedrale si presenta meno maestosa rispetto alla Basilica del Pilar che si trova sulla stessa piazza, ma il suo interno è grandissimo, bellissimo e ricchissimo.

La cattedrale di San Salvatore è abitualmente chiamata "la Seo" in contrapposizione a "el Pilar". È costruita sul suolo dell'antico foro romano di Augusto e della moschea maggiore della Taifa di Saragozza, del cui minareto perdura l'impronta nella torre attuale. L'edificio fu iniziato nel XII secolo in stile romanico ed è stato oggetto di molti cambi e ampliamenti.

Lo stile architettonico costituisce un eclettico insieme di forme che vanno dal Romanico fino al Neoclassico.

L'attuale aspetto esterno è caratterizzato da una facciata neoclassica e da una grande torre campanile, realizzato dal 1683 su disegni inviati da Roma dall'architetto barocco Giovan Battista Contini.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3