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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Scultore di SavignonePITTORI: Scultore di Savignone
Sant'Agostino vescovo
SCULTORE DI SAVIGNONE
XVIII secolo
Savignone, chiesa di san Pietro
Sant'Agostino vescovo
Questa bella statua policroma di sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa si trova nella chiesa di San Pietro apostolo che si alza in piazza della chiesa a Savignone, un paese della valle Scrivia in provincia di Genova.
Agostino viene raffigurato anche in questa occasione nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore. Anche in questa circostanza Agostino regge in mano un libro aperto mentre con la mano destra alzata ha un gesto benedicente nei confronti del fedele che lo guarda.
Il viso del santo è quello di una persona matura ed autorevole, che l'artista ha voluto rafforzare con la presenza di una folta e riccioluta barba grigiastra sul viso.
La chiesa di san Pietro è sede della parrocchia omonima del vicariato Valle Scrivia della diocesi di Tortona.
Tenendo conto delle fonti e delle documentazioni storiche sembra che il primitivo impianto sia stato edificato sui resti di un'antica abbazia nel XIII secolo.
Questo edificio è citato inoltre anche in una bolla papale del 1196 di papa Celestino III che cita la chiesa di San Pietro di "Salurnione". Nel 1253 era priore un certo Lanfranco. La chiesa, dopo un incendio nel XVII secolo, fu completamente ricostruita nel 1691 ad opera di Urbano Fieschi, conte della nobile famiglia Fieschi di Lavagna nonché marchese del feudo di Savignone, come testimonia una tavola in marmo presente, all'interno, sopra la porta d'ingresso.
Savignone è il luogo dove la tradizione indica sia avvenuto un miracolo durante il trasporto delle ossa di Agostino da Genova a Pavia. La fonte di questo episodio si trova in Jacopo da Varagine che trasformò lo stringato racconto di Beda in un capitolo agiografico, come si legge nella sua Chronica dove l'evento è spostato a dopo il 732: "Viatore, sesto vescovo, salì in cattedra attorno al 732. Al suo tempo le ossa del beato vescovo Agostino, per ordine del cristianissimo re dei Longobardi di nome Liutprando, furono trasportate da Genova alla Sardegna.
Quando il re seppe che esse erano giunte a Genova, partì da Pavia e giunse a Genova. Ma quando il re volle far portare le ceneri a Pavia, esse diventarono tanto pesanti che in nessun modo i portatori poterono sollevarle. Allora il re fece voto a sant'Agostino che, se avesse consentito che le sue reliquie potessero essere sollevate e portate a Pavia, avrebbe fatto erigere una chiesa in suo onore nel luogo presso Genova ove egli era ospitato.
Fatto il voto, subito i portatori agevolmente sollevarono le ceneri e il re adempì a quanto promesso. Tuttavia non si sa dove sia tale chiesa. Alcuni dicono che sia la chiesa di san Teodoro, altri quella di san Tomaso, altri ancora dicono che si tratti del palazzo arcivescovile che si trova presso San Silvestro ove il suddetto re era stato ospitato. Così si edificò quel palazzo e la cappella di sant'Agostino che ancora vi si trova".
Beda il Venerabile, storico inglese vissuto dal 674 al 735 e quindi contemporaneo di Liutprando, aveva infatti scritto di questo episodio nel suo trattato De sex aetatibus mundi. Dalle parole di Beda si può tuttavia ricavare con certezza l'avvenuta traslazione dell'urna a Pavia.
Dal suo racconto l'avvenimento avvenne in ristretto lasso di tempo (722-726, a seconda dei computi) mentre l'approdo della galea recante l'urna non può che essere avvenuto nel porto di Genova: Liutprando dominava un territorio comprendente la costa italica da Ventimiglia alla Toscana e oltre, ed in essa Genova era la città portuale più prossima a Pavia.