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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Settecento: Maestro di Santa CrocePITTORI: Maestro di Santa Croce
Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
MAESTRO DI SANTA CROCE
XVIII secolo
Aosta, chiesa di Santa Croce
Agostino dottore della Chiesa
La confraternita della Misericordia fu eretta in Aosta nella Cappella di San Vincenzo in via Malerbe il 12 marzo 1598 ed approvata dal duca di Savoia il 22 aprile 1600. Aveva come scopo la visita e l'assistenza dei carcerati, particolarmente ai condannati a morte. Il Duca concesse ai confratelli il privilegio di concedere annualmente la grazia ad un condannato a morte o alla galera, escludendo però certi delitti. L'abito dei confratelli fino al 1711 era bianco, in quell'anno un breve di Clemente XI aggregò la Confraternita a quella della Misericordia di Roma. I confratelli presero allora l'abito nero e le consorelle l'abito bianco-nocciola con lo scapolare nero. La Cappella di San Vincenzo in via Malerbe fu demolita più tardi e la confraternita si trasferì nella Chiesa di Santa Croce costruita a questo scopo. Nel 1791 la confraternita fece stampare un breviario ad uso dei confratelli. La chiesa fu costruita negli anni 1682-83. La Confraternita della Misericordia fornì il materiale necessario e Giovanni Bonifacio Festaz pensò alla spesa per la mano d'opera.
Dal 1923 al 1956 la chiesa fu destinata al servizio religioso del quartiere operaio di Aosta, pur rimanendo nel territorio della parrocchia della Cattedrale. Nel 1956 questo servizio fu trasferito alla nuova chiesa di Maria Immacolata e la chiesa di Santa Croce fu affidata al parroco della cattedrale. All'altare dell'Addolorata il tabernacolo riproduce una immagine-statua di sant'Agostino. Il tabernacolo è in legno intagliato, dipinto ed in parte dorato, con cornici e testine di angeli. Sulla porticina è raffigurato un ostensorio con ostia raggiante. Ai lati ci sono le statue a tutto tondo di san Nicola e di sant'Agostino. L'altare è del XVIII secolo. Venne acquistato dal parroco E. Brunod nel 1957. Proviene, assieme al tronetto dell'altare maggiore, dalla chiesa del Prieuré di Saint-Pierre. La statuina di san Nicolò è stata rubata, quella di Agostino è stata posta in luogo sicuro.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6