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PITTORI: Maestro di san Trovaso

Battesimo di sant'Agostino a Venezia

Battesimo di sant'Agostino

 

 

MAESTRO DI SAN TROVASO

XVIII secolo

Venezia

 

Battesimo di sant'Agostino

 

 

 

La tela rappresenta una dinamica rappresentazione del battesimo di sant'Agostino. Il catecumeno, in vesti bianche, è inchinato dinanzi a una enorme bacinella su cui appoggia il capo per ricevere l'acqua del battesimo. Il vescovo Ambrogio lo sovrasta paternamente mentre sta versandogli sul capo l'acqua della purificazione. Tutto intorno una folla di persone assiste con intensa passione all'evento.

L'opera si trovava in origine nel complesso monastico veneziano nella contrada di San Trovaso (Santi Gervasio e Protasio), che originò da un lascito di Santo Donadoni nel 1688. Questo lascito consentì alle monache Eremite della Regola di S. Agostino di trasferirsi dalle strettezze della sede di San Marcuola (Ermagora e Fortunato), dove erano presenti fin dal 1486, al complesso monastico di San Trovaso. Accompagnate dal Patriarca Badoere, si trasferirono in questa sede il 5 agosto 1694. Le Monache Eremite, operose e ospitali, vivono nel monastero fino alla soppressione napoleonica avvenuta il 12 maggio 1810. Tra di loro, dal 1722 al 1729, visse la Dogaressa Laura Corner, moglie del Doge Giovanni II Corner, che volle ritirarsi nel monastero dopo la morte del marito. Il luogo era stato scelto da lei proprio per il rigore nell’osservanza religiosa.

 

Milano fu la tappa decisiva della conversione di Agostino. Qui ebbe l'opportunità di ascoltare i sermoni di Ambrogio che teneva regolarmente in cattedrale, ma se le sue parole si scolpivano nel cuore di Agostino, fu la frequentazione con un anziano sacerdote, san Simpliciano, che aveva preparato Ambrogio all'episcopato, a dargli l'ispirazione giusta; il quale con fine intuito lo indirizzò a leggere i neoplatonici, perché i loro scritti suggerivano "in tutti i modi l'idea di Dio e del suo Verbo". Un successivo incontro con sant'Ambrogio, procuratogli dalla madre, segnò un altro passo verso il battesimo; fu convinto da Monica a seguire il consiglio dell'apostolo Paolo, sulla castità perfetta, che lo convinse pure a lasciare la moglie, la quale secondo la legge romana, essendo di classe inferiore, era praticamente una concubina, rimandandola in Africa e tenendo presso di sé il figlio Adeodato (ci riesce difficile ai nostri tempi comprendere questi atteggiamenti, così usuali per allora).

Dopo l'episodio del tolle lege Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti. Nella Quaresima del 386 ritornarono a Milano per una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino, il figlio Adeodato e l'amico Alipio. Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14