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PITTORI: Segna di Bonaventura

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

SEGNA DI BONAVENTURA

1298-1327

Montalcino, Museo Diocesano

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

L'autore di questa tavola su legno è Segna di Bonaventura, un pittore nativo di Siena. Si sa che operò principalmente dal 1298 a 1331 circa. Nel 1306 dipinse una tavoletta per la Magistratura della Biccherna nel Palazzo Pubblico di Siena. Nel 1317 realizzò un pannello per l'altare del convento agostiniano di Lecceto. Due anni dopo dipinse la figura della Vergine Maria nel Pubblico Palazzo a Siena. Sempre per il Palazzo Pubblico nel 1321 dipinse un'altra tavola. I suoi figli Niccolò di Segna e Francesco di Segna di Bonaventura furono validi pittori nell'ambito della scuola senese. Come Duccio, i dipinti di Segna di Bonaventura sono caratterizzati da ritmi graziosi e curvilinei e sottili miscele di colori. Delle sue opere si conservano esemplari alla Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, all'Honolulu Academy of Arts e al North Carolina Museum of Art. Si conserva altresì un suo Crocifisso dipinto nella città di Massa Marittima.

 

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. In questo caso, come spesso accade, sotto gli abiti vescovili si intravede chiaramente la cocolla nera dei frati agostiniani a rimarcare espressamente la derivazione del nuovo Ordine, nato nel Duecento, da Agostino e dalla sua regola. Talora Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in moltissime chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6