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PITTORI: Maestro veneziano

Sant'Agostino, San Girolamo e San Benedetto

Sant'Agostino, San Girolamo e San Benedetto

 

 

MAESTRO VENEZIANO

1350-1400

Cambridge, Fitzwilliam Museum

 

Sant'Agostino, San Girolamo e San Benedetto vescovo

 

 

 

L'opera che raffigura i tre santi Agostino, Gerolamo e Benedetto è una tavola dipinta a tempera che risale alla seconda metà del Trecento. Non si conosce il suo autore, per quanto la fattura, lo stile compositivo, la cromaticità portino a ritenere che si tratti di opera della scuola veneta o dalmata. Attualmente la tavola si trova al Museo Fitzwilliam di Cambrigde dove è pervenuto nel 1931. La tavola ha la forma di un quadrato dalle dimensioni ridotte che misurano 44 cm x 44.7 cm.

Agostino è stato raffigurato a sinistra con i suoi attributi episcopali: in testa porta la mitra, nella mano sinistra regge il bastone pastorale mentre con la mano destra regge un libro chiuso segno di fedeltà alla dottrina della Chiesa. Sotto il piviale si nota chiaramente il nero saio dei monaci eremitani agostiniani, secondo una consolidata consuetudine diffusa fra gli agostiniani di presentare il santo come un monaco dell'Ordine in quanto ne era ritenuto il fondatore. Agostino ha un viso maturo ma non vecchio e una folta barba riccioluta gli scende dal mento fino al petto.

Al centro si nota san Gerolamo abbigliato da cardinale con il cappello in testa e fra le mani un modello di chiesa e un libro, altrettanti simboli di fedeltà alla Chiesa romana.

Dottore della Chiesa, Gerolamo è uno dei quattro massimi Padri latini. Nacque a Stridone ai confini fra Dalmazia e Pannonia tra il 340 e il 350. Di ricca famiglia, perfezionò i suoi studi a Roma, dove ricevette il battesimo. Colto, sapiente, tradusse la Bibbia, approfondì le questioni dottrinarie. Polemizzò con molti, fra cui anche Agostino, di cui era contemporaneo. Di lui Agostino dice che aveva una cultura immensa e una potente personalità.

Dopo la morte di Papa Damaso, Girolamo lasciò Roma nel 385 e intraprese un pellegrinaggio, dapprima in Terra Santa, silenziosa testimone della vita terrena di Cristo, poi in Egitto, terra di elezione di molti monaci (cfr Contra Rufinum 3,22; Ep. 108,6-14). Nel 386 si fermò a Betlemme, dove, per la generosità della nobildonna Paola, furono costruiti un monastero maschile, uno femminile e un ospizio per i pellegrini che si recavano in Terra Santa, «pensando che Maria e Giuseppe non avevano trovato dove sostare» (Ep. 108,14).

A Betlemme restò fino alla morte, continuando a svolgere un'intensa attività: commentò la Parola di Dio; difese la fede, opponendosi vigorosamente a varie eresie; esortò i monaci alla perfezione; insegnò la cultura classica e cristiana a giovani allievi; accolse con animo pastorale i pellegrini che visitavano la Terra Santa. Si spense nella sua cella, vicino alla grotta della Natività, il 30 settembre 419-420.

Sul lato destro l'ignoto pittore veneto ha dipinto san Benedetto vescovo di cui è difficile l'identificazione. Potrebbe essere un san Benedetto vescovo di Milano vissuto tra il VII e l'VIII secolo oppure un altro vescovo Benedetto.