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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Trecento: Maestro di CesiPITTORI: Maestro di Cesi
Madonna con Bambino in trono, Sant'Agostino e santi
MAESTRO DI CESI
1290-1325
Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria
Madonna con Bambino in trono con Agostino e santi
La tavola è un altarolo portatile il cui soggetto si presenta distinto in diverse scene, tra cui sono riconoscibili al centro una Madonna con Bambino in trono, Sant'Anna e Maria Vergine bambina in trono, San Paolo e san Pietro, San Giovanni Gualberto e un angelo, Santa Caterina d'Alessandria e santa Cecilia, San Giovanni Battista e san Lorenzo, Sant'Agostino e san Sperandeo (scena centrale dell'anta di destra), San Giacomo e un santo apostolo, l'Orazione di Cristo nell'orto di Gethsemani, la Crocifissione di Cristo e Santi.
La tavola misura cm 95 in altezza e 93 cm di larghezza. L'opera che si conserva a Perugia, presso la Galleria Nazionale dell'Umbria, è attribuita al cosiddetto Maestro di Cesi.
Agostino viene frequentemente raffigurato, come in questo caso, nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Talora Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.
Maestro di Cesi
Il Maestro di Cesi prende il nome da una pala trecentesca, che si trova in una chiesa a Cesi. Ma non vi è alcuna particolare ragione per credere che egli fossea nativo di questa città. Le altre due opere che gli vengono attribuite sono state entrambe dipinte per un convento di suore a Spoleto.