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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Trecento: Maestro di Città di CastelloPITTORI: Maestro di Città di Castello
Particolare di sant'Agostino
MAESTRO DI CITTA' DI CASTELLO
1300-1330
Siena, Pinacoteca Nazionale
La Vergine con San Pietro, Sant'Antonio Abate, Sant'Agostino, San Paolo e Angeli
L'autore della tavola è il cosiddetto Maestro di Città di Castello, termine con cui si indica un pittore senese del primo Trecento, seguace di Duccio e di Ugolino di Neri, autore di una Maestà della Vergine oggi conservato alla Pinacoteca di Città di Castello.
Intorno a questa Maestà sono stati raccolti vari altri dipinti: due polittici della Pinacoteca di Siena (la parte centrale di uno di essi, con una Madonna col Bambino, è nel Museo dell'opera del Duomo), una Madonna (Copenaghen, Statens Museum for kunst), un S. Giovanni (New Haven, Yale University Art Gallery), ed altri ancora.
L'opera completa raffigura diversi personaggi che sono facilmente identificabili: La Vergine con San Pietro, Sant'Antonio Abate, Sant'Agostino, San Paolo e Angeli. Il Maestro ha qui raffigurato Agostino in vesti episcopali, con i guanti alle mani, la mitra in testa e una sottile barba che gli avvolge il viso.
Il polittico venne realizzato per il convento agostiniano di Montespecchio come è confermato dall'iscrizione sul retro della tavola: ".. DELLA CHIESIA DE SANTA MARIA DI MONTE SPECULO ... ADI 16 APRILE NELL'ANNO ... DEL SANTO PADRE PAPA ALISANDRO ... EL VESCOVO DE SIENA CONCESSE INDULGENTIE PER 8 DI CONTINUI ... FATTA INANTI ANNI 300 ..."
La tavola fu messa in opera forse nel 1307 in occasione della consacrazione della chiesa: successivamente, dopo il suo trasferimento nel 1687 nella Pieve di santa Cecilia a Crevole, in concomitanza al trasferimento degli agostiniani da Montespecchio, avvenne lo smembramento della tavola. La parte centrale con la Madonna con il Bambino venne tagliata e inserita al centro di una tela con Agostino e Monica in adorazione, che nel 1920 entrò a far parte del Museo dell'Opera del Duomo di Siena.
L'Eremo di Montespecchio aveva la doppia titolazione ad Agostino ed Antonio abate, che sono poi i due santi alle estremità del Polittico. Va notato che Agostino è l'unico santo che è stato raffigurato frontalmente.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6