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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Trecento: Orlandi DiodatoPITTORI: Orlandi Diodato
Cristo crocifisso tra la Madonna e san Giovanni Evangelista
con sant'Agostino e san Nicola di Bari
ORLANDI DIODATO
1288-1330
San Paolo, Museu de Arte de São Paulo
Cristo crocifisso tra la Madonna e san Giovanni Evangelista con sant'Agostino e san Nicola di Bari
La tavola di Orlando Diodati è stata realizzata nell'ambito della Pittura italiana dei secoli XIII-XIV. L'opera proviene probabilmente da Venezia ed appartiene alla corrente tradizionalista ed all'espressività veneto-bizantina.
Il contenuto dell'opera è abbastanza complesso e evidenzia diverse tematiche che si sviluppano contemporaneamente: al centro troviamo il Cristo crocifisso tra la Madonna e san Giovanni Evangelista con sant'Agostino e san Nicola di Bari; più sotto scopriamo la Madonna con Bambino in trono, Simboli dei quattro evangelisti con san Pietro e san Paolo.
Attualmente l'opera si trova a San Paolo di Brasile al Museu de Arte de São Paul. In precedenza era conservato presso la Galleria Palma a Roma.
Consapevole della centralità della croce nel disegno salvifico di Dio sull'umanità e della straordinaria molteplicità di rimandi ad essa nell'Antico e nel Nuovo Testamento, Agostino si impegna nella sua interpretazione e meditazione lungo tutto l'arco della vita come confermano i numerosi riferimenti alla croce di Cristo, disseminati in tutta l'ampia produzione dell'Ipponate. Ciò che Agostino intende evidenziare è che la scelta di Gesù di portare la croce sulla quale verrà messo a morte è una lucida indicazione su cosa debba significare la vita cristiana. I credenti sono esortati in tal modo a seguire l'esempio del Maestro.
«La croce tiene insieme lo scandalo e la salvezza, la fine e l'inizio, perché in essa si compie qualcosa di assolutamente e radicalmente nuovo: sul legno, Cristo ci istruisce sul significato della nostra vita presente e futura, perché è con la sua morte che Egli ha vinto per noi la morte».
Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto.
AGOSTINO, Confessioni, 9, 2, 3