Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Trecento: Maestro del Battistero di Parma

PITTORI: Maestro del Battistero di Parma

Sant'Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa nel Nicchione del Battistero di Parma

Sant'Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa con la Vergine in trono, il Bambino e san Gregorio papa

 

 

MAESTRO DEL BATTISTERO DI PARMA

1300-1330

Parma, Nicchione del Battistero

 

Sant'Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

L'affresco è un'opera del primo Trecento e viene attribuito a un Maestro Trecentesco. Si trova nel terzo nicchione del Battistero di Parma. L'artista, di cultura gotica ma aggiornato sulle novità assisiati, ha rappresentato Agostino nella sua tradizionale veste di vescovo: ha in testa la mitra con un nimbo che gli avvolge il capo, impugna con la mano destra il bastone pastorale, mentre con la sinistra regge un libro chiuso. Il viso ha lineamenti netti, una barba bianca e l'espressione è gradevole. Una colonna attorcigliata e una cattedra ben intagliata fanno da scenario alla figura del santo e danno movimento alla scena nel suo complesso, contribuendo al tono narrativo dell'intero dipinto. Il santo si trova in piedi sulla destra della Vergine in trono che regge in braccio il Bambino Gesù. Questi si sta spostando con il corpo e la manina verso Agostino: sul lato sinistro si erge la figura di papa Gregorio Magno, uno dei quattro Dottori della Chiesa.

 

Il Battistero di Parma fu commissionato a Benedetto Antelami, che ne iniziò la decorazione nel 1196, come attesta una iscrizione sul portale. La datazione della conclusione dell'opera è piuttosto complessa soprattutto per le complicate vicende che hanno contraddistinto l'erezione dell'edificio. Nel 1216 l'alzato giungeva solo al secondo ordine delle logge, dove era stata collocata una copertura piana provvisoria. Il prezioso marmo rosa di Verona cessò di arrivare a Parma per i contrasti politici con il ghibellino Ezzelino da Romano, signore di Verona, e solo nel 1249 fu possibile rimettere mano alla costruzione dei registri superiori del battistero. La conclusione avvenne probabilmente entro il 1270, quando l'edificio venne solennemente consacrato. Sembrerebbe che il progetto dell'Antelami sia stato comunque fedelmente seguito fino alla sua realizzazione.

L'interno dell'edificio è costituito da 16 arcate che compongono delle nicchie, ciascuna delle quali contiene una scena dipinta. Tutti gli affreschi risalgono al XIII e XIV secolo. La parte più rilevante del Battistero è certamente rappresentata dalla cupola a ombrello del soffitto, dove sono state dipinte figure di Santi. Sedici nervature tubolari si dipartono a raggiera dal centro della cupola, ognuno dei quali va a finire su una colonna, a sua volta sovrapposta su altre fino al pavimento.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6