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PITTORI: Maestro di san Lucchese

L'estasi trinitaria di sant'Agostino e la vedova

L'estasi trinitaria di sant'Agostino e la vedova

 

 

MAESTRO DI SAN LUCCHESE

1341-1380

Londra, Collezione Privata

 

L'estasi trinitaria di sant'Agostino e la vedova

 

 

 

Questa tavola è nota anche con il titolo di Visione di sant'Agostino e si riferisce ad un leggendario episodio che viene attribuito a sant'Agostino. Il santo, che qui compare vestito con la nera cocolla degli Eremitani e gli attributi vescovili, è in ginocchio davanti all'altare ed è tutto assorbito dalla visione del Mistero della Trinità, che appare sopra l'altare stesso. Alla sue spalle una donna vestita di nero lo strattona per il vestito senza esito, poiché il santo non le presta alcuna attenzione. L'aureola in testa alla donna e l'abito nero delle suore agostiniane lasciano presagire che il pittore abbia confuso i protagonisti della scena scambiando la vedova con Monica madre di Agostino. La scena si svolge all'interno di una chiesa dall'aspetto architettonicamente complesso, che prefigura lo stile rinascimentale. La tavola è di piccole dimensioni e misura cm 28 di altezza e 41 di larghezza. La tavola è stata esposta a Londra in un'Asta di Christie il 24 novembre 1961. Si sa che in precedenza apparteneva alla Collezione F. Grotzinger a Monaco di Baviera dove compare nel 1931.

Il tema della leggenda narrata nella tavola riguarda la Trinità e il sofferto rapporto di amore e di intelligenza di Agostino, che cercò di penetrarne il mistero con ogni sforzo. L'episodio viene descritto da Jacopo da Varagine:

"Una donna che aveva molto da soffrire per la cattiveria di alcuni, andò a chiedere consiglio a S. Agostino, lo trovò che studiava e lo salutò, ma lui non le rispose né la guardò. Essa pensò che lo avesse fatto a bella posta e che per spirito di santità non volesse guardare in faccia una donna; gli si fece da presso e gli raccontò il caso suo senza peraltro che egli rispondesse una parola, sicché essa si ritirò tutta triste. Il giorno appresso, mentre il santo celebrava la Messa, all'elevazione essa ebbe un'estasi e si trovò davanti alla Santissima Trinità, dove era anche S. Agostino, col viso basso, e che discorreva con molta attenzione del mistero della Santissima Trinità.

Allora sentì una voce che disse: - Quando tu sei stata a trovarlo, Agostino era intento così a studiare il mistero della Santissima Trinità, perciò non ti ha risposto. Tornaci e lo troverai pieno di affabilità e di bontà e ti saprà dare un consiglio. Essa lo fece ed Agostino, dopo averla ascoltata con bontà e attenzione, le diede un consiglio prudente."

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea, 8

 

Questa leggenda che metteva in luce il rapporto fra Agostino e la Trinità fu soppiantata da un'altra leggenda dal XV secolo che preferì raffigurare Agostino su una spiaggia mentre conversa con il fanciullo Gesù Bambino.

 

L'episodio è ricordato anche da Marco Antonio Sabellico nel suo Exemplorum libri, II, 6. Marcantonio Coccio o Cocci (nato a Vicovaro, circa 1436 e morto a Venezia, 1506) è stato uno storico italiano meglio noto come Sabellico, soprannome derivato dal luogo di nascita, nel territorio degli antichi Sabini. Dopo essere stato membro dell'Accademia romana di Pomponio Leto, insegnò retorica a Udine, Venezia e Verona. Compose una storia di Venezia dalle origini (Rerum Venetarum ad urbe condita libri XXXIII, 1487) che fu più tardi continuata da Pietro Bembo. Il successo ottenuto da questa compilazione lo indusse a scrivere un compendio in 92 libri di storia universale (Enneades sive Rapsodiae historiarum) il cui racconto giunge sino al 1504.