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PITTORI: Paolo Veneziano

San Paolo, Sant'Agostino, San Filastrio o Sant'Ambrogio e San Giovanni Battista

San Paolo, Sant'Agostino, San Filastrio o Sant'Ambrogio e San Giovanni Battista

 

 

PAOLO VENEZIANO

1355

Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia

 

Agostino dottore della Chiesa e altri santi

 

 

 

Tavoletta in fondo oro, forse frammento di un grandioso polittico. In effetti oltre a sant'Agostino sono note altre tre tavolette che raffigurano i santi Battista, Ambrogio e Paolo. L'opera è stata attribuita a Paolo Veneziano, il grande maestro del Trecento veneziano, da Lazareff e Pallucchini. Questi critici ritengono le tavolette in oro superstiti appartenevano a un grande Polittico dipinto attorno al 1355, vicine cioè al polittico di Pirano.

La figura è tipicizzata, quasi fatta a stampo secondo una formula di bottega, ma la preziosità degli accordi cromatici, la loro sfarzosa sonorità rivelano la presenza della mano del maestro. La corrispondenza fra questi santi e quelli del polittico di Pirano sono straordinari e permettono di datare l'opera al 1355, nell'ultima fase del maestro lagunare la cui attività documentata si conclude nel 1358. Si ritrovano le stesse caratteristiche del polittico di S. Severino in cui i santi Paolo e Agostino sono gemelli di quelli di Brescia.

Si visualizza qui la grande virtù del maestro, la stessa che siglerà per tutta la sua storia Venezia, che è quella di aver fuso in un linguaggio eccellente la tradizione orientale con la novità del gotico che avanzava in occidente.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6

 

 

Paolo Veneziano

Paolo Veneziano (attivo nel periodo 1333-1358) è stato definito "il più importante pittore del XIV secolo" e il precursore della Pittura veneta. Si inserì nel dialogo tra i movimenti pittorici dell'epoca realizzando un equilibrio personale tra i temi suggestivi bizantini della sua formazione giovanile e l'influenza di Giotto. Nacque da una famiglia di artisti e lavorò con i suoi figli Marco, Luca e Giovanni. Fu il pittore ufficiale di Andrea Dandolo, per il quale dipinse la Pala Feriale. La prima opera certa del Veneziano è il polittico con la Dormitio Virginis datata 1333, conservata presso i Musei Civici di Vicenza. Dal 1340 le sue opere rivelano un inizio di cesura col mondo bizantino e l'emergere di maggiori tendenze gotiche. A partire dal 1347 è interessante la sua produzione di mosaici (cappella Dandolo nel battistero di San Marco), pale d'altare e polittici.