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PITTORI: Anonimo veronese

Sant'Agostino presenta Giovanni da Bete alla Madonna

Agostino presenta Giovanni da Bete alla Madonna

 

 

ANONIMO VERONESE

1333

Verona, Museo di Castelvecchio

 

Sant'Agostino presenta Giovanni da Bete alla Madonna

 

 

 

Il dipinto murale si trovava nel chiostro maggiore della chiesa di santa Eufemia a Verona. La scena, di un anonimo frescante veronese trecentesco, raffigura la Vergine in trono con il Bambino fra le braccia che accoglie sant'Agostino mentre presenta un certo Giovanni da Bete, un nobile o il priore del monastero annesso alla chiesa. Attualmente l'affresco strappato è conservato presso il Museo veronese di Castelvecchio.

Agostino è stato raffigurato in piedi vestito da vescovo, con la mitra in testa, un'aureola che gli cinge il capo: con la mano sinistra regge in bastone pastorale, mentre con la destra presenta Giovanni da Bete, in proporzioni ridotte e in ginocchio con le mani giunte in preghiera.

La chiesa di sant'Eufemia risale probabilmente ai secoli XI o XII, anche se la costruzione fu completata solo nel 1450 dai frati Agostiniani che nel 1262 avevano ottenuto il permesso di portare a Verona un proprio convento, sistemandosi in questo luogo, dove una piccola e omonima chiesa esisteva già dal secolo XI.

La facciata della chiesa è stata l'ultima parte completata, costruita in cotto, con due bifore rinascimentali. Il portale è sormontato da un arco a sesto acuto ornato da fini ricami nel cui vertice poggia una statua di sant'Eufemia e ai lati altre due statue.

Sui lati della facciata si trovano due grandi bifore rinascimentali con cappello a timpano, ai loro piedi troviamo due urne pensili: a destra si può osservare il sarcofago romanico di Cavalcan Cavalcanti e a sinistra quello rinascimentale di Tommaso Lavagnoli.

La chiesa si presenta internamente con un'unica navata con soffitto con volte a botte. Vi sono in totale quattordici altari laterali.

Negli altari ci sono opere di Brusasorzi e Giandomenico Cignaroli mentre nella trecentesca cappella Spolverini vi sono dipinti su tela e affreschi di Giovan Francesco Caroto.

Una porta sulla sinistra della facciata conduce al seicentesco chiostro del soppresso convento, ricco di colonne doriche e di finestre a edicola, progettato dall'architetto Domenico Curtoni (1556- 1629) nipote e allievo di Michele Sanmicheli. 

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Nella Madonna, Agostino vede sintetizzate meravigliosamente la perfezione della Grazia di Dio e della libertà umana.

Su questo punto ci possono essere degli equivoci e pensare che l'influsso della Grazia di Dio possa diminuire la libertà dell'uomo. In verità, come Agostino ha cercato di far capire, si tratta di due realtà che si richiamano a vicenda: più la libertà umana è corroborata dalla Grazia di Dio e più è libera dalle forze che la indeboliscono e le impediscono di scegliere il bene, più la Grazia di Dio invade un'anima e più le sue facoltà si dispiegano in tutta la loro potenza.

Nella Madonna, allora, tutto è Grazia, tutto è dono che viene da Dio: questo ci spiega la grandezza della Vergine Maria. Nella Madonna, però, tutto è allo stesso tempo frutto del suo libero consenso al progetto di Dio: questo ci dà ragione della santità eccelsa della Vergine Maria.