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Diego Coletti: La condizione umana di Dio

Il vescovo Diego Coletti

Il vescovo di Como mons. Diego Coletti

 

 

 

LA CONDIZIONE UMANA DI DIO

di Diego Coletti, vescovo di Como

 

 

 

Testo integrale della lettera rivolta a i fedeli in occasione del Natale 2009 apparsa sul Notiziario del Duomo di Como nel dicembre 2009.

 

 

«Volle nascere in condizione umana perché noi nascessimo in Lui ... e, nati in Dio da Dio, spezzassimo i vincoli dell'antica morte, ricevendo lo Spirito Santo come pegno di salvezza».

È una frase impegnativa. Complessa. Pensateci bene: siete riusciti a coglierne subito la profondità e la portata del significato? Non che io voglia mettere in dubbio le abilità intellettive, l'arguzia e l'intuito di chi legge. Sono parole che vanno soppesate - punteggiatura compresa -, lette e rilette ... E, comunque, anche quando se ne colga il valore complessivo, resta l'impressione che vi sia ancora qualcosa di insondabile, come il Mistero di cui si parla.

Provate a soffermarvi ancora su quella frase iniziale. Tutto limpido? Tutto evidente? Se mi rispondete di «sì» vi dico: «beati voi!». Se, invece, mi dite: «beh, non è proprio tutto così lineare», mi consolo, perché ogni volta che la ripercorro, anche mentalmente, mi sembra di cogliere una sfumatura nuova di senso ...

Considerato l'autore della frase e, soprattutto, l'Evento cui si riferisce, tanto turbamento è più che giustificato. A scrivere è Sant'Agostino, nelle sue "Omelie sul Natale". E l'argomento della riflessione è un "Fatto" scandaloso, incomprensibile per la nostra mente e la nostra logica umana: ma non potrebbe essere altrimenti, perché non possiamo costringere la grandezza di Dio nell' orizzonte piccolo del nostro essere creature (era sempre Sant'Agostino che ci raccontava dell'impossibilità di travasare il mare in una piccola buca sulla battigia, ricordate?).

Come facciamo, noi, a dare una spiegazione al mistero dell'Incarnazione? Come facciamo, noi, che con il peccato abbiamo la presunzione di elevarci e sostituirci a Dio, a comprendere la scelta di Dio che «volle» (afferrate la forza di questo verbo?) «nascere in condizione umana», per donarci, con la forza del suo Spirito, la Salvezza? E tutto questo «gratis».

Solo per amore. Un amore talmente puro da non aspettarsi nulla in cambio. Perché Dio, Gesù e lo Spirito Santo continuano ad amarci anche quando noi facciamo di tutto per rifiutarlo e non ricompensarlo tale Amore.

Ho scelto questo pensiero di Sant'Agostino come frase di accompagnamento degli auguri di Natale, perché ritengo di fondamentale importanza riscoprire, questa dimensione di dono, per riappropriarci del significato di amore gratuito di cui la Santa Natività è espressione. È una realtà che stili di vita sempre più rutilanti e consumistici hanno contribuito a inquinare e addormentare.

La crisi economica degli ultimi mesi ci ha messo a confronto con la sofferenza di chi, magari all'improvviso e il più delle volte incolpevolmente si è ritrovato senza un lavoro, senza risorse, senza futuro. Da un giorno con l'altro. Senza certezze per il domani. Senza prospettive. Quanti appelli a cambiare la nostra vita! Per tornare ad essere persone e non consumatori. Per imparare ad accorgerci del prossimo. Per aprirci, educarci all'accoglienza e all'ascolto dei fratelli e delle sorelle che sono accanto a noi. Siamo riusciti, almeno un po', a cambiarle le nostre vite?

Non sprechiamo l'occasione preziosa che ci offre il Natale di vivere i doni sovrabbondanti e liberanti della sobrietà, dell'umiltà e della fraternità. Dio, per salvarci, non si è incarnato in un re potente. Ma ha scelto quanto di più fragile ci possa essere: un Bambino. Un Bambino venuto al mondo nella più fragile delle condizioni: in solitudine e in uno stato di emarginazione. È un Dio che si è fatto piccolo per renderci suoi figli: questo il tema su cui hanno riflettuto i nostri ragazzi nei giorni della Novena di Natale. E noi adulti? Ci siamo fermati a pensare alla grandezza del dono che ci viene fatto? È solo cogliendo tale aspetto che tutti i giorni di festa che stiamo vivendo - e di conseguenza tutti i giorni della nostra vita - potranno assumere una diversa prospettiva e un peso differente: i regali, lo stare insieme, il ritrovarsi in famiglia ... Tutto bellissimo. Ma lo sarà ancora di più se sarà manifestazione non di un' abitudine, ma di un amore gratuito e reciproco. «Amatevi l'un l'altro come io ho amato voi» (Gv 13): questo è il comandamento nuovo che ci consegnerà Gesù nella Pasqua.

Facciamo nostra, dunque, un' esortazione che ancora una volta attingo da Sant' Agostino: «Rialzati: per te Dio s'è fatto uomo». Non è mai troppo tardi, insomma, per imporre alla nostra vita un cambio di rotta: la Luce del Natale illumini la mente e spalanchi gli orizzonti dei cuori. Vi invito, infine, a vivere questi ultimi scampoli di 2009 animati, nonostante tutto, anche nelle difficoltà e nelle fatiche, da un profondo atteggiamento di riconoscenza, perché la gratitudine è l'atmosfera della libertà.

Vi auguro un Santo Natale, un buon 2010 e una luminosa Epifania e di cuore vi benedico.

 

+ Diego Coletti, vescovo di Como