Percorso : HOME > Associazione > Settimana agostiniana > Settimana 1991 > Sacerdote monaco

Giancarlo ceriotti: LA CONCEZIONE AGOSTINIANA DEL SACERDOTE-MONACO

 Agostino confuta i donatisti: vetrata nella chiesa di Erfurt

Erfurt: Agostino confuta i Donatisti (vetrata)

 

 

 

LA CONCEZIONE AGOSTINIANA DEL SACERDOTE-MONACO ED I SUOI RAPPORTI CON I LAICI ED IL VESCOVO

di Giancarlo Ceriotti O.S.A.

 

 

 

Premessa

Prima di entrare nel vivo della questione è necessaria una considerazione previa: data l'incertezza della cronologia è pressochè impossibile distinguere e separare l'azione del prete (391-395) e del vescovo Agostino (396-430) e comprendere appieno le preoccupazioni del presbitero il quale opera in sintonia ed obbedienza filiale col vescovo Valerio padre affettuosamente e rispettosamente amato e le funzioni del vescovo che sono logicamente più ampie e autonome.

per meglio inquadrare il periodo sacerdotale di Agostino si dovrebbero datare dettagliatamente le lettere e i discorsi che sono numerosissimi (1).

Il tema della relazione affidatami dagli organizzatori, che sentitamente ringrazio augurando all'iniziativa di crescere e di svilupparsi ulteriormente, si inserisce nell'ambito di studi che mi occupano da vari anni.

Mi sono infatti interessato al sacerdozio curando un'antologia di testi agostiniani e all'attività svolta da Agostino a favore delle vocazioni di speciale consacrazione dal ministero sacerdotale alla vita religiosa tenendo presente che la risposta

pronta e generosa di uomini e donne alla chiamata divina nel servire la Chiesa popolo di Dio e corpo di Cristo costituisce

per tutti uno stimolo all'impegno cristiano e al rinnovamento personale e comunitario (2).

Se Agostino diversamente da altri Padri e scrittori ecclesiastici non ha scritto un trattato sul sacerdozio non manca tuttavia nelle lettere e nel dialogo intenso e pressochè quotidiano coi fedeli di farci conoscere le sue idee sull'ufficio i compiti e le responsabilità dei ministri di Dio e della Chiesa.

Anzi egli ci offre la testimonianza sincera, appassionata e sofferta sia del ministero sacerdotale che episcopale. Agostino parla e agisce da prete e da vescovo: ne avverte il peso e la responsabilità davanti a Dio e agli uomini. Il termine da lui usato sarcina, sta ad indicare il carico la soma che uno porta: è più carico che una carica ed è può sempre una carica che pesa (3).

 

Agostino monaco a Tagaste (388-391)

Tornato in Africa un anno dopo la morte di Monica ad Ostia (387) dimorò per tre anni nella casa paterna di Tagaste nella ristretta cerchia degli amici (Alipio, Evodio, Severo) e del figlio Adeodato rapito precocemente dalla morte (4).

Il biografo e discepolo Possidio suo compagno nei monasteri di Ippona descrive il genere di vita che vi si conduceva: "Venuto vi dimorò circa tre anni poi rinunziò a quei beni e insieme con quelli che s'erano a lui uniti viveva in Dio nei digiuni nelle preghiere e nelle buone opere meditando giorno e notte la legge del Signore; e delle verità che Dio rivelava alla sua intelligenza nella meditazione e nell'orazione egli faceva parte ai presenti e agli assenti ammaestrandoli con discorsi e

con libri." (5)

Nell'inverno del 390-391 scende ad Ippona spinto da un duplice motivo: fondare un monastero e guadagnare un amico a Dio che ha espresso il desiderio di abbracciare il genere di vita instaurato a Tagaste che va man mano diffondendosi nell'ambiente circostante (6).Alcuni intrattengono con lui rapporti epistolari altri leggono i libri che va pubblicando. L'ultima opera del periodo è il De Vera Religione dal contenuto prevalentemente filosofico e di chiara influenza platonica. Dei filosofi platonici scrive che, "cambiate poche parole ed espressioni" potrebbero ritenersi cristiani. Più tardi nelle Confessioni e nella Città di

Dio noterà che le diversità sono assai più numerose e profonde (7). La concezione di fondo è che tra cristianesimo e vera

filosofia non c'è contraddizione ma affinità e che la filosofia non è che religione. La circolazione e la diffusione delle opere

testimoniano la dottrina e la notorietà di Agostino che si vanno imponendo.

Poichè Tagaste non offre più la sospirata tranquillità a causa delle interferenze dei cittadini che lo sottopongono a continue

richieste e problemi (8) si reca ad Ippona alla ricerca di un luogo adatto alla nuova fondazione e per partecipare ad altri la

gioia della comunione fraterna. Entrato una domenica nella basilica della Pace, a scanso di pericoli evita i luoghi in cui la sede episcopale è vacante, - la sua esistenza cambia radicalmente: afferrato da Cristo (Fil. 3, 12) e preso dal popolo è ordinato sacerdote della chiesa di Ippona.

Il vescovo Valerio greco di nascita e poco versato nella lingua latina sta esponendo ai fedeli i problemi che lo angustiano:

occorre un sacerdote di solida dottrina capace di edificare la Chiesa del Signore con la parola di Dio (9).

Grazie alle doti oratorie e alla perfetta padronanza della lingua Agostino è la persona più adatta a coadiuvare il vescovo

nel ministero della catechesi e della predicazione. La sua ordinazione costituisce un particolare e significativo evento di

grazia e segna "il passaggio dal filosofo che disputa al predicatore che annuncia" (10).

D'ora in poi il pulpito sarà più importante dello studio che sarà sempre subordinato e finalizzato all'attività pastorale prestata "col cuore la voce e gli scritti" (11).

Richiesto per annunciare la parola di Dio Agostino giunge spontaneamente e rapidamente alla convinzione espressa a Cassiciaco nel De Ordine che la predicazione solida e retta richiede un serio impegno formativo che abbraccia la vita la preghiera e lo studio (12).

Infatti lo studio e l'accostamento tenace puntuale e costante della parola di Dio sono assolutamente necessari per annunciare

la verità e per conformare la vita come il maturo vescovo esprimerà nel De Doctrina Christiana opera iniziata agli esordi dell'attività episcopale e terminata trent'anni dopo durante la stesura delle Retractationes (13).

Quanto scrive della predicazione nell'ultima fase della vita evidenziando la testimonianza coerente la preghiera costante e lo

studio assiduo è assolutamente conforme all'insegnamento e alla condotta degli inizi: "Pertanto il nostro oratore quando annuncia cose giuste buone e sante (non deve infatti annunciare altro) deve farsi ascoltare per quanto gli è possibile con intelligenza con piacere e con docilità: e non deve dubitare che gli riuscirà (se e come gli sarà possibile) più per la pietà delle sue preghiere che per le sue virtù oratorie) Così pregando per sè e per coloro ai quali si rivolgerà egli sarà prima che un declamatore un maestro di preghiera e di eloquenza) Quando perciò è ormai vicina l'ora di parlare prima di consentire alla lingua di proferire parole, elevi a Dio la sua anima assetata perchè possa trarre fuori quel che l'ha nutrita ed effondere quel che l'ha saziata." (14)

"Ma perchè si ascolti con docilità indipendentemente dalla sublimità dello stile conta ben più la vita di colui che parla ... quasi trasformando la propria forma di vita in una occasione di annuncio." (15)

Anche se nell'ottica monastica di Agostino e di altri Padri non è tra loro incompatibili, l'accettazione del ministero ha influenzato positivamente la concezione monastica teologica e pastorale con

un'adesione più intima al piano divino che libera dai progetti personali e pone il monaco Agostino più decisamente sulla via

della carità che dilata gli spazi (16) facendolo tutto a tutti secondo l'esempio dell'apostolo (1 Cor) 9, 22. E il comando di

Cristo "non volendo più ciò che volevo io ma volendo ciò che volevi tu." (17)

 

Agostino prete di Ippona

Nelle Confessioni (XI, 2, 2) il vescovo Agostino ricorda incitamenti e intimidazioni consolazioni e direttive del Signore a predicare la parola di Dio e a dispensare i sacramenti al suo popolo.

Ma già nella lettera 21 scritta prima della Pasqua 391, all'indomani dell'ordinazione sacerdotale quanto mai significativa per conoscere interrogativi ansie timori e speranze del neosacerdote che si professa impreparato all'ufficio tanto alto e impegnativo che comporta virtù tipicamente pastorali prudenza e responsabilità dedizione e umiltà, Agostino chiede un periodo di tempo almeno sino a Pasqua per approfondire nello studio e nella preghiera la Sacra Scrittura da cui ricavare ciò che serve all'esercizio sacerdotale.

A Tagaste aveva già dato prova dell'approccio serio e proficuo alla Scrittura in chiave antimanichea commentando la Genesi: de Genesi Contra Manichaeos (18)) ora invece si tratta di uno studio in funzione pastorale che illumini l'attività sacerdotale e soddisfaccia le esigenze dei fedeli.

A Girolamo il quale scrive che "l'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo" (19) fa eco Agostino che afferma: "è vano predicatore della parola di Dio all'esterno chi non l'ascolta dentro di sè" (20).

Il Concilio Vaticano II citando questi due testi (Dei Verbum 25) accomuna insieme il grande traduttore ed interprete della Scrittura e il grande pastore e predicatore che della Scrittura ha fatto il nutrimento quotidiano della vita propria e dei fedeli. Quale l'atteggiamento e lo stato d'animo di Agostino nell'assumere il ministero sacerdotale ? Come ha superato il dissidio tra vita contemplativa cui è naturalmente portato e servizio apostolico teso a guidare e forgiare il popolo di Dio ?

Rinunziando alle aspirazioni personali di raccoglimento e di contemplazione il monaco africano ha certamente lasciato molto ma il sacerdozio gli ha dato di più di quanto gli ha tolto: al servizio della Chiesa infatti è diventato ciò che è stato progredendo nella conoscenza stessa come scrive Trapé: "a Milano aveva scoperto la Chiesa come garante delle Scritture a Roma la scoprì come madre di tutti i cristiani, a Ippona la scopriva bisognosa dell'aiuto degli stessi suoi figli." (21)

Con sentimenti di fede e di umiltà dimentico di sè ha servito per quarant'anni come ministro della parola e dei sacramenti la Chiesa di Ippona e come dottore e teologo la Chiesa universale. La sua vita appartiene totalmente alla Chiesa: nel servizio sacerdotale si è santificato e da vero uomo di Chiesa si è lasciato guidare e plasmare dallo Spirito che si possiede dirà in una omelia a misura dell'amore che si porta alla Chiesa (22).

Il motivo del pianto al momento della scelta sacerdotale è da ricercarsi, oltre la considerazione dei pericoli concernenti il governo e l'amministrazione della Chiesa (23), nel fatto che vengano meno la tranquillità interiore e la feconda comunione di vita con gli amici che aveva vanamente vagheggiata a Milano e utilmente sperimentata a Cassiciaco ubi ab aestu saeculi requievimus in te(24) elaborata a contatto dei monasteri di Milano e Roma e attuata a Tagaste.

Ora tutto questo scompare dalla sua vita e una molteplice attività imprevista e indesiderata gli si para innanzi. E' il sacrificio di un intellettuale riluttante all'azione che aspira all'ozio liberale degli antichi dediti allo studio al raccoglimento e al dialogo elevato: è il dolore del mistico che ha trovato riparo alla luce interiore lontano dagli affari del mondo e ora si ritrova nuovamente immerso nelle occupazioni quotidiane che faticosamente ha lasciato (25).

Ma dalla dolorosa rinuncia nasce il pastore che si apre alla realtà quotidiana e si dona con amore paziente e premuroso alla gente prestando vigile attenzione alle persone e usando le parole del cuore comprensibili a tutti semplici e nobili rozzi e colti umili e violenti.

La dedizione apostolica e la dimensione ecclesiale a servizio del Cristo totale capo e corpo (26) portano avanti e completano la logica della conversione che va dal battesimo alla vita ascetica dal monachesimo al sacerdozio. Agostino stesso il 18 dicembre 425 ricorderà ai fedeli di Ippona il cambiamento che si è operato nella sua vita (27).

La grandezza di Agostino è tutta nella disponibilità ad accogliere la chiamata della Chiesa a servizio del popolo di Dio anteponendo le esigenze evangeliche agli interessi personali: attraverso il ministero sacerdotale è diventato il santo il pastore il maestro, il teologo, che noi amiamo e ammiriamo. Nella prima opera scritta da prete esprime la convinzione che il possesso di Dio dipende proprio dall'apertura al prossimo: "Qualunque sia l'ingegno di cui eccellono se Dio non è vicino strisciano per terra. Ma egli è vicino solo se la società umana sta a cuore a coloro che tendono a Dio. Nulla si può trovare di più sicuro di questo gradino verso il cielo" (28).

Agostino abbina così vita apostolica e vita monastica; è l'unica concessione del vescovo: "Valerio di felice memoria conosciuto il mio proposito mi diede quell'orto in cui ora c'è il monastero. Cominciai a racogliere fratelli che condividevano il mio programma di vita e che nulla possedevano ed erano decisi ad imitarmi" (29).

Probabilmente il vescovo non gli ha concesso tutto il tempo richiesto per prepararsi al ministero, ma gli ha permesso vista l'insistenza di Agostino a rimanere monaco e la volontà di perseverare nella vita di semplicità e fraternità, di continuare il cammino spirituale precedente dapprima con alcuni dei vecchi compagni di Tagaste e poi con altri che vanno aggiungendosi al gruppo iniziale.

Nel monastero dell'orto Agostino è l'unico prete gli altri laici. Anche da vescovo rimarrà fedele all'ideale monastico mantenendo vivo e ardente il desiderio di contemplazione e raccoglimento, senza tralasciare l'intensa attività apostolica. Nell'intimo Agostino è rimasto monaco cercando di approfittare di ogni circostanza e momento per meditare la parola di Dio di cui avverte l'assoluto bisogno. Chiamato ad annunciare la parola sente viva e acuta la necessità di approfondirla e interiorizzarla per proclamarla con fedeltà e testimoniarla con la vita.

Anche la vita e l'atteggiamento episcopale saranno sempre intonati alla semplicità monastica e alla povertà evangelica (30). Nella lettera 60 al vescovo Aurelio di Cartagine con cui collabora in perfetta sintonia nella guida della chiesa africana espone le condizioni richieste al monaco per essere elevato all'ordine clericale: non ordinazioni indiscriminate ma scelta oculata delle persone: età matura (non meno di 25 anni) buona reputazione (sottoposte a inchiesta episcopale e all'approvazione dei fedeli), continenza (castità perfetta per alcuni) vigilanza e prudenza (31).

La lettera del 401 è poco posteriore alle decisioni del Concilio cartaginese del 1 settembre 401 che aveva preso posizione sull'ordinazione dei monaci e il trasferimento degli stessi ad altro monastero per assumere la carica di superiore. Leggiamo ciò che ci riguarda da vicino in riferimento ai monaci Donato e suo fratello disertori del monastero:

"si arreca una vergognosa offesa all'ordine clericale qualora i disertori dei monasteri vengano scelti per la milizia clericale mentre quelli che rimangono nel monastero siamo soliti accogliere nel clero solamente i più provati e i migliori salvo che come dice il volgo: Un cattivo flautista del coro è ancor sempre un buon suonatore di cappella; ma allora lo stesso volgo si prenderà gioco di noi dicendo: Un cattivo monaco è può sempre un buon chierico. Sarebbe doloroso se innalzassi i monaci a una così dannosa superbia e ritenessi degni di ingiuria sì grave i membri del clero al numero dei quali apparteniamo noi pure, mentre talvolta un buon monaco a stento riesce ad essere un buon chierico anche se possiede sufficiente continenza qualora gli manchi la necessaria istruzione o una stabile integrità di vita" (32).

Per Agostino la carica ecclesiastica è quindi più esigente e impegnativa della vita monastica.

 

Relazione col vescovo e i laici

I rapporti coi laici fedeli e non pagani giudei ed eretici (manichei, donatisti, ariani) hanno di mira il miglioramento e la cristianizzazione della vita con particolare insistenza sulla coerenza e l'attuazione della parola di Dio come risulta dalle omelie e dalle lettere. Come prete non fa nulla senza il vescovo nè si permette di intromettersi negli affari di altre chiese a meno che il vescovo stesso successore degli apostoli e primo responsabile della diocesi lo autorizzi espressamente. Anche da vescovo si mostrerà osservante delle decisioni dei concili africani.

Il prete Agostino sinceramente umile - l'umiltà di Cristo scrive nelle Confessioni (VII, 9, 13-10 e 18, 24) è all'origine della sua conversione ha ben vivo il senso del limite: sa bene che le sue decisioni non suffragate dalla competente autorità possono essere riprese dal primate o dai concili e sinodi provinciali.

Sin dall'inizio del presbiterato svolge un ruolo di animatore e consigliere nel clero africano che annoverava circa 65° sedi episcopali (33) come appare dalla prolusione de fide et symbolo da lui tenuta al concilio plenario di Ippona svoltosi l8 ottobre 393 e da lui presieduto. Dal discorso emerge chiaramente il senso agostiniano della predicazione che è l'attività apostolica a lui più congeniale confermata dalla serie impressionante di Sermones tractatus enarrationes.

La predicazione favorisce il contatto intimo e profondo con gli ascoltatori instaura rapporti amichevoli e familiari perchè riversa negli altri il proprio cuore: "noi procuriamo per mezzo delle nostre parole quando dichiariamo una verità di far sì che la nostra anima si apra a chi ci sta ascoltando e così per mezzo di queste espressioni verbali viene portato a conoscenza di un altro ogni segreto del nostro cuore ... Che altro infatti ci proponiamo di fare se non di trasferire la nostra stessa anima,se fosse possibile nell'anima di chi ci ascolta per renderla davanti a lui conoscibile e trasparente? e intanto può rimanendo interamente in noi stessi e senza staccarci da noi nondimeno manifestare un giudizio tale da fare intendere che il nostro mondo interiore si è riversato per farsi conoscere in un altro ? e così per quanto ci è concesso fare in modo che quasi un'altra anima venga ricreata dalla nostra stessa anima per virtù della quale essa si va rivelando ? " (34).

La predicazione è il riflesso del cuore e dell'anima di Agostino: lo si vede e conosce nelle parole rivolte ai fedeli tanto diversi per cultura estrazione sociale e fervore religioso. E poichè la prolusione tratta del Credo così conclude: "e' questa la fede contenuta nel Simbolo in brevi formule: essa viene offerta ai novelli cristiani perchè sia da essi conservata. Tali formule pur così brevi sono presentate ai fedeli perchè credendo si sottomettano umilmente a Dio e una volta sottomessi a lui vivano rettamente e vivendo rettamente procurino di purificare il loro cuore e attraverso la purezza di cuore possano comprendere quello che credono." (35).

Purificare la vita eliminare gli abusi sia del clero che dei fedeli è lo scopo principale dell'attività sacerdotale) il suo pensiero e atteggiamento di cui egli stesso ci informa abbondantemente si possono sintetizzare nella frase espressiva ripresa dal Crespin: "nè banchetti in chiesa o presso le tombe nè chierici e monaci in taverna!" (36).

Vale la pena di soffermarci a considerare ciò che ha compiuto per eliminare gli abusi collegati alle feste patronali e per mantenere alto il livello del clero.

Le feste dei martiri in particolare la sagra patronale di S. Leonzio ad Ippona si traducono spesso in baldorie sfrenate. Contro i banchetti in chiesa sollecita l'intervento di Aurelio che già da diacono si era opposto. Al concilio ipponense era stato approvato un canone al riguardo ma la sua applicazione risultava assai laboriosa per la reazione scomposta dei cittadini.

In Africa perdurava inoltre l'usanza dei pasti sulle tombe o refrigeria da cui neppure Monica era esente come ricorda Agostino nelle Confessioni: "Un giorno mia madre secondo un'abitudine che aveva in Africa si recò a portare sulle tombe dei santi una farinata del pane e del vino. Respinta dal custode appena seppe che c'era un divieto del vescovo lo accettò con tale devozione e ubbidienza da stupire me stesso al vedere la facilità con cui condannava la propria consuetudine anzichè discutere la proibizione del vescovo ... in luogo di un canestro pieno di frutti terreni imparò a portare alle tombe dei martiri un cuore pieno di affetti più puri. (37)

Sarà Monica ad inviare il figlio da Ambrogio per conoscere le ragioni delle diversità tra usi milanesi ed africani (38) tenendo presente come ricorda Agostino nelle lettere 22 ad Aurelio e 29 ad Alipio che anche a Roma vigeva la tradizione dei banchetti nelle feste dei martiri. Ad Ippona la festa dell'allegrezza era ben presto degenerata nella festa dell'ubriachezza (39). Agostino stigmatizza il malcostume: "ciò che è illecito tra le pareti domestiche lo si compie entro le mura della Chiesa!". La lettera 29 ci offre una dettagliata relazione della faccenda e della soluzione agostiniana. Senza dilungarci ulteriormente notiamo in Agostino il tentativo perfettamente riuscito di recuperare il senso cristiano e religioso delle feste patronali scuotendo la pigrizia e invitando come dice in varie omelie all'imitazione di coloro che celebriamo: "onorare i santi e non imitarli è vana adulazione. (40)

Nel discorso 351 sul valore della penitenza tenuto nel 391 nel primo anno di sacerdozio invita i penitenti a conversione proponendo l'esempio di Cristo e dei santi: "osserva con attenzione quante migliaia di martiri ci sono. Perchè ti piace celebrare le loro feste con smodati banchetti e non ti piace seguire l'esempio della loro vita con onesti costumi? Hai davanti agli occhi non solo uomini ma anche donne ed ancora bambini e bambine che non si sono lasciati ingannare dalla loro inesperienza nè pervertire dall'iniquità nè abbattere dal timore del pericolo nè corrompere dall'amore dei beni del mondo. Tu non puoi cercare scuse tu hai davanti a te non solo la bontà inequivocabile dei precetti ma anche una schiera innumerevole di coloro che li hanno seguiti. (41)

 

La gente di Ippona

Nella maggioranza la gente è semplice. Ad essa sin dall'inizio adatta il linguaggio e cambia il modo di esprimersi: lo studioso e il maestro di eloquenza cedono il posto al predicatore che desidera farsi capire da tutti perchè è a servizio di tutti e non di una categoria privilegiata. Coi pagani mantiene un rapporto garbato e delicato: accetta dice in un'omelia del periodo pasquale del 395 anche inviti a pranzo preferendo la loro compagnia a quella di cattivi cristiani perchè si ravvedano.(42)

Continui sono i richiami alla conversione. Sa bene che molto paganesimo (spettacoli, prostituzione, magia) è rimasto nel cuore di non pochi cristiani: è "più facile fare scomparire gli idoli dai templi che scacciarli dal cuore e dalla immaginazione degli uomini. (43) Inoltre le stesse persone "che riempiono le chiese nei giorni di festa dei cristiani riempiono anche i teatri nei giorni di festa dei pagani." (44)

Anche con gli eretici (manichei, donatisti, ariani) intrattiene rapporti sereni e amichevoli discute in pubblici dibattiti e contraddittori affronta temi e questioni nelle omelie e negli scritti. Le prime opere del neosacerdote si occupano infatti dei manichei e dei donatisti. Poichè delle opere ha trattato V. Grossi noi accenniamo solamente ad alcuni motivi presenti nei discorsi che rivolge dal pulpito ai fedeli accanto alla cattedra episcopale di Valerio: unità della Scrittura e concordanza fra antico e nuovo Testamento (45); unità e universalità della Chiesa (46); il Cristo totale capo e corpo (47); Cristo ha sofferto ed è morto realmente: ha assunto un vero corpo umano (48); l'umiltà elimina il vizio della superbia (49) che causa divisioni ed eresie (50); l'eresia è utile per consolidare la fede e approfondire la ricerca della verità (51); i ministri di Cristo non devono ricercare i propri interessi ma quelli di Cristo (52) a cui appartiene il gregge dei fedeli (53).

Questi temi sono indicativi dell'atteggiamento di Agostino che attivamente inserito nel contesto ipponense affronta con decisione i portatori di idee errate non conformi alla verità della fede cattolica. La pazienza di Dio che tollera i peccatori è un richiamo alla pietà e alla misericordia con tutti (54); si deve odiare il peccato ed amare il peccatore (55) gemendo davanti a Dio nella preghiera: "intendiamo correggerli migliorarli e rinnovarli: quando non ci riusciamo gemiamo ma se gemiamo non rimaniamo staccati da loro." (56)

Il confronto con i donatisti che lo impegneranno a lungo inizia ad Ippona. Mentre a Tagaste sono tutti cattolici, Ippona è dominata dal partito di Donato. Con tutti si mostra garbato nel tratto ma fermo nella dottrina: disposto al dialogo affronta le questioni senza litigiosità con spirito di preghiera in vista della pace e dell'unità della Chiesa che rimane la suprema preoccupazione (57).

Il grande amore alla Chiesa e il senso della Chiesa derivati da S.Cipriano datano da questo periodo e durano per tutta la vita: non desidera altro che trasmettere e comunicare la gioia dell'appartenenza ecclesiale. Questa gioia spiega l'attività inesausta e indefessa intesa come una missione esigente. Particolare riguardo e speciale predilezione sono riservati ai fedeli di Ippona. Cristiani medi hanno bisogno di essere educati e purificati da atteggiamenti grossolani spesso esteriorizzati per essere portati a una fede autentica e profonda. Dai Sermoni che ne colgono stati d'animo e atteggiamenti ci si rivela una folla commovente per l'entusiasmo talvolta scandalosa nelle manifestazioni, quasi sempre mediocre senza note di particolare rilievo: "le parrocchie a qualunque tempo appartengano scrive Van der Meer si assomigliano tutte tra loro." (58)

Si tratta di un'opera fondamentale per conoscere l'attività agostiniana: basta scorrere i titoli dei capitoli della parte prima per avere un quadro esauriente della Chiesa di Ippona. Gente che si lamenta in continuazione si scoraggia facilmente per il benessere dei cattivi spera prosperità terrene si batte rumorosamente il petto nella confessione dei peccati. Gente sinceramente affezionata al suo pastore non si stanca di ascoltarlo ed egli acconsente di buon grado ai loro desideri predicando in continuazione poichè l'affetto è vicendevole.

Accanto alla massa c'è anche il popolo nuovo che si impegna sinceramente e stimolato dalla parola calda e suadente si rinnova in continuazione progredendo decisamente sulla via della santità. Sono coloro che accogliendo con docilità e fedeltà la chiamata divina ingrossano le fila del clero e degli asceti dei monaci e delle vergini spiritualmente diretti da Agostino come rileva Possidio: "Frattanto di giorno in giorno venendo in più chiara luce la verità della predicazione della Chiesa Cattolica come pure l'ideale di vita dei santi servi di Dio la loro continenza la loro austera povertà si cominciò con gran desiderio a richiedere e a ricevere dei vescovi e dei chierici dal monastero che a quel memorabile uomo doveva la sua esistenza e i suoi progressi; in tal modo ebbe inizio e poi si stabilì la pace e l'unità della Chiesa." (59)

Dal momento dell'avvio alle cariche ecclesiastiche si sforza di ovviare alla crisi vocazionale della Chiesa africana trasformando i monasteri in scuola di vita e formazione anche per la provvista di varie diocesi. L'opera si intensifica quando ormai vescovo lascia il monastero dell'orto per l'episcopio che diviene monastero dei chierici. Possidio lo definisce vivaio di preti e vescovi: è il nuovo clero di domani. Più della quantità si preoccupa della qualità, più del numero conta la santità. Conosce bene l'arrivismo di alcuni (60), i vizi di altri (61), l'indegnità di molti (62).

L'impegno formativo e l'ideale di perfezione richiesto dallo stato sacerdotale non gli risparmiano la preoccupazione per la perseveranza dei chierici qualificati moralmente e preparati culturalmente di fede robusta e carità operosa. "La vitalità della Chiesa d'africa si manifesta con una nuova generazione di vescovi che prendono il posto di prelati ambiziosi compromessi intriganti e dalla scarsa teologia compensata con l'intrigo e il cavillo. Attorno ad Agostino d'ora in poi troviamo vescovi di qualità dalla teologia sicura e dalla dedizione interessata al servizio della Chiesa e del popolo cristiano." (63)

Ma questa è più l'azione del vescovo che del prete Agostino.

 

 

Note

1) Nell'edizione dell'Opera Omnia(nBa) i volumi delle Lettere (XXI, Roma 1969, pp. CVIII-CXVII) dei Discorsi(XXIX, 1979, pp. CXII-CXLI) e dei Commenti ai Salmi (XXV, 1967, pp. XLIV-XlVII) sono dotati di tavole cronologiche con relativa bibliografia con indicazione di data e località). Pochissime le lettere del periodo sacerdotale: 21 a Valerio; 22 ad aurelio; 23 a Massimino donatista; 26 a Licenzio; 28 a Girolamo e 29 ad Alipio). Dei Discorsi pubblicati in 6 volumi (XXIX-XXXIV) e ripartiti in 9 tomi risalgono a questo periodo i Sermones 1; 2; 12; 20; 50; 63a; 214; 216; 259; 260a; 260C; 292 e 351. Le Enarrationes oltre a quelle dettate (1-32) che meno ci interessano, tenute verosimilmente a Ippona sono le seguenti: 21,11; 37; 54; 63; 94; 97; 100; 101, 1-11; 145 e 148) i concetti della relazione anche se non espressamente citati sono ripresi dalle lettere e dalle omelie qui indicate)

2) CERIOTTI, S. Agostino. Sul sacerdozio, Roma 1985 e la pastorale

delle vocazioni in S. Agostino, Palermo 1991

3) ep.85,2; 86; 127,5; 242,1; Serm.68,13; 164,7; 339,2 e 340,1)

4) Conf. IX, 6, 14

5) Possidio, Augustini Vita, 3, 2 a cura di M. Pellegrino, Alba 1955

6) Serm. 355,2 e Vita, 4

7) De Vera Religione, 4, 7; Conf. VII, 9, 13-15; De Civ. Dei, VIII, 8 e tutto il libro X.

8) Cfr. Ep.5 di Nebridio tra le agostiniane.

9) Serm. 355, 2 e Vita, 4, 1

10) J.RATZINGER, Popolo e casa di Dio in Sant'Agostino, Milano (1978)

11) Conf. IX, 13, 37

12) De Ordine, II,19,51: alla sapienza giunge solo qui bene vivit bene orat bene studet.

13) Retr. II, 4

14) La Dottrina Cristiana, IV, 15, 32 a cura di L. Alici, Milano 1989, 318

15) ibidem, IV, 27, 59 e 29, 61, pp. 351 e 357

16) Serm. 69, 1: "Ma se si trovano nelle angustie i recipienti di carne si dilatino gli spazi della carità."

17) Conf. IX, 1, 1

18) Cfr. Retractationes, I, 10

19) Comm. in Isaia Prol.

20) Serm. 179, 1

21) P. Trapè, S. Agostino, L'uomo, il pastore, il mistico, Fossano 1979, p. 170

22) in Io. Ev. tr. 32, 8

23) ep. 21, 2 e Vita, 4, 2-3

24) Conf. IX, 3, 5

25) V. Paronetto, Agostino. Messaggio di una vita, Roma 1981, pp. 100-101

26) Cfr. en. in Ps. 37, 6, 16; 54, 3 e 100, 3.

27) Serm. 355, 2

28) De Utilitate Credendi 10,24; Retractationes, 1 e Agostino, il filosofo e la fede, Milano 1989 a cura di O. Grassi, p. 263

29) Serm. 355, 2 e Vita 5, 1

30) Cfr. ep. 48; 73, 3-10; 211, 2-3; de Opere Monachorum 29, 30 e Serm. 356, 13

31) R. Crespin, Ministère et sainteté. Pastorale du clergé et solution de la crise donatiste dans la vie et la doctrine de Saint Augustin, Paris 1965, pp. 111-113

32) ep. 60, 1

33) R. Crespin, op. cit., 16

34) de fide et symbolo e Agostino, Una fede una Chiesa Padova 1985 a cura di L. da Trino pp.66-68

35) ibidem, 25, pp. 108-109

36) Crespin, op.cit.,111

37) Conf.VI, 2, 2

38) Cfr. ep. 36, 14, 32 e 54, 2, 3

39) ep. 29, 2

40) Serm. 325, 1

41) Serm. 351, 4, 11

42) en. in Ps. 100, 8

43) ep. 232, 1; en. in Ps. 98, 2 e Serm. 223a, 5: "Spezzate gli idoli dentro i vostri cuori."

44) de catech. rudibus 25, 48 a cura di a. MURA, Brescia 1971, p. 80

45) Serm.1, 2, 5 e enarr. in Ps. 145, 14

46) en. in Ps. 21, 11, 24; 54, 11 e 56, 13

47) Cfr) nota 26.

48) en.in Ps. 37, 26

49) Serm.292.

50) en. in Ps. 54, 11-15-21-26; 56, 13; 97, 9; 101, 8 e 145, 17

51) en. in Ps. 54, 22

52) en. in Ps. 100, 10

53) en. in Ps. 21, 11, 31 e 94, 11

54) en. in Ps. 54, 4; 100, 1; 101, 11, 3 e Serm. 20; 351

55) en. in Ps. 37, 24; 54, 4 e 100, 5

56) en. in Ps. 101, 1, 6)

57) Cfr. ep. 23 a Massimino donatista

58) Van der Meer, S. Agostino pastore d'anime, Roma 1971, 317

59) Vita1i, 2

60) ep. 21, 1 e Serm. 355, 6

61) ep. 22, 7

62) Contra litt. Petil. III, 3, 6 e ep. 208

63) A. G. HAMMAN, La vie quotidienne en Afrique du nord au temps de S. Augustin, Paris 1979, 32