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fratelli e sorelle in sant'agostino

 Monica affida il figlio al Maestro, particolare del viso

Benozzo Gozzoli: particolare del viso di Monica

 

 

 

FRATELLI E SORELLE IN SANT'AGOSTINO

Suore Agostiniane di Milano

 

 

... Siamo commosse per questo fatto nuovo nella storia della nostra Comunità: a memoria nostra nessuna è stata mai invitata a presentare - fuori del nostro monastero - l'ideale della spiritualità agostiniana monastica, proprio a fratelli che godono l'onore di vivere in questo antico Cassiciacum che vide uno dei travagli più difficili di conversione come lo fu quello del nostro santo padre Agostino. E dobbiamo confessare che, con la commozione, sentiamo anche la nostra incapacità di tradurre, dalla tradizione, quanto passò nella mente e nell'anima sua di fronte alla decisione di scegliere un modo confacente alle aspirazioni del suo spirito e a quello dei suoi amici, per mettersi al servizio totale di Dio.

Ci troviamo tra persone che già conoscono la storia di questo grande santo, per cui - con semplicità - vorremmo illustrare in breve il punto di partenza fino allo sviluppo della sua idea monastica, così come tuttora si vuole realizzare nei nostri monasteri.

 

Dalla sapienza pagana alla cristiana

S. Agostino è l'uomo della ricerca insistente della Verità e della Sapienza. Con la lettura dell'Ortensio scopre la sapienza ed entra nella sua mente un ideale di vita ascetica: il desiderio della sapienza immortale, l'abbandono di ogni speranza mondana ed il distacco totale dalle ricchezze.

Poi la conoscenza dei libri neoplatonici lo spinge ancora un passo più avanti sulla via della perfezione ascetica: lo studio della sapienza in convivenza. La rinuncia al mondo ed agli onori veniva ad essere l'atmosfera più adatta per un progetto di vita comunitaria, che sarebbe consistito nel cercare insieme la sapienza (Dio e la vita felice) in un tranquillo otium (in senso latino). Il progetto fallì a causa delle donne che alcuni avevano ed altri desideravano avere. Per consiglio del sacerdote milanese Simpliciano, Agostino legge il Vangelo di S. Giovanni, il Prologo del quale completa e ratifica la dottrina neoplatonica. Poi la lettura di S. Paolo troverà la giustificazione del processo dell'anima verso Dio, preconizzato da Plotino. Entrambi, Giovanni e Paolo, gli offriranno allo stesso tempo l'occasione di conoscere diligentemente l'ideale ascetico della Madre Chiesa. S. Simpliciano non sbagliò. Agostino cominciava a percorrere, quasi inconsapevolmente, la via della sapienza cristiana.

 

Primi inizi della vita monastica

Dopo la lotta per liberarsi dai piaceri dei sensi, Agostino inizia la conversione, che potremmo chiamare monastica. Mentre ancora si dibatte nella crisi più acuta, gli viene riferito quanto aveva fatto Antonio d'Egitto e, dietro il suo esempio, molti - spinti dal desiderio della perfezione evangelica - lo avevano seguito nella via ascetica monastica. Fu il colpo di Grazia ! "Cosa facciamo ? Cosa significa quanto hai udito ?

Alcuni indotti si alzano e rapiscono il cielo, mentre noi, con tutta la nostra dottrina insensata, ecco dove ci avvoltoliamo, nella carne e nel sangue."

Da questo momento la sua conversione significa ormai donazione completa al più sublime ideale di perfezione cristiana. Però, per Agostino l'aver rinunziato a tutto è ancora qualcosa di negativo. E' giunto il momento di attuare una comunità consacrata allo studio in senso nettamente cristiano. La prima cosa gli servirà per vuotarsi di se stesso e del mondo, dando posto a Dio nella quiete; la seconda, appoggiata su questa donazione a Dio, edificherà l'unione di anime e di cuori, fondamento della vita comune del monastero. "Or dimmi - chiede la Ragione ad Agostino nei Soliloqui - perchè vuoi che vivano con te gli amici ? Per cercare in amorevole concordia la conoscenza di Dio e dell'anima. In questo modo quelli che giungeranno prima alla Verità, potranno comunicarla agli altri senza travaglio." (Soliloqui 1, 12, 20) Gli amici sono necessari nella vita, giacchè l'unione di anime e di cuori attira la sapienza. Una comunità di amici che cercano la vita beata è un dono di Dio.

In questo senso la conversione alla vita monastica non è che una spiritualizzazione cristiana della comunione di anime e di cuori in Dio, instaurata come base del monastero. I monaci, per Agostino, sono cristiani convertiti alla vita comune. Caratteristica della vocazione agostiniana è: la comunione e la società di cui si parla negli Atti degli Apostoli: "Avevano una sola anima e un sol cuore in Dio." "L'anima del cristiano che entra nel monastero deve cessare di essere propria e passare ad essere di tutti gli altri fratelli. Quelle di costoro, a loro volta, passeranno ad essere sue.

O meglio, le loro anime e quella di lui ne formeranno una sola: l'anima una di Cristo." La vera vocazione fa germogliare nella coscienza la decisione di una vita di completa donazione: "Ormai Te solo amo, Te solo seguo, Te solo cerco, Te soltanto sono disposto a servire, perchè Tu solo giustamente governi e perciò voglio essere tua proprietà." (Soliloqui 1, 1, 5) Abbracciare la vita religiosa non vuol dire essere già anime perfette, ma cuori che bramano tendere a questa perfezione mediante i consigli evangelici. Agostino aveva dovuto qualificare il primo esperimento di ritiro a Cassiciacum come un riposo tranquillo dalla bufera del secolo. La vita del monaco a Tagaste ed a Ippona è un vero Ozio nel Signore.

Da lui è paragonato ad un porto tranquillo. Tuttavia il porto ha bisogno anche di un'entrata alle navi per approdare e rifugiarsi e, attraverso di essa, può soffiare con impeto il vento. Il nemico della vita comune è sempre pronto a sconvolgere le anime con la forza della tempesta. Nel porto non esistono scogli, ma le navi possono entrare in collisione tra loro. (Cfr. Expositio sul Salmo 99, 10)

La sofferenza e la croce sono compagne inseparabili nel monastero. Anche a chi accetta la via stretta della perfezione si possono applicare le parole del Maestro: "Tutti quelli che vogliono vivere santamente in cristo, patiranno persecuzione per la giustizia. Vuoi provare che è verità ciò che affermo ? Comincia a vivere santamente in Cristo." dice Agostino (Expositio sul Salmo 54, 8) I monasteri, istituzione santa della Chiesa, ma formata da uomini, hanno cose ottime, ma hanno anche le loro deficienze: "Non cercate in questa vita pace e sicurezza." (Expositio sul Salmo 99, 11)

 

Struttura teologica del fondamento

Sebbene S. Agostino ponga la vita comune perfetta come fondamento del suo ideale monastico, non la concepisce in modo completamente isolato, ma nell'insieme organico del Corpo Mistico, la Chiesa. La comunità agostiniana è il Corpo Mistico stesso ridotto ad un gruppo di membra che si consacrano a Dio.

Allo stesso modo che nella Chiesa la carità (amore) unisce questa membra scelte in una sola comunità di vita in Deum. L'amore rende a tutti comune quanto ciascuno possiede: spirituale e materiale. Questa unità di carità nel monastero è opera dello Spirito Santo, del Quale ogni membro è tempio. S. Agostino considera primieramente la carità nella Trinità: "in Deum", non in noi. Qui Agostino parla dell'unità proprio come Cristo della permanenza nella carità. Perciò nessuno può essere uno nel Corpo di Cristo se non è in comunione con lui. Poichè dove manca l'unità dello Spirito, per mezzo del vincolo della pace, vi può essere - certo - una forma di pietà, ma non è possibile che esista la virtù della carità.

Migliaia di cristiani possono formare una sola anima grazie all'unione di questa carità in Dio. A maggior ragione, un gruppo di anime consacrate può realizzare questa ammirabile unità di un solo cuore in Dio, l'anima unica Christi, che è e sarà sempre l'anima una Ecclesia. La diversità è imprescindibile a causa dell'adempimento della propria missione nella vita comune; l'unità per l'influenza degli uni sugli altri, a beneficio di un'azione comune. Tutti i doni del Signore sono posseduti in comune in questa unità vivente, cementata dalla carità (Cfr. Sermo XIX, 4).

"Se mi domandi - dice Agostino - che cosa devi fare per vivere dello Spirito di cristo, la risposta è pronta: Rimanere nel Corpo di Cristo, comunicare nell'amore con tutte quelle membra che vivono della sua stessa Vita, vivere Deo de Deo. Oh, mistero d'amore, oh, simbolo di unità, oh, legame di carità ! " (Cfr. In Jov. ev. tract. 26, 13) In sintesi, allora, possiamo dire che la spiritualità di Agostino consiste nella ricerca di Dio in comunione vivendo nella carità.

In questi tre punti - ricerca di Dio, comunione, carità - possiamo scoprire le stesse aspirazioni di ogni cuore umano. Anche l'uomo d'oggi, quasi perseguitato da un inconsapevole e profondo bisogno di Dio, non conoscendoLo, Lo cerca per colmare, magari in modo sbagliato, il vuoto del suo cuore. Soprattutto i giovani si volgono ai piaceri o alla droga o ad altri valori, che non possono soddisfare la loro brama di felicità.

Qualcuno, che già ha esperimentato ciò che è negativo, cerca in altre religioni o nelle sette quanto pensa lo possa aiutare ad evadere da questa realtà presente che lascia insicuri e delusi. Comunque, rimane fermo un punto comune, ed è quello che riguarda l'amicizia, a cui credono e in cui pensano di trovare ciò che li farà crescere nella loro personalità. In fondo è ciò che viviamo noi, monache, nelle vere Comunità e nella carità. I giovani posseggono una carica molto forte di comprensione e di tolleranza fra di loro, sono generosi anche se temono di prendere decisioni definitive, pur rimanendo sempre il pericolo di lasciarsi trascinare da qualche leader che, con falsi miraggi, li può mettere sulla strada della violenza. A questo punto viene spontanea la domanda: se la spiritualità agostiniana è così attuale, perchè sono così poche le giovani che chiedono di entrare in monastero ? Si può rispondere: la scarsità delle vocazioni alla vita religiosa è un fattore comune sia alla vita attiva che monastica, anzi, proporzionalmente sono più quelle che scelgono la vita contemplativa. Non bisogna dimenticare che la vocazione è una chiamata del Signore e deve trovare cuori disposti alla risposta ed alla sequela.

E' innegabile che, se trovano un monastero che sa testimoniare meglio l'essenza di questa vita ... se poi vi trovano qualche coetanea che sa comunicare il suo entusiasmo, è più facile essere attratte. Talvolta queste giovani hanno paura che, anzichè trovare risposta ai bisogni più intimi, trovino la morte di ogni aspirazione e remore alla loro realizzazione. Invece, se hanno la grazia di fare una vera esperienza di Dio e del Suo amore, trovano la forza e la gioia di compiere quei sacrifici e quelle rinunce che, anzichè mortificare, potenziano la loro capacità di donazione e di amore.

Perchè, come è stato bene illustrato nella Esortazione Apostolica Vita consecrata la vocazione e missione della vita monastica è "segno dell'unione esclusiva della Chiesa-Sposa con il suo Signore, sommamente amato."

E la stessa vita di ascesi, liberando lo spirito da ogni legame terreno, gli dà ali per vivere in pienezza ed in purezza il vero amore sponsale. Dobbiamo capire anche che la giovane di oggi trova maggiori difficoltà della giovane di un tempo, perchè meno adusa al sacrificio, alla rinuncia, alla soddisfazione della volontà propria e, soprattutto, alla soggezione e alla dipendenza dai Genitori e dagli Educatori. Però questa grazia deve trovare sviluppo e crescita in una intensa preghiera e nell'unione con dio, perchè noi, monache, dobbiamo essere strumenti in cui il Signore possa continuare il suo mistero di morte e risurrezione di tutto il Corpo Mistico e per tutta l'umanità, particolarmente per i più lontani e bisognosi della Redenzione di Cristo.

La nostra vocazione monastica, pur nella diversità, è parallela a quella delle nostre Sorelle che svolgono un apostolato caritativo attivo e diretto verso i fratelli. Unico è lo scopo: la gloria di dio e l'avvento del suo Regno. E per questo la nostra preghiera vuole essere sostegno, impetrazione di fecondità al Loro lavoro e alle Loro fatiche. Deo gratias !