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pozzi sandro: vita di sant'Antida thouret

 Immagine di santa Antida Thouret

Sant'Antida Thouret

 

 

 

VITA DI SANT'ANTIDA DI THOURET

di Sandro Pozzi

 

 

L'affascinante vita di Madre Giovanna Antida Thouret è stata descritta da numerosi biografi che hanno cercato di mettere in luce le straordinarie virtù di cui diede prova in un'epoca attraversata da sconvolgimenti e drammi umani che hanno costruito la storia moderna. Fortunatamente per noi molti degli episodi che hanno contrassegnato la sua vita non sono andati persi, anzi la memoria di quei fatti che la videro protagonista furono subito raccolti e conservati. Tra le fonti che hanno permesso la ricostruzione delle vicissitudini umane di Madre Giovanna Antida vanno sicuramente ricordate la Mémoire de pure vérité scritta dalla stessa, per quanto non portata a termine, il Manuscrit de Soeur Rosalie Thouret, le innumerevoli Lettere autografe inviate a prelati, vescovi, alle autorità civili, le Mémoires di suor Maria Anna Bon, le testimonianze del processo di canonizzazione, oltre a vari documenti e registri sia religiosi che civili tenuti dalle istituzioni sanitarie e scolastiche dove lavorò. Il quadro che ne emerge ci offre un'immagine della santa che cercheremo di tratteggiare a rapidi tratti sovrapponendo notizie strettamente biografiche a considerazioni di ordine generale. Giovanna Antida nacque a Sancey-le-Long un villaggio di Beaumes-les-Dames nella Franca Contea il 27 novembre 1765.

Suo padre Francesco Thouret, un commerciante-agricoltore, era un uomo di poche parole, attento e fedele al dovere, animato a suo modo da una fede profonda. Sua madre Giovanna Claudia Labre era figlia di contadini, donna piena di coraggio cristiano e di grandi virtù. I due si erano sposati nel 1755 ed avevano già avuto quattro figli, Odiglia, morta prematuramente, e poi Gioacchino, Gian Giacomo e Giacomo Giuseppe. Fu subito battezzata ed ebbe come madrina Giovanna Antida Vestremayr, una giovane di grande pietà cristiana, che non solo le diede il nome ma pure le fu accanto per tutta la giovinezza con consigli e raccomandazioni dettati dal suo spirito sensibile.

Nasceranno ancora altri tre fratelli, Pietro, Claudio Antonio e infine Giovanna Barbara. La numerosa famiglia era completata da una zia, Odiglia, sorella del padre, che aveva una spregiudicata tendenza a far valere le sue convinzioni e a proporsi come la vera padrona di casa di fronte alla cognata spesso ammalata e indebolita dalle numerose gravidanze.

E' la zia Odiglia che si oppone alla sua iscrizione alla scuola del villaggio, è ancora la zia che si oppone alla pratica religiosa della nipote. Solo l'intervento del parroco permetterà a Giovanna Antida di imparare a leggere, ma non a scrivere. Ci riuscirà solo più tardi, da sola e con grande impegno e fatica. In questo periodo Giovanna Antida si occuperà principalmente delle faccende domestiche e durante l'estate va in alpeggio a pascolare le mucche. Fra gli orizzonti montani incomincia a maturare in lei una profonda spiritualità che la porta a cercare la solitudine e a dedicarsi alla preghiera. Riesce a coinvolgere anche gli altri ragazzi e con loro recita spesso il rosario. Quando torna a casa si occupa sempre della madre ammalata che cura con grande dedizione. Purtroppo la salute precaria della madre non regge alla malattia e nel 1781 muore lasciando orfani i numerosi figli. Così a sedici anni Giovanni Antida deve sostituirsi alla madre in tutte le faccende di casa e prendersi cura dei fratelli. E' di questo periodo il voto di verginità fatto nella chiesa di Sancey presso la cappella della Madonna, a cui sarà devota per tutta la vita.

In famiglia intanto c'erano novità: il fratello Giocchino si fidanzò e poi si sposò, mentre Gian Giacomo e Giacomo Giuseppe decisero di arruolarsi nell'esercito nonostante il parere contrario del padre. Dal canto suo Antida matura sempre più la convinzione di dedicare la propria vita ai poveri facendosi religiosa: le circostanze familiari tuttavia la costringono a ritardare questo suo desiderio. Nel frattempo tuttavia si dedica all'educazione religiosa dei bambini, su suggerimento del nuovo parroco don Lambert, che ne fa una buona catechista.

Questa attività educativa trova un grande consenso fra i bambini che la cercano e la prediligono. Finalmente verso il 1787 Giovanna Antida confida alla madrina Vestremayr il suo desiderio di farsi religiosa. Costei prende i primi contatti con le Suore Ospedaliere di Beaume-les-Dames che inviano una lettera al padre. Ma è soprattutto la zia Odette ad essere nettamente contraria alla scelta della nipote e per tutta risposta briga per fidanzarla con un giovanotto del paese. Ma Antida resiste e finalmente riesce a farsi accompagnare dalle Carmelitane di Besançon. Tuttavia mentre aspetta il colloquio con la Madre Superiora prevale in lei il vecchio desiderio di occuparsi dei malati e dei poveri piuttosto che rinchiudersi in un convento. Il parroco di Sancey don Giacomo Lambert le suggerisce di entrare nella congregazione delle Figlie di San Vincenzo de' Paoli all'Ospedale di Langres in Champagne. Suo padre acconsente, la zia Odette è contraria. Nulla però ormai la può fermare e a luglio del 1787 a 22 anni lascia casa paterna. Sicura della propria vocazione e pronta a servire i poveri, subito si pone umilmente a disposizione degli altri e fa il tirocinio religioso all'ospedale di Langres dove si curavano militari.

In questo paese vede il padre per l'ultima volta: accettata come novizia presso le Figlie della Carità si trasferisce a Parigi. Qui incontra la Madre Superiora e nel rituale colloquio alla domanda: "Cosa sapete fare? " dà la celebre risposta "Niente madre." Tuttavia riesce a dare subito prova delle sue doti quando viene impiegata in diversi incarichi all'interno della comunità, tanto che la Superiora non potrà esimersi dal ricordarle: "Voi dite sempre che non sapete fare niente.

Dovreste dire: so fare tutto, perché fate bene tutto quello che vi si chiede di fare." Purtroppo durante il noviziato sopraggiungono malanni che mettono a dura prova la sua salute, tuttavia la fede in Dio la aiuta continuamente e la sua preghiera non resta senza ascolto. Finalmente nel 1788 giunta quasi al termine del noviziato può essere vestita da suora. Le piace l'abito religioso che porta poiché le ricorda la sua scelta di amare Dio nei poveri. Conclude il suo noviziato accettando l'invito della Superiora di recarsi a prestare servizio all'ospedale di Alise-Sainte-Reine in Borgogna. La debolezza di salute le procura nuove difficoltà che cerca di mascherare e di superare con la forza di volontà. In questo stesso anno suo padre si risposa in seconde nozze con Giacomina Chopard. Consigliata dai suoi superiori torna a Langres per 3 mesi al fine di rimettersi in salute.

Mentre lavora in ospedale viene pesantemente insultata da un soldato, ma sa reagire con fermezza e allo stesso tempo con dolcezza. Le sue doti vengono notate e la Superiora generale la invia nel 1790 all'ospedale di Sceaux-Penthièvre, fondato da Luigi di Borbone, suocero del cugino del re. La vicinanza della dimora dei principi di Borbone non giovava però ai costumi delle suore che si occupavano dell'ospedale, tanto che la Superiora Renata Dubois decise di inviare suor Antida per risollevare i costumi un po' rilassati. Il periodo è certamente critico poiché da pochi mesi è scoppiata la rivoluzione e i rapporti fra nobili e popolo e popolo e clero si fanno sempre più tesi e apertamente burrascosi. Gli Stati Generali erano stati convocati il 4 maggio 1789 e la tensione sociale già aveva prodotto i primi tafferugli e le prime rappresaglie: anche alcune case religiose di Parigi avevano imparato a conoscere la rudezza e la volgarità dei rivoltosi. Le stesse Figlie della Carità avevano dovuto sopportare un'azione criminosa di un centinaio di armati che avevano occupato per giorni la Casa generale di San Lazzaro facendovi i propri comodi. Il 12 luglio viene approvata la costituzione civile del clero, sono confiscati tutti i beni della Chiesa, aboliti i voti religiosi, soppressi i monasteri. La situazione sta diventando critica per tutti: Antida lascia l'ospedale di Penthièvre e torna a Parigi andando subito a offrire il proprio agli Incurabili, dove i cappellani avevano rifiutato il giuramento.

La situazione precipita nel 1791 quando Papa Pio VII dichiara di non accettare la Costituzione Civile del clero: subito avvampa la lotta religiosa e i cosiddetti giurati, coloro cioè che avevano accettato la costituzione civile, prendono il sopravvento. I religiosi fedeli a Roma non possono più celebrare pubblicamente e si trovano costretti a creare cappelle personali nelle proprie camere. Anche le suore sono prese di mira e vengono espulse dagli Invalidi. Antida con le compagne fa ritorno alla Casa Madre. Qui le giunge notizia della morte del padre. Ha comunque la consolazione di ritrovare a Parigi il fratello Pietro che svolgeva il servizio militare. Nonostante la situazione diventi sempre più pericolosa per i religiosi anche la sorella Barbara decide di farsi suora. E' di questi tempi la sua tenace volontà di imparare a scrivere e tanto è il suo impegno che, pur da sola, riesce a padroneggiare gli elementi fondamentali della lingua. Al principio del 1792 Antida presta servizio presso l'ospedale di Bray, ma incontra l'ostilità delle autorità locali di Bray che ingiungono alle suore di svestire l'abito.

Antida cerca di scappare ma viene acciuffata e nella colluttazione è presa a calci di fucile dai soldati. Su disposizione della madre superiora, Antida, come tutte le altre suore, viene ridotta allo stato laico. Per i colpi ricevuti dai soldati e anche a motivo della salute malferma le sue condizioni si aggravano a tal punto da ricevere l'estrema unzione.

Tuttavia si riprende e continua nella sua attività di apostolato ricevendo la solidarietà e l'encomio delle suore di Bray. I tempi però sono difficili, il re è stato ghigliottinato e imperversa il terrore. L'ostilità verso la chiesa cattolica sta salendo pericolosamente e molti sacerdoti vengono espulsi oppure messi a morte. Antida assiste di persona alla esecuzione di due suore sulla ghigliottina. Nell'ottobre 1793 vengono sciolte tutte le associazioni religiose e ogni suora è costretta a tornare nella propria famiglia. La sera della partenza da Parigi il suo cuore fu rattristato da ciò che vedeva, grida nelle strade, croci spezzate, miseria.

Antida fa 360 Km a piedi verso Besançon, dove incontra un cugino cittadino, che in qualche modo l'aiuta. Pernotta da una signora del luogo e di giorno va a visitare nelle prigioni i sacerdoti mentre assiste e conforta nella morte preti e frati condannati alla ghigliottina. Nel 1794 ritorna a casa a Sancey e trova ospitalità presso la signora De Vannes. Qui cerca di curare la gente che moriva di tifo e poi si reca a lavorare all'ospedale militare di Besançon, dove incontra il fratello ricoverato. A Sancey la situazione era diventata pericolosa per chi desiderava professare la sua fede religiosa poiché anche in campagna avevano preso piede le idee giacobine. Nel paese natale incontra la sua madrina e i fratelli nati dal secondo matrimonio. In questi anni tra gravi rischi cerca di provvedere di viveri e di indumenti i sacerdoti rinchiusi nelle carceri, conforta i deboli, assiste gli ammalati e aiuta i poveri del suo paese. Il 21 febbraio 1795 un decreto promette ai cittadini libertà religiosa, tuttavia già a maggio viene revocato. I preti però ritornano nei paesi e nelle città e Antida aiuta il parroco di Sancey. Fra le prime iniziative troviamo l'apertura di una scuola per ragazzi.

Ma queste sue attività non trovano il consenso delle autorità e per una denuncia è costretta a presentarsi davanti ai Commissari che la invitano a smettere di insegnare catechismo. Tuttavia alle minacce fortunatamente non seguirono fatti spiacevoli. Forse per evitare nuovi inconvenienti o forse per realizzare meglio il suo desiderio di vivere un'esperienza religiosa decide di seguire l'esempio della sorella Barbara e cerca di andare a piedi presso il Ritiro Cristiano di Padre Receveur a Vègne in Svizzera. Ma poiché tenta di far sconfinare dei bambini che portava con sè, Antida, scoperta, viene incarcerata. Tuttavia a giugno del 1795 Antida può finalmente partire e ad agosto raggiunge la sorella nel Ritiro Cristiano di Padre Receveur. Questo sacerdote durante la Rivoluzione aveva organizzato molti Ritiri Spirituali e per questo era stato infine incarcerato e quindi espulso in Svizzera, dove aveva creato una Comunità Spirituale. L'avanzata delle truppe francesi mise in apprensione gli svizzeri che ne decretarono l'espulsione. Antida segue padre Receveur e la sua Comunità in una fuga che tocca la Baviera fino a Einsielden percorrendo 100 Km a piedi. Ma Napoleone con le sue truppe arriva anche in Baviera, per cui continua la fuga, questa volta verso l'Austria, dopo aver attraversato il Danubio proseguono per Ratisbona e infine per Vienna.

La Comunità in questo frangente irto di pericoli fa voto di un pellegrinaggio a Gerusalemme e allo stesso tempo tutti i membri del Ritiro si consacrano al sacro Cuore. La tumultuosa avanzata napoleonica viene infine fermata e i francesi sono respinti dall'esercito austriaco, che riprende il possesso dei suoi territori. Torna la tranquillità nella regione e soprattutto una maggiore sicurezza nei viaggi. In tutto questo peregrinare la sorella Barbara si ammala e muore a Neustad nel 1796 a soli 26 anni. Antida segnata da questa esperienza si viene convincendo che la sua vocazione non è quella del Ritiro Cristiano, ma quella che ha sempre inseguito sin dalla fanciullezza. Senza denaro nè passaporto, vestita da mendicante, lascia Wiesent e la comunità. Viaggia da sola fino al Danubio e prosegue fino all'abbazia di Walderback, dove viene aiutata da un prete francese a raggiunge Ratisbona, Ausburg e Einsielden. Qui si ferma qualche giorno presso il santuario mariano di Nostra Signora degli Eremiti. Raggiunge Landeron un villaggio a pochi km dalla frontiera francese e cerca di passare la frontiera svizzera.

Un soldato la vede così malconcia che si mette a cercare elemosine per lei. A Landeron fa la maestra e per caso conosce due sacerdoti che avranno un ruolo molto importante nella sua vita futura. Si tratta del gesuita Bacoffe e De Chaffoy, vicario generale di Besançon. Scrive Antida: "Mi trovavo nella piccola città di Landeron quando si presentò l'occasione in cui Dio si degnò di manifestare i suoi disegni su di me, quantunque molto indegna. Alcuni sacerdoti parroci e vicari vennero di passaggio presso il curato di Landeron. Mi dissero: dovete rientrare in Francia. Raccoglierete delle ragazze che formerete come siete stata formata voi stessa e poi fonderete a Besançon un istituto per l'istruzione della gioventù e per assistere i malati poveri ... " Quell'incontro fu decisivo. In Francia dopo le elezioni vittoriose per i moderati si preannunziava un periodo di calma e di ricostruzione dopo la tempesta del Terrore. Antida decide di tornare a Sancey nel suo paese natale, dove viene ospitata dallo zio. Qui riapre una scuola. Purtroppo nel 1797 c'è un rigurgito giacobino con nuove proscrizioni e furiosi decreti di espulsione: è il Secondo Terrore. Ai cittadini viene esplicitamente richiesto un giuramento contro la Monarchia.

Antida ha noie con l'amministrazione politica che la ricerca. I commissari le ordinano di smettere con la scuola e lei fugge da casa alla volta di La Grange. Grazie all'interessamento di amici riesce a ottenere il certificato di residenza che le consente di tornare a Sancey. In un suo viaggio a Besançon incontra di nuovo in una farmacia Bacoffe e De Chaffoy. Memori dei progetti di Landeron i tre decidono di aprire una scuola per giovani in città. Antida si trasferisce a Besançon dopo aver sistemato le sue cose a Sancey. La famiglia de Vannes, che l'aveva ospitata a lungo vuol farla erede dei suoi beni, ma la rifiuta, ormai tutta presa dal suo progetto. Così l'11 aprile 1799 con l'approvazione del vescovo apre a Besançon la sua prima scuola in una casa in via Martelots, nonostante che i giacobini siano contrari aspramente alle scuole non di stato. Il numero delle allieve aumenta rapidamente, si formano le prime novizie e agli inizi del 1800 la prima piccola comunità è formata da cinque sorelle: sono quelle che abitualmente vengono chiamate Suore del Brodo e delle Piccole Scuole.

Il 15 ottobre di quell'anno in occasione della festa di S. Teresa 1800 queste suore fanno la loro prima consacrazione. Promettono di votarsi al servizio dei fanciulli, dei malati, dei poveri. E la cura dei malati e la formazione delle giovani sono le prime preoccupazioni di Antida. In questo periodo conosce e frequenta Anna Maria Javouhey che fonderà a Cluny l'Istituto delle Suore di san Giuseppe il cui scopo era l'evangelizzazione missionaria dell'Africa. Dopo il colpo di stato del 18 brumaio (19 novembre) 1799 Napoleone ripristina il culto e permette la ripresa delle attività religiose in piena libertà.

Ciò genera il rifiorire dei movimenti religiosi. A Parigi le suore della carità si riorganizzano e quando Antida ne viene a conoscenza è dilaniata dal dubbio: ritornare alla casa madre che l'ha cresciuta o proseguire per la strada intrapresa di servizio ai poveri, agli ammalati, ai bambini ? Suor Antida comunque continua a preoccuparsi della formazione delle sue figlie che accorrono sempre più numerose. Viene fondata una seconda casa a Battant e poi ne sorgono altre due. Il miglioramento della situazione generale in Francia è definitivamente sancito il 16 luglio 1801 quando Napoleone e papa Pio VII firmano un Concordato tra Chiesa e Stato. Tra gli effetti di questo accordo c'è la nomina a vescovo di Besançon di mons. Lecoz, un sacerdote ambiguo che aveva presieduto durante la Rivoluzione due concili della Chiesa Costituzionale. Poiché la Comunità di suore sta aumentando Bacoffe sollecita Antida e a comporre una regola che la disciplini. Il sacerdote vorrebbe affidare il Superiorato della Comunità al vescovo di Besançon, ma la figura di Lacoz non riscuote le simpatia di Antida, che si ritira a Dôle per la scrivere la sua regola. Si susseguono i colloqui con Bacoffe ma restano le divergenze di vedute circa il superiorato. La regola nel frattempo prende corpo e si sviluppa attorno a un concetto chiave e cioè prediligere la carità verso Dio e verso i poveri. Ai tre voti religiosi, Antida aggiunge il voto del servizio spirituale e temporale dei poveri che caratterizza il nuovo istituto e lo inserisce nell'ottica degli insegnamenti di san Vincenzo de' Paoli.

Il buon esempio delle suore della Comunità e le necessità della municipalità di Besançon inducono le autorità civili a chiedere l'aiuto delle suore nella direzione dell'ospedale-carcere di Belleveaux, la feccia della città. Le suore vi entrano nel 1802 e non riconoscono il vescovo che pure era presente alla cerimonia d'entrata. Antida prendendone la direzione cerca di operare una doppia ripulitura, quella dei corpi e quella delle anime dei detenuti. Adotta il sistema di far lavorare i detenuti e di dare loro una paga. Con i soldi che guadagnano lavorando possono così acquistare cibo adeguato e carne. Quando escono non fanno fatica a inserirsi nella società poiché sono abituati a lavorare e già posseggono un gruzzolo per le prime necessità. Nell'ospedale-carcere crea luoghi di preghiera. Molte sono le lodi ma non manca chi cerca di denigrare la sua opera, soprattutto i truffatori abituati a fare soldi sulle disavventure dei carcerati. La gente così come i documenti del tempo incominciano a identificare queste suore come le Suore di san Vincenzo.

Nel 1803 viene approvato il vestito della comunità, per cui le suore se ne vanno per la città vestite da religiose. Antida conosce le prime grandi prove e le prime croci, soprattutto per gli ostacoli che frappone Bacoffe il quale cerca in ogni modo di impedirle di vedere il vescovo, per non perdere la sue prerogative di capo spirituale e amministrativo della Comunità. Frattanto l'istituzione cresce continuamente e nascono nuove fondazioni, ben sessantasette in dieci anni. Ma Bacoffe pur di perseguire i suoi piani e di reggere il bastone del comando non esita a estromettere suor Antida con l'aiuto di suor Maria Anna. Antida è costretta a lasciare Belleveaux e Bacoffe che le dà addirittura della ladra. Ma il vescovo Lecoz manifesta tutta la sua solidarietà ad Antida e si reca in visita a Belleveaux.

Bacoffe restringe i finanziamenti alla istituzione di Antida e spende altrimenti le offerte caritatevoli che affluiscono alle case delle suore. Le restrizioni economiche si protraggono per 2 anni costringendo Antida a superare grandi difficoltà con abilità e senso dell'economia. La provvidenza - ricorderà Antida - si ricordò di lei e la aiutò nei momenti difficili. Il vescovo Lacoz comprende che la situazione sta degenerando e prende in protezione Antida perché ne capisce il profondo spirito religioso. Antida fa il sogno del bambino e nel febbraio 1804 mette le sue costituzioni nelle mani del vescovo, che le approva. Ma il governo le rifiuta perché sostiene che a Parigi esistevano già le Suore di San Vincenzo de' Paoli. Per Antida si presenta una scelta: aderire a Parigi o stare a Besançon ? Le suore della Comunità preferiscono l'autonomia e decidono di restare a Besançon. Vengono costituite altre fondazioni. Nel contempo in lettera al prefetto le suore avanzano la richiesta di essere chiamate Suore del Buon Soccorso per evitare possibili querelle e confusioni. Nel 1806 Antida passa a dirigere l'ospedale militare di Besançon dove riesce ancora una volta a cambiare lo stile di vita, la pulizia del luogo e la salute dello spirito degli ammalati. La sua dedizione agli ultimi riceve gli elogi dell'arcivescovo e del prefetto. Nel frattempo riflettendo sulle finalità della Istituzione che ha fondato comprende la necessità di rivedere la Regola e redige il cosiddetto Discorso Preliminare, ove vengono ribaditi i principi irrinunciabili della santificazione personale, della preghiera e del lavoro.

La sua Comunità pronuncerà quattro voti e cioè povertà, castità, obbedienza e servizio spirituale ai poveri. Nella seconda parte tratta dei doveri verso i poveri e soprattutto dell'accoglimento dei loro bisogni temporali e spirituali. Un ruolo fondamentale in questo progetto rivestono le scuole e l'insegnamento del catechismo. Nella terza parte si danno disposizioni per il buon governo della Congregazione. Il vescovo Lacoz la legge nel 1807, la approva e la fa stampare. Sempre in quell'anno Napoleone impone un censimento delle istituzioni femminili, per rendersi conto della forza del volontariato e della sua disponibilità a prestare aiuto al sistema assistenziale gestito dallo stato, stremato in quel periodo dalle urgenze e dalle sofferenze provocate dalle continue guerre condotte dai francesi in tutta Europa. Viene organizzato una specie di congresso a cui sono invitate le varie istituzioni religiose francesi e Antida Thouret viene invitata direttamente dal ministro.

Le discussioni nel corso del congresso sono talvolta conflittuali e la strada per una collaborazione fra le parti presenti è talora irto di difficoltà. Nel corso dei lavori assembleari viene deciso che le suore di Antida d'ora in poi vengano chiamate Suore della Carità' di Besançon. Il vescovo Lecoz, ma soprattutto il cardinal Fesch, zio di Napoleone, presente ai lavori, hanno parole di stima e di riguardo verso l'opera di Antida, che a Parigi ottiene grandi consensi. Il vescovo Lecoz affitta un grande immobile della Grande-Rue, dove viene trasferita la Casa Madre della Congregazione, che sarà poi quella che resterà definitiva. Nel 1808 Antida ha l'opportunità di ritornare a Sancey e di ritrovarvi i suoi familiari. Ma l'attività della Congregazione è in continua espansione e assorbe tutte le sue energie. Nel 1810 viene chiamata a reggere l'ospedale di Thonon in Alta Savoia mentre a maggio 1810 le perviene la richiesta dell'imperatore di aprire case nel Regno di Napoli. Accetta ben volentieri nonostante i disagi della lontananza, degli imprevisti, del lungo viaggio. Come lasciò scritto, ella non rifiutò mai le proposte di aprire nuove case, anzi si sentì sempre in dovere di corrispondere perché vi riconosceva la volontà di Dio: "... era nostro dovere corrispondervi senza alcuna considerazione delle pene, delle difficoltà, sulla vicinanza o lontananza. pensavamo: si trova ove abita Dio, ciò è sufficiente ..." Nel settembre del 1810, poco prima della partenza per Napoli, gli Statuti delle Suore della Carità vengono approvati giuridicamente. Nuove richieste di fondazione giungono anche dalla Svizzera, ma Antida, salutata dal vescovo Lecoz e dal cardinale Fesch, parte per Napoli. Dopo 27 giorni di viaggio arriva a Roma. Qui incontra mons. Iosio che giunge da Napoli, visita la Basilica di S. Pietro e si reca alle catacombe.

Riparte per Napoli che raggiunge dopo 6 giorni di viaggio, dove viene ricevuta con grandi onori. Le viene affidato il monastero di Regina Coeli, una costruzione molto grande ma in pessimo stato di conservazione. Le sue suore presteranno servizio all'Ospedale Santa Maria degli Incurabili che accoglie ben 1200 malati. Antida deve subito fronteggiare l'ostilità dell'amministratore Dumas che pone mille ostacoli. E' costretto a intervenire il ministro degli Interni in appoggio a suor Antida ma le difficoltà economiche per la conduzione dell'istituto restano pressanti. Un altro ministro cerca di cambiare parti delle Costituzioni delle suore con la pretesa di mettere il naso in tutte le faccende che le riguardano. Nel 1812 deve intervenire l'imperatore Napoleone che annulla queste variazioni. In Francia nel frattempo continua la grande richiesta di suore in diverse città. Antida tuttavia si trattiene a Napoli per 11 anni dedicandosi non solo all'ospedale, ma anche alla fondazione di scuole e di accoglienza dei poveri. Il suo esempio è contagioso e presto il suo istituto accoglie le prime postulanti napoletane. Purtroppo ha la disgrazia di veder morire la nipote Maria Claudia Thouret a soli 14 anni, che l'aveva seguita a Napoli dopo che si era fatta suora a 10 anni. Siamo ormai giunti verso l'anno fatale per Napoleone: cade l'imperatore, cade Gioacchino re di Napoli. E dopo la disfatta di Waterloo e il definitivo esilio di Napoleone, ecco la morte di Gioacchino Napoleone e la restaurazione con Ferdinando IV che diventa re di Napoli. Il cambio al vertice dei poteri regali non nuoce tuttavia alle suore di Antida, che restano a Napoli, ben accette anche dai nuovi governanti antifrancesi, i quali sanno riconoscerne le qualità e le virtù. Muoiono anche Bacoffe e il vescovo di Besançon mons. Lacoz.

A Napoli Antida continua nella sua opera e fonda scuole per i bambini poveri. Frattanto a Besançon mons. De Chaffoy viene nominato padre spirituale delle Suore della Carità e suor Cristina Menegay, supplente di Antida, viene sostituita da Maria Anna Bon. Costei in più occasioni cerca di diventare la Madre Superiora. Avuto sentore dei problemi che attraversano la comunità di Besançon Antida decide di ritornare in Francia. Di passaggio da Roma si reca dal papa a cui chiede di approvare la regola della sua comunità. Nel febbraio 1819 avvisata dalla Congregazione dei Vescovi della possibile modifica di parti della regola, Antida non oppone difficoltà: saranno modifiche molto marginali. La modifica più importante riguarda il governo dell'istituto: ogni casa sarà posta sotto la dipendenza del vescovo del luogo, ma il vescovo non può intervenire nella vita interna dell'istituto per modificarla. Il 23 luglio 1819 papa Pio VII emana il decreto di approvazione dove si conferma la decisione dei cardinali e accorda all'istituto il titolo di Figlie della Carità sotto la protezione di San Vincenzo de' Paoli. Nel 1819 viene insediato il nuovo vescovo di Besançon, mons. Gabriele Cortois de Pressigny, che, informato da Antida dell'approvazione papale, obietta che le variazioni approvate dal papa non possono essere applicate a Besançon.

Questa sua decisione provoca uno scisma nella comunità, poiché sia De Chaffoy che suor Anna Bon intendono restare autonomi. A rafforzare questa tesi De Chaffoy viene nominato superiore della Congregazione con l'approvazione del vescovo. Lo scontro con Antida diventa inevitabile e per quanto la fondatrice supplichi la comunità di Besançon le sue preghiere restano inascoltate. Il vescovo vuole una comunità diocesana e non ammette una Superiora Generale i cui compiti oltrepassino i poteri che ha nella sua diocesi. Antida di ritorno a Napoli viene ricevuta in udienza da papa Pio VII che cerca di confortarla. La frattura purtroppo è incomponibile e nel 1820 madre Antida Thouret viene deposta dal capitolo di Besançon e al suo posto è nominata Caterina Barrois. Venuta a conoscenza di questa decisione Antida riparte per la Francia e nel 1821 torna di nuovo a Roma, dove si ammala e vi resta degente per qualche mese. Finalmente ripresasi, Antida ritorna in Francia, dove l'aspetta una amara sorpresa. Il vescovo infatti approva un interdetto per suor Antida, con cui le viene proibito di entrare nelle case di Besançon. E in effetti pur chiedendo di entrare, non le viene consentito l'accesso per cui deve rifugiarsi a Thonon-les-Bains. Non si perde tuttavia d'animo e subito progetta un noviziato per la Savoia. Si reca a Parigi e soggiorna presso le Dame benedettine. Qui incontra il nunzio apostolico che le dà ragione, ma il vescovo de Pressigny è irremovibile, anche dopo un incontro personale. Il nunzio apostolico on demorde e invia una lettera personale al vescovo in cui conferma ed espone la validità delle ragioni di Antida. Ma il vescovo non cede e risponde negando ogni addebito.

Il nunzio apostolico consiglia quindi ad Antida di ripartire per Napoli. Passando per Besançon cerca un limo colloquio, bussa alla porta della casa Madre, ma non viene ricevuta. Resta in città per otto giorni, ospite del principe d'Arenberg sperando che la situazione migliori, ma inutilmente ed è costretta a dare l'addio suo malgrado a Besançon. Gran parte delle suore della casa madre non approvano quanto sta accadendo e non mancano di farne cenno ad Antida. Muore improvvisamente il vescovo de Pressigny, mentre Antida sta soggiornando a Thonon-les-Bains. Ma nulla cambia e pertanto prende la via per Napoli. Giunge a Roma proprio nel periodo in cui si sta svolgendo il conclave. Ma imbocca risoluta la strada per Napoli dove si occuperà di Regina Coeli. Il suo ritorno in città trova una buona accoglienza, che la conforta nel lavoro che la attende. Negli ultimi tempi della sua vita scrive il Memoriale della pura verità e partecipa al giubileo del 1825-1826. Verso giugno 1826 incomincia ad avvertire i primi dolori di una malattia che si rivelerà essere il diabete. Colpita da emorragia cerebrale, spira il 24 agosto 1826. Alla sua morte viene eletta nuova Madre Generale Genoveffa Boucon, che fa di tutto per riavvicinarsi a Besançon, ma senza frutto. Alla morte di Antida il suo istituto è rigoglioso: le religiose sono ormai 700 ospitate in 100 case.

La fama di santità la accompagna subito dopo la morte. A Napoli, la città che l'ha ospitata e che l'ha vista morire, viene aperto il processo di canonizzazione nel 1895. Cinque anni dopo papa Leone XII la dichiara venerabile. La Chiesa stessa riconosce la sua grandezza di donna e di religiosa dichiarandola dapprima beata nel 1926 e infine santa nel 1934. "Noi crediamo - ha scritto il Papa nel giorno della canonizzazione - che sia molto opportuno, soprattutto ai giorni nostri, proporre questo esempio di santità, perché sia venerato e imitato. Oggi più che mai, è necessario educare a questa intrepida fortezza d'animo che ammiriamo in santa Antida Thouret." L'istituto fondato da Antida da allora ha continuato ad espandersi. Fra il 1957 e il 1959 finalmente, dopo vari tentativi, la Casa Madre di Besançon e di Roma si riuniscono in una sola Comunità.