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irma pravettoni: le serve di gesu' cristo

 Arca di Pavia dei Maestri Campionesi: la fede

Arca di Pavia: la Fede

 

 

 

LE SERVE DI GESU'

di suor Irma Pravettoni

 

 

 

 

Madre Ada Bianchi

Per parlare di Madre Ada mi sono rifatta agli innumerevoli scritti da lei lasciati cercando di interpretare un "vissuto" e una "esperienza" che non possono sicuramente essere "rivisitati " in tutta la loro pienezza e profondità.

Ada nacque a Cortenova in Valsassina il 10 marzo 1875 da Teresa Minoro e Luigi Bianchi, medico chirurgo. Nel 1880 la famiglia Bianchi lascia la Valsassina e si trasferisce in Brianza, poiché il padre ricevette una nuova nomina ad Arcore, ma a causa di circostanze fortuite fu destinato ad Agrate, dove si stabilì con la famiglia. Ada nella sua autobiografia scrive: "sembra cosa fortuita, eppure era la Divina Provvidenza che così voleva e vegliava su di me."

Di carattere piuttosto timida e paurosa, finì con l'affezionarsi solo alla madre, la quale si premurò di formare in Ada una coscienza delicata, che si esprimesse nella franchezza, nel dominio di sè e nell'amore alla verità: "... sento di amarla, perché ella fu che mi diede la vita, che piccina ancora mi aprì l'animo alla cognizione di Dio, del vero, del bello, che mi ha circondato sempre delle più amorevoli cure." Ada viveva già una intensa vita spirituale, ma allo stesso tempo era ben consapevole delle proprie debolezze e mancanze.

Scrive: "Di saliente, fino all'epoca della prima Comunione che feci dopo il dodicesimo anno, mi ricordo dell'attrattiva che sentivo, specie ad Omate, per la chiesa e spiacevami di trovarla nei giorni feriali, nelle ore del giorno, chiusa. Ero poco socievole e giocavo da sola (quasi mai con la bambola) o passeggiavo soletta ripensando a quanto avevo letto nella vita di S. Teresa e di S. Luigi. Sempre salutavo con affetto un'immagine di Maria SS. dipinta poco lontano da casa mia. A questi buoni principi si susseguirono con lo svolgersi della fanciullezza, a sbalzi, manchevolezze e difetti.

Ne sentivo però subito il rimorso e il buon Dio, per mezzo di diverse croci di famiglia, ritemprava il mio spirito nel dolore che condividevo con la Madre e ciò mi aiutava ad emendarmi e a pregare. Sembra che la devozione alla Madonna sia nata con me, a lei mi rivolgevo nel dolore."

In occasione della prima Comunione inizia a frequentare più assiduamente la Parrocchia, luogo dove si formò, in modo particolare, il suo spirito. Grazie allo studio della Dottrina e alla preghiera, iniziò a comprendere che Gesù è realmente presente nell'Ostia Consacrata. Inizia così il suo rapporto di amore e di dedizione a Gesù, avvertito come una "Persona", realmente presente nella sua esistenza, col quale tessere una personale relazione di amicizia. Scrive: "Compresi, in quell'epoca, che Gesù è realmente presente nell'Ostia Consacrata ... nel mio cuore si alimentava la Devozione al Sacro Cuore di Gesù, alla cara Madonna e al buon proposito seguiva il pentimento, che offrivo a Dio dei miei peccati ancora prima di confessarmene ... Venne il giorno sospirato, 5 giugno 1887 (prima Comunione). Attendendo che il Reverendo incominciasse il ringraziamento chiusi gli occhi e parlai un po' confusamente a Gesù, ma soprattutto lo ringraziavo, gli domandavo perdono e ... sentii di volergli bene."

Così si espresse in quel momento: "Dammi il tuo amore, o Signore, perché di te ha sete l'anima mia. O Gesù, fammi buona, poiché Tu sei la stessa bontà. Ravviva nel mio cuore la Fede, la Speranza e la Carità, aumenta in me il Tuo amore. Dammi il dono della preghiera, la grazia di bene pregare. Dammi un amore che superi tutti gli ostacoli e mi renda capace di amare Te solo, mio Dio e mio Salvatore. Ti offro la mia mente, il mio cuore, la mia volontà, il mio corpo, tutta me stessa. Nutrita di te, o Gesù, vivrò per Te, vivrò per amarti, per piacerti servirti. Dammi il Tuo Spirito, o Gesù, dammi il Tuo Cuore stesso per amarti e per amare divinamente gli altri."

Ada avvertì già forte in lei, non solo il desiderio di donare tutta la sua esistenza a Colui che le faceva gustare gioia e pace interiore, ma sentì anche la necessità di trovare qualcuno che la sapesse guidare e accompagnare nella formazione della propria coscienza. Pur possedendo una grande capacità di lettura ed interpretazione dei propri moti interiori, del vissuto spirituale, non si fidava di se stessa, ma desiderava ricevere aiuto e conforto.

Quando ebbe tredici anni, la famiglia decise di farle continuare gli studi preso il Collegio delle Madri Canossiane a Monza. L'impatto con il nuovo ambiente fu positivo, nonostante le costò il distacco dalla famiglia, in particolare della madre, che lasciò con grande dispiacere. Si trovò subito a suo agio, lo stile di vita rispondeva ai suoi gusti; ogni cosa a suo tempo: preghiera, sacramenti, studio, lavoro, ricreazione. In collegio Ada potè maturare ulteriormente l'idea nata in lei il giorno della prima Comunione, alimentando il desiderio di essere tutta e per sempre di Gesù. A 17 anni, dopo essersi confrontata con il confessore e la Direttrice, scrive una lettera ai genitori, per chiedere il permesso, che le verrà accordato, di entrare come probanda nell'Istituto delle Canossiane.

Nel frattempo sentì nascere in lei l'attrazione per le missioni estere; Ada invia una nuova lettera alla famiglia, era indispensabile il permesso dei genitori, se non si aveva raggiunto la maggiore età, ma questa volta ricevette risposta negativa: il padre non acconsentì a tale richiesta.

Pur contrastata in questa sua aspirazione decise di continuare il cammino nella vita di consacrazione, anche se ben presto iniziò a sentire interne repulsioni e ripugnanze che la portarono alla decisione di lasciare l'Istituto e di tornare in famiglia, con grande sofferenza. Scrive: "Quattro altri mesi passarono di pene interiori: soffrii interiormente più di quanto penai, un anno dopo, ad assistere all'agonia di mia Madre e alfine, arrivati i miei genitori, uscii di mia spontanea volontà dall'Istituto. Rincasammo appena a tempo che si scatenò un temporale tremendo ... Ma ben altro temporale doveva scatenarsi nell'anima mia nei tre anni seguenti." Trascorse anni di aridità e di interne lotte, che la portarono a vivere "appena da cristiana", a comunicarsi appena di rado e a non avere più nessun appoggio spirituale. Sapeva di essere bella e molte furono le offerte di matrimonio che le giungevano, ma anche queste erano insufficienti ad appagare quella insoddisfazione che sentiva forte dentro di sè, non riuscivano a schiudere all'affetto il suo cuore così desideroso di amare in pienezza.

"... Ma Gesù e la bella Vergine vegliavano sopra di me e, quando stavo per essere pigliata nella rete umana, avendo scorto che il movente era l'interesse, troncai risoluta ogni relazione, ringraziando il buon Dio di essere stata imprudente talora, ma non colpevole. Scogli maggiori di offesa a Dio li trovai nell'ambito familiare e nello spirito di vanità che mi possedeva. Negli anni addietro ebbi cara la divozione dei 15 sabati e risolsi di cominciarli e m'imposi la recita intera del S. Rosario ogni giorno. Dapprima premisi al sabato solo qualche comunione poi mi risolsi di comunicarmi ogni giorno. Il Rosario, la Comunione mi illuminarono, mi convertirono, mi salvarono."

Riscoperto questo nuovo rapporto con Dio, riconobbe l'umiltà della propria natura, il primato della grazia divina, che le donava nuova vitalità. Ora, ciò che la interessava unicamente era di tener viva la tensione di tutto il suo essere verso il conseguimento di un'esistenza spesa "per piacere unicamente a Dio." Giunse alla radicale decisione di troncare con il passato e di ricominciare una nuova vita, assumendo nuova delicatezza di coscienza, che la porterà a ricercare in ogni cosa la Volontà di Dio.

"Troncai e visite e relazioni: non cattive erano, ma legavano la mia libertà di meglio fare ed erano perditempo più che altro ... mi imposi maggior delicatezza di coscienza in tutto e alla timidezza, subentrata in me, mi imposi, direi, una fiera disinvoltura, la quale mi aiutò non solo a riportare vittoria nelle occasioni che mi si presentavano, ma a farmi godere di una libertà santa che mi avvicinava a Dio." In questo periodo perde la mamma e sentì il bisogno di chiedere maggior protezione alla Madonna e fu proprio Lei a riunirla definitivamente a Gesù.

Vari furono i mezzi che in questo periodo la aiutarono a maturare le sue scelte e a formarsi una coscienza veramente cristiana: la meditazione circa il nulla del mondo e delle sue vanità; la parola di Dio meditata e accolta con piena disponibilità; la predicazione del nuovo Parroco di Agrate, che le fece intuire il disegno di Dio su di lei; le ispirazioni interiori suscitate dalla lettura del Vangelo.

Ada era ormai certa della sua scelta e nulla poteva più fermarla o farla desistere nel portare a compimento ciò che sentiva essere l'opera che Dio andava compiendo in lei. Molte furono le difficoltà che dovette affrontare, ma ancor più grandi furono le ostilità che la gente del paese nutriva nei suoi confronti.

Il suo dinamismo di vita, l'impegno generoso e illuminato, la fedeltà perseverante e la ricerca della perfezione la portavano a continuare il cammino intrapreso, perché animata e sostenuta da una illimitata fiducia in Dio. Le furono affidate diverse attività in Parrocchia: conferenze, preparazione ai Sacramenti, canto, visita ai malati. Una caratteristica spiccata in Ada era la preparazione ai Sacramenti, soprattutto alla Confessione, alla Comunione e il ringraziamento dopo la Comunione.

La sua giornata aveva un ordine preciso: al mattino si dedicava ai lavori di casa, il pomeriggio, scrive: "lo passavo a far compagnia a Gesù sacramentato o in visita ai poveri ed ammalati." Il suo nuovo stile di vita non piaceva nè ai parenti, nè ad altre persone. Ada meravigliata si chiedeva: "Quando servivo il mondo a detrimento dell'anima ero ben vista, ora che ne procuro spirituale giovamento mi avversano ! Ma la grazia era già forte in me e continuai nella via intrapresa."

Dopo aver letto la vita di S. Giovanna Freniot di Chantal decise di emettere i voti di povertà, castità, obbedienza per sei mesi, che rinnovò con maggior decisione dopo aver meditato sul foglietto dell'apostolato della preghiera che le toccò in sorte, con le seguenti parole: pene, secreti, desideri del Cuor di Gesù. "Pene che il mio cuore di Gesù ha provato per i miei e altrui peccati ... risolsi di non peccar più volontariamente. Secreti: non a tutti è dato di intendere che la via della castità, della religione, è la più nobile, la più sicura. Risolsi di fare i tre voti semplici in perpetuo. Desideri del cuor di Gesù: sentii realmente che Gesù gradiva questo da me e, ottenendone il permesso, li emisi nella Comunione di Venerdì 17 ottobre 1902 (data che Madre Ada chiamava della "mia conversione")."

"Si capisce che la mia felicità traspariva anche dalla mia persona, tanto era l'amore a Gesù Sacramentato che a giorni le quattro o cinque ore di adorazione mi volevano ... Mi era di pungolo a ciò fare e a sacrificarmi per giovare alle anime, il ricordo delle mie ingratitudini e dei miei peccati e le colpe che vedevo da altri commettere, specie a danno della gioventù e mi fecero comprendere che ero troppo poco io sola ad aiutare nel campo del bene e perciò coltivai un po' più in particolare, con conferenzine, alcune giovani che dichiarai mie aiutanti ... "

L'interrogativo che Ada si poneva era grande: " ... chi formerà ed aiuterà a formare e coltivare nelle famiglie, nella generazione nascente lo spirito cristiano, mentre insidie e scandali a danno della religione e dell'innocenza sono ovunque ? Chi e come appagare la sete di anime del Cuor di Gesù, come diminuire lo strazio per la perdita di tante, come fare che il suo amore sia conosciuto, compreso, ricambiato ? E senza badare ad abito uniforme i risolvemmo di educare un manipolo di giovani meglio rispondenti per pietà e con inclinazioni a vita religiosa. In seguito le migliori di costoro lasciarono la famiglia che intralciava le opere di bene che si volevano fare e per donare a Gesù Eucaristico anime totalmente a lui consacrate e viventi del triplice apostolato santo: preghiera, buon esempio, parola in azione, ci riunimmo sotto un medesimo tetto, in casa di mio padre Bianchi dott. Luigi, in aspettazione che fosse pronto il caseggiato che ci permettesse l'adorazione notturna al SS. Sacramento e altre pratiche di pietà nella contigua chiesina di S. Pietro, trasformata subito in Oratorio festivo per le figliole."

Quando Ada confidò al Parroco il suo desiderio, questi pur acconsentendovi mise subito alla prova tale intuizione, negando la disponibilità a confessare e dirigere le prime quattro sorelle, che si erano radunate con lei, ma anche questa nuova difficoltà non le fece desistere nel suo intento. "Letto il biglietto delle sorelle, chè come tali già ci riguardavamo dissi: se volete ritornare alle vostre famiglie siete libere in quanto a me continuerò da sola. Nè per il parroco ho cominciato, nè per lui tralascio ... Era una prova che ci faceva e perciò non ebbe seguito. Il SS. Sacramento attirava qual calamita a sè l'anima mia. Da qui il progetto di fabbricare una casa contigua alla chiesa e poter fare di notte adorazione e compagnia a Gesù sacramentato. La costruzione, incominciata in marzo, ebbe termine in giugno e al 27 di detto mese era già abitata da quattro mie consorelle. Era l'anno 1912. Il primo mattone sopra il quale scrissi i nomi dei santi che eleggevo protettori, stette un'intera notte sull'altare davanti a Gesù nella chiesina di S. Pietro affinchè lo benedicesse in un a Maria SS. e, sola col Capo Mastro, lo ponemmo qual pietra angolare della Casa che mentalmente intendevo essere Istituto religioso delle Serve di Gesù. Fu il 13-14 aprile 1912, venerdì santo e sabato, che Gesù mi unì completamente a sè. Da questa fecondità spirituale emergeva forza e vigore di spirito e persino il corpo ne sentiva rinvigorimento. Il mio scopo era raggiunto e io abitavo con Gesù ! "

Il parroco don Giuseppe Viganò riprese subito a seguire con piena disponibilità Ada nel suo cammino spirituale, ma si sentì in dovere, dopo alcuni anni di direzione, di indirizzarla ad un altro, che reputava più esperto e preparato a condurla per le vie della perfezione. La indirizzò a P. Giovanni Mattavelli barnabita che, in quegli anni, risiedeva al Carrobiolo a Monza. Maestro di novizi, era stimato per la sua capacità di discernimento nella direzione delle coscienze e le anime anelanti alla perfezione, si accorgevano che le conduceva alle altezze della santità. Ada seguì i consigli di questo uomo di Dio, il quale, molto propenso al raccoglimento, le raccomandava il silenzio, come scuola di interiorità e di unione con Dio. Ogni giorno Ada alimentava il suo spirito con la lettura del Vangelo e di libri spirituali, seguendo l'attrattiva per Gesù, presente nel tabernacolo, si recava in Parrocchia per la visita al Santissimo. Bisognava ora ottenere il permesso di avere il SS. Sacramento in permanenza nella Chiesa di S. Pietro. Dopo molti ripensamenti andò lei stessa da Sua Eminenza il Cardinale Andrea Ferrari, anche per sentir il suo pensiero circa il lavoro apostolico che svolgeva in parrocchia.

Erano infatti sorti dei malintesi con le Orsoline al secolo che già operavano in favore della gioventù. Madre Ada espose i fatti, disposta a lasciare ad altri il campo apostolico da lei intrapreso, ma il Cardinale le rispose: "No, no, cominciate pure voi a fare questo bene per la gioventù e in parrocchia... e fra cinque anni portatemi la Regola."

"Avendo io chiesto il permesso per il SS. Sacramento onde poter fare l'adorazione notturna ... mentre uscivo glielo ricordai dicendo: Eminenza, anche il santissimo. Il cuore mi diceva che avrei ottenuto tutto e così fu." Il 3 maggio il Parroco riceveva il permesso di consacrare e lasciare il Santissimo nella Chiesa dell'O.F., mentre alle suore lo diede il 16 agosto facendo così sospirare una grazia così grande e desiderata. L'opera prendeva il suo avvio, anche se in modo burrascoso a causa delle difficoltà canoniche, dovute al periodo storico. Madre Ada ricorre con fiducia alla Madonna e nell'agosto del 1920 si reca con una sorella ammalata a Lourdes.

"Più che la guarigione, però, la mia finalità fu questa: se è opera dell'uomo la Congregazione cada, ma se è opera di Dio, o bella Vergine Immacolata, fin dall'inizio in vostre mani la posi, salvatela, poichè la navicella da parte sbattuta, sta per affondare se voi non la salvate ! "

In febbraio venne la risposta della vergine. Un parroco di Milano, della parrocchia di Lourdes, si presenta a Madre Ada a nome di un vescovo della Sardegna a chiedere suore per Tortolì. Il Vescovo dell'Ogliastra, mons. Emanuele Virgilio, letta la regola, ancora scritta a mano, la riconsegnò dicendo: "Eucarestia e Apostolato, era proprio quello che desideravo."

Il 6 ottobre 1921 Madre Ada partiva con quattro sorelle perla Sardegna, dopo aver avuto il nullaosta della Curia Arcivescovile di Milano. Non esisteva ancora l'approvazione ecclesiastica e la madre si sentì una volta dire: "Ma non siete niente ... ella rispose: ed è sul niente che fabbrica Iddio ! La nostra causa è nelle mani della bella Vergine Immacolata ! " La grazia si diffuse anche in Lombardia, nelle Marche e in Basilicata. Madre Ada morì l'8 marzo 1945 ad Agrate Brianza. Il 6 novembre 1954 l'Istituto ebbe l'approvazione pontificia.

 

Che tipo di famiglia religiosa siamo

Il nostro è un "Istituto religioso apostolico." Caratteristiche fondamentali sono:

- La consacrazione espressa dai Voti di Povertà, Castità e Obbedienza. L'art. 14 delle nostre Costituzioni lo richiama espressamente.

- La comunità dove viviamo la comunione fraterna. Il nostro cammino non può essere vissuto individualmente. Siamo insieme a motivo di Cristo e per esprimere insieme il nostro carisma. Fondamento della vita fraterna è l'Eucarestia attorno alla quale Madre Ada ha riunito la prima Comunità: " ... per dare a Gesù Eucaristico anime totalmente a Lui consacrate ... ci riunimmo ... " (Dirett. p. 5).

- Un altro sogno di madre Ada erano le "Missioni Estere." Vi dedicava nientemeno che un capitolo del Direttorio (p. 190). Siamo impegnate ora a dare vita al sogno. E' già in atto un viaggio esplorativo in America latina: Perù, Bolivia.

- Il nostro carisma è sintetizzato in due termini: "Eucarestia e Apostolato."

Eucarestia: lascio parlare Madre Ada: "Si capisce che la felicità traspariva anche dalla mia persona, tanto era l'amore a Gesù Sacramentato che a giorni le 4 o 5 ore di adorazione mi volavano ... il mio scopo era raggiunto io abitavo con Gesù ... o Gesù ... fà delle tue serve anime Eucaristiche, riparatrici e fedeli amanti ... Quando o sorella, entri nella Chiesa dove c'è il Tabernacolo ... renditi solitaria con Gesù ... specialmente nel tempo dell'adorazione Eucaristica tu puoi, devi essere in Gesù ed Egli in te ... e tu abbandonati al suo amore e ... ricordati che l'Eucarestia e la passione sono due misteri inseparabili."

"Il SS. Sacramento è il compendio del Vangelo ... L'anima che di vero cuore ama Gesù sacramentato è invulnerabile." "Hai bevuto a lunghi sorsi alla Fonte del vero amore: Gesù Sacramentato." (Lettere).

"Chi non arde non incendia e il centro dell'amore, il focolare, la fornace infuocata è Gesù Eucarestia; ecco il perché dell'amore e dell'adorazione a Lui." (Lettere)

"Felice l'anima religiosa che fa dell'Eucarestia il centro di tutti i suoi affetti ... Ecco il segreto, ecco la forza, ecco la fonte di vita e d'ogni consolazione: Gesù nel SS. Sacramento ... Da quei silenziosi tabernacoli egli parla alle anime e le dirige ... Un Tabernacolo non mi basta, è il mio paradiso in terra, Gesù dono dei doni."

Dagli scritti di madre Ada traspare un'intensa esperienza centrata sull'Eucarestia, il Mistero Trinitario e una forte devozione mariana. "Ogni casa - dice Madre Ada - avrà una cappellina interna col SS. Sacramento, faranno adorazione straordinaria, notturna e diurna." L'adorazione da ogni serva di Gesù Cristo è vissuta come rapporto di confidenza e di intimità con Gesù, come sorgente di impegno apostolico.

 

Idea forza Eucarestia-Apostolato: Apostolato

"E' l'adorazione notturna il segreto delle Serve di Gesù Cristo per non rilassarsi, per progredire, per riparare alle perdite subite nell'apostolato esterno ... è lì che trova la vera luce ..."

L'apostolato lo viviamo nelle parrocchie:

"Nel trattare col prossimo le sorelle seguano il contegno di Gesù Cristo ... era sempre pronto a ricevere, istruire e far del bene a coloro che gli si presentavano, pieno di tenerezza e compassione per i poveri, gli afflitti, i bambini ... Carità universale, ordinata, paziente, imparziale, disinteressata, compassionevole, cordiale, generosa, perseverante."

"La vita vera è l'amore di Dio e del prossimo (Lettere).

Ciascuna sorella ascolti la voce di Gesù che chiamandola per nome le dice: sii mia serva, una sposa nell'apostolato, nell'esercizio della viva fede, del più ardente amore.

Le Serve di Gesù Cristo intendono prestarsi nelle parrocchie a quelle opere di misericordia e di apostolato che sono richiesti dai bisogni dei tempi e dei luoghi ... Si fa tutta a tutti.

Si ricordi che è coadiutrice di Gesù nella salvezza delle anime e che i lavori e lo studio non sono il fine unico dell'apostolato della suora, la quale in tutto deve tendere a formare coscienze cristiane."

Si può dire che per la Madre, nell'ambito della chiesa locale, l'urgenza era la poca cultura cristiana. Nella società esercita ad ampio raggio le opere di misericordia corporali e spirituali però col chiaro intento di formazione cristiana. Si nota un'apertura molto ampia e soprattutto invita ad una duttilità e grande apertura verso i bisogni dei tempi e dei luoghi.

"La Serva di Gesù Cristo si fa tutta a tutti: dal bambino dell'asilo al vecchio cadente, dalla fanciulletta alla sposa e madre cristiana.

Si terranno le sorelle alla dipendenza del parroco circa le opere di bene nella parrocchia, quale capo e pastore ... Lo si terrà al corrente delle difficoltà che si incontrano e di ciò che è errato nel contegno morale delle anime ... La Serva di Gesù Cristo volonterosa, docile, paziente, coadiuva nelle parrocchie."

La Madre sente indispensabile la dipendenza, la comunione, la collaborazione con la gerarchia a tutti i livelli. Al riguardo usa due termini che parlano da sè: coadiutrici e ministero.

Oggi che cosa abbiamo da donare alla Chiesa:

un forte richiamo alla presenza eucaristica

alla formazione della coscienza

alla corresponsabilità nella comunità parrocchiale.

 

Messaggio:

Eucarestia: centro degli affetti dice madre Ada.

Il Concilio: fonte e culmine.

Congresso Eucaristico 1983: Eucarestia centro della Comunità e della sua Missione.

L'esperienza personale

Le motivazioni sono di una scelta di vita, che ha ancora una validità oggi, come è attuale, oggi, il tema dell'esperienza religiosa. La gioventù odierna, ma anche le persone adulte, dovrebbero chiedersi perché proseguire nella società di oggi nel solco tracciato dalla spiritualità di interi secoli.

La vocazione è il sogno di Dio sull'uomo, su ogni uomo. Quando il Signore ti chiama non puoi dire di no, anche se vorresti, perché capisci che rovineresti tutto. Rispondere il tuo "ci sto" come ha fatto Maria allora hai la certezza d'aver trovato il "tesoro", non solo, ma di essere tu stesso il tesoro.

Vocazione quindi è gioia e la gioia emerge perché dai forma al sogno che Dio ha su di te. Per scoprire la propria vocazione si ha bisogno di aiuto: preghiera, Parola di Dio, Direzione o accompagnamento spirituale, Regole di via. A me sono sempre piaciuti i santi folli: S. Francesco, S. Paolo, S. Agostino, S. Teresina. E' importante conoscere qualche santo.

Il "carisma" è un dono, patrimonio spirituale, dato da Dio per il bene personale della Serva di Gesù Cristo, per il bene della Chiesa e della umanità.

Ho parlato di sogno, il sogno è una categoria biblica, tutti ricordiamo il sogno di Giacobbe, di Giuseppe l'ebreo e di Giuseppe, lo sposo di Maria. Il "sogno" è ancora una categoria carismatica; pensiamo a S. Giovanni Bosco e sicuramente ogni Fondatore e ogni Fondatrice dando inizio ad un Istituto, se non ha fatto un sogno vero e proprio nel sonno, partendo da una situazione del tempo, ha sognato una realtà ideale da rendere possibile, seguendo l'intuizione profonda che chiamiamo vocazione. Il cardinale Carlo Maria Martini, pensando e osservando la sua città in cammino verso il terzo millennio, si esprime così: "Mi piacerebbe iniziare a sognare nel desiderio appassionato di dare forma a una realtà più bella della presente. Il sogno ci permette di guardare oltre le fatiche, di intravedere un progetto, un'utopia su cui misurare l'oggi, graduare i possibili interventi, senza lasciarsi soffocare dalle urgenze quotidiane."

Perché non sognare anche noi e convincerci che stare con il Signore è dare qualità alla vita ?