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tina beretta trezzi: dal monastero all'universita'

 Ildegarda di Bingen allo scrittoio scrive misticamente

Ildegarda di Bingen al suo scrittoio

 

 

 

DAL MONASTERO ALL'UNIVERSITA'

di Tina Beretta Trezzi

 

 

 

Hildegarde von Bingen

Hildegarde von Bingen è la donna, la monaca che si affacciò al secondo millennio, lasciando al mondo l'elogio dell'invisibile attraverso il Creato e le creature. Noi dovremmo entrare nel nuovo con questa eredità. "Dio rimane integro come una ruota ... Egli contiene in sè cielo, terra e le altre creature. Il giro della ruota è paternità, la pienezza della ruota è divinità." (Causae et curae) Figlia di san Benedetto paragona la Creazione e la regola alla rota, nè troppo in alto nè troppo in basso. Gli studiosi del Medioevo tornano a raccontare, a studiare la grande figlia di Bingen, aprono seminari e convegni sulla Caterina tedesca, come la Régine Pernoud.

Tutti le riconoscono una umanità integrale e una fedeltà assoluta al compito che Dio stesso le assegna nelle visioni: "Come il sole, la luna e le stelle si riflettono nelle acque, così gli scritti, i discorsi e certe opere umane rivestite di forme, risplendono per me in questa luce. Quel che non vedo in essa, lo ignoro."

Lei di fatto si definì indocta. Hildegarde sa che per adempiere a questo impegno deve conoscere tutte le strade della vita lungo le quali si manifesta la Rivelazione e sa di doverlo fare nell'equilibrio e nella meditazione dei Sacri Testi. Debole per natura, ma forte per grazia, avanza a passi concreti, entra in ogni forma di conoscenza al fine di comprendere l'uomo, le sue relazioni con l'altro e la propria condizione esistenziale. Anche se il suo nome è iscritto nel Martyrologium Romanum e fu chiamata santa dal XIII secolo, il processo di canonizzazione non ebbe mai luogo, il clero di Magonza non era stato esauriente secondo la curia romana. Le notizie della vita della Badessa benedettina furono scritte dai monaci Goffredo e Federico che rielaborarono appunti e racconti della stessa monaca. Ildegarda nasce nel 1098 a Bermersheim presso Alzey da una famiglia della piccola borghesia dell'Assia Renana.

A otto anni i genitori la affidarono a Jutta, una religiosa che aveva riunito una decina di suore preparate ad educare queste giovani figlie nell'antica certosa di Disibodenberg. Si usava così. Veniva impartita una specie di cultura globale comunicata con il canto dei salmi. Le fanciulle leggevano, meditavano e raffiguravano su tavolette vocaboli e immagini a memoria. A quattordici o quindici anni riceve liberamente la consecratio virginum, prendendo il velo dal vescovo Ottone Bomberg. L'adolescenza e la prima giovinezza trascorrono nel silenzio della clausura. La giornata era scandita dalle ore canoniche. il canto delle lodi all'alba, la messa, il lavoro manuale o intellettuale che fosse. Il Salterio, i centocinquanta salmi venivano cantati nello spazio di una settimana. Nel 1138 Ildegarda è acclamata badessa. A 42 anni, dopo sofferenze e paure, il suo Dio la obbliga a rivelare ciò che aveva visto e udito. Fra il 1141 e il 1151 nasce dunque la prima opera mistico-allegorica, Scivias, la più importante. Verso il 1147 si stabilisce a Bingen sul Rupertsberg con diciotto suore.

In seguito fonda un convento a Eibingen dove muore nel 1179, ma "la sua luce più brillante del nembo che avvolge il sole," dice san Bernardo, brilla ancora nella storia dei tempi. Certo Ildegarda vive uno dei momenti storici più intensi, Oriente e Occidente si uniscono e si coinvolgono fino in fondo. Non si muovono legioni e consoli, ma folle numerose quanto eterogenee, poveri, nobili, gente di città e contadini, tutti verso Gerusalemme al celebre grido: "Liberiamo la Terra Santa" (papa Urbano II). Così non si ferma lei, che anzi diventa protagonista. Trasforma Rupertsbeg in un vero centro culturale che richiama le cosmologie della scuola di Chartres nella difesa della ricerca e della letteratura.

Lo affermano i recenti studi di Dronke e le sue opere principali, oltre lo Scivias, il Libro dei meriti di vita, il Libro delle opere divine, la Symphonia, una raccolta di 77 composizioni, il libro di Semplice medicina e il libro di Medicina composta. Ildegarda fu davvero instancabile, predicava sulle piazze dei mercati o nei monasteri. La consultarono vescovi e prelati. Corrado, imperatore di Germania e lo stesso papa Eugenio III la chiamarono per essere consigliati dalla sua semplicità e decisione. Si batteva in modo particolare contro le eresie, specie contro quella dei Catari in Colonia.

Andava a piedi, a cavallo, su imbarcazioni poco sicure, trovava sempre tanta gente che l'aspettava a Treviri, a Magonza o in piccoli paesi. Si convertivano in molti, filosofi, artigiani, poveri, Ildegarda si comportava allo stesso modo con l'imperatore o con la donna analfabeta, riceveva tutti. A un papa quale Anastasio IV osa scrivere: "Esercita la tua giustizia per non essere incolpato dal grande Pastore di non aver ripulito l'ovile ( ... ) e di non aver unto con l'olio il tuo gregge ammalato." Ildegarda lasciò un foltissimo epistolario in cui troviamo le persone più differenti, padri di famiglia, religiosi, Conrad III di Hohenstaufen, Bernardo di Chiaravalle al quale risponde con parole delicate: "Buono e dolcissimo Padre, fammi posto nella tua anima ( ... ) mi sento consolata dalla tua pietà e dalla tua saggezza." Non si finirebbe di raccontare, ha parole giuste per i ricchi e per i poveri: "Dio permette al ricco di possedere ricchezza, tuttavia Egli sostiene e ama il povero."

E fu subito letteratura l'incontro tra il giovane, prestante erede al trono, Federico Barbarossa, e la piccola, fragile monaca nella cornice superba del palazzo di Ingenein a Magonza retto da cento colonne con stanze a non finire, ricche di pitture e di mosaici (Ernal il Nero, poeta del XII secolo). Lo aveva già ripreso con lettere che spaventavano il segretario che le scriveva. Ildegarda scrive opere di carattere profetico-teologico, esegetico-didascalico, medico-naturalistico. Potrebbe sembrare un lavoro soltanto eclettico invece i riferimenti sono continui, richiama spesso le altre opere, il suo pensiero è profondo e articolato. Vede chiaramente che nel mondo sensibile e nell'uomo i "segni " dell'universo: "Homo continet omnia." (epistola 31) Contiene i quattro elementi, la terra di cui è composto, l'acqua che, come sangue, scorre nelle sue vene, l'aria che gli riempie i polmoni e il fuoco, il calore vitale che gli arde dentro.

La Badessa di Bingen accompagna l'uomo nei misteri della fede, nel percorso della salvezza spirituale e fisica, nella lode della musica e del canto: "Coloro che, senza motivo legittimo, fanno il silenzio nelle chiese abituate ai canti in onore a Dio, non meriteranno di ascoltare in cielo l'ammirabile sinfonia degli angeli." E' davvero figlia di quelle magnificenze semplici, incantate dell'arte romanica e del canto gregoriano anche se studiosi recenti e preparati dicono che abbia avuto prescienza del nostro tempo. Aspettava la morte e vedeva un "chiarore nuovo, simile al cerchio lunare." Intuì la legge dell'attrazione e della azione magnetica dei corpi, presagì quello che sarebbe stato oggetto di scoperte scientifiche cinquecento anni più avanti. Allora i prelati di Magonza si scandalizzarono: "Cacciate dalla Chiesa questo popolo (i Catari) - scriveva Ildegarda - espellendolo e non uccidendolo, perchè anche essi sono a immagine di Dio."

Oggi noi la comprendiamo come Agostino d'Ippona quando, verso il 412, chiese al governatore dell'Africa romana, Marcellino, di "risparmiare ai rei la pena capitale" (si riferiva agli eretici fanatici, aderenti alla setta dei donatisti). Il manoscritto originale dello Scivias è conservato con le trentacinque miniature che illustrano le visioni, nella biblioteca di Wiesbaden. Questa "meraviglia di conoscenza" non è solo luce di un tempo passato, ma anche del nostro, spesso buio e tormentato. Paolo VI, ottocento anni dopo riassume Ildgarda così: "Ha illuminato il rapporto tra Redenzione e Creazione." (lettera al cardinale Volk in Magonza)

 

Edith Stein

Se Hildegarde von Bingen è la donna, la monaca che si affacciò al secondo millennio, additando le vie per attraversarlo, Edith Stein è la donna, la suora martire che ci consegna la profezia di cui parla Jean Guitton: il protagonista del terzo millennio sarà l'homo mysticus. Come scriveva Pascal nel 1656, l'uomo del cuore, perchè si sarà convertito "nell'anima e nell'intelligenza." E questo tempo di uomini insaziabili di potere ? Lo accetteranno. I giovani nel mondo, guidati da un vecchio papa che amano e seguono, hanno già compreso: essere uomini e donne, pellegrini ovunque nell'amore. Edith nasce da una famiglia ebrea nel 1891 a Breslavia dove frequenta il ginnasio e l'Università.

Poi va a Gottinga nella cui Università studia filosofia, storia, pedagogia e germanistica. Dopo l'esame di stato, pro facultate docendi, si reca a Freiburg in Breisgon e ottiene il dottorato in filosofia, restando in Università come assistente del suo maestro Edmund Husserl, celebre fondatore della fenomenologia moderna. In seguito fu docente a Münster, al prestigioso Istituto Tedesco di Pedagogia scientifica, che nel 1933 dovette lasciare per ragioni razziali. Lei però non si perdette d'animo, partecipò a seminari e a giornate di studio con pubblicazioni che la fecero conoscere al grande pubblico.

Intanto si era avvicinata alla Chiesa Cattolica, ricevendo il battesimo con il nome di Teresa. Poi ... lascia tutto, carriera, ricerche nel campo fenomenologico, insegnamento ed entra nel Carmelo di Lindenthal a Colonia (aprile 1934). Nel 1938 i superiori la mandano in Olanda, al Carmelo di Echt, per salvarla dalla Gestapo, ma nel 1942 viene arrestata e dopo un breve periodo nel lager di Drente in Olanda, entra ad Auschwitz dove morirà in un forno crematorio il 10 agosto 1942. Suor Teresa Benedetta della Croce ora è beata secondo la volontà di Giovanni Paolo II. Le sue opere sono pubblicate in tedesco, non tutte, in italiano abbiamo soltanto il quinto volume con otto saggi, l'ultima, la più grande, Scienza della Croce, uno studio su san Giovanni della Croce e una raccolta di saggi sulla donna edita da Città Nuova nel 1968 con una importante introduzione del dottor Gelber. L'attività pedagogica della Stein è costantemente sollecitata dal ruolo che la persona debba occupare nella società dal punto di vista etico-sociale e giuridico-politico. Privilegia senz'altro la questione femminile (quinto volume) e studia la donna "secondo la natura e la grazia." Nasce così un'analisi essenziale, forte con una novità che è già stata profezia delle grandi donne nei secoli: non si riesce a riflettere sulla donna se non si comprendono le caratteristiche dei due sessi.

Edith è certa che ogni individuo non può sfuggire alla propria peculiarità e in tal senso mette in luce la condizione femminile sia nella sfera privata sia nelle professioni o lavori pubblici che sa svolgere in maniera valida. Non cede al femminismo spicciolo o alle cosiddette "lotte" di emancipazione perchè alla fine non portarono a nulla. Il suo merito è soprattutto questo: per risolvere i problemi della donna, bisogna ripensare seriamente anche al ruolo dell'uomo.

Perciò l'analisi steiniana non è legata a una stagione, è vera oggi come sarà vera domani in quanto nasce da una vocazione profonda, radicale, propria di chi è testimone primo di essere maestro. L. Gelber, studioso e grande interlocutore di Edith, ci propone in poche parole la sua sintesi: "la donna può adempiere la sua missione secondo l'ordine della natura e della grazia, nel matrimonio, nell'esercizio di una professione, sotto il velo di sponsa Christi, una donna forte, veterotestamentaria, capace di educare giovani lieti nella fede e forti nello spirito." Certo che lo studio, l'insegnamento, gli scritti, la conversione passano attraverso quella Scientia Crucis che mediterà nel suo ultimo libro su san Giovanni della Croce.

Qui la carmelitana scalza consuma il cuore e la mente in una personalissima "ordalia", passando per la via stretta della Carità, ripetendo con la grande consorella, Teresa d'Avila: "Muoio di non poter morire." Non dimentica il corpo e la conoscenza, ma li porta nella notte attiva e passiva di san Giovanni della Croce fino all'unione sponsale con Dio, alla spiritualità pura che fu di Caterina da Siena. Ildegarda di Bringen, Edith Stein: due storie differenti divise da più di otto secoli eppure vicine.

La Badessa e la Carmelitana hanno proposto, hanno lavorato perchè la donna continuasse a essere quella realtà concreta che dà la qualità alla vita e ai giovani. Hanno tenuto fra le dita il filo magico della femminilità che da Maria, in due millenni, ha legato le donne più diverse ma tutte importanti, immortalate nella Cappella di Versailles o nei portici della Cattedrale di Chartres, donne che filano, che potano le vigne, che insegnano o si impegnano nel commercio. Già nelle catacombe si parla di donne pure, coraggiose, martiri, Cecilia, Eulalia, Lucia ... Poi ci sono le donne che studiano le erbe, i cristalli, la medicina per la salute e la bellezza e altre che curano e cuciono le stoffe per la corte e per la Chiesa. Conosciamo giovani bruciate sui roghi dall'ignoranza e regine sante che tanto influirono sulla storia dei popoli, Elena, Anna, Ermengarda e la celebre feudataria Adele, figlia di Guglielmo il Conquistatore: "specchio esemplare, rosa della patria." Dal tempo delle cattedrali fino al nostro queste e altre donne "hanno rischiarato la femminilità e la vita" scrive Régine Pernoud, tra guerre, violenze, borghesi laico-maschilisti, massoni discriminanti e superbi.

 

 

 

Ildegarda di Bingen

 

Opere in italiano

Ildegarda di Bingen, Il centro della ruota, trad. Angela Carlevaris o. s. b., Studi St. Ildegarda, Milano 1994.

Ildegarda di Bingen, Libro dei meriti di vita, a cura di Luisa Ghiringhelli, Studi St. Ildegarda, Milano 1998.

 

Note bibliografiche

Olga D'Alessandro, Mistica e filosofia in Ildegarda di Bingen, Padova 1966.

Grossanan Eduard, Hildegarde, Milano 1966.

Régine Pernoud, Storia e visioni di sant'Ildegarda, Piemme 1996.

R. Schiller, Le cure miracolose di Ildegarda, Piemme 1996.

 

 

Edith Stein

 

Opere in italiano

Edith Stein, La donna secondo la natura e la grazia, Città Nuova, Roma 1968.

Edith Stein, Scientia Crucis, Roma 1982.

 

Note bibliografiche

Jole Galofaro, Dalla cattedra al lager. Studio Ufficiale dei due Teologi Censori, Roma 1977.

Emilio Bortone S. J., Suor Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein).

Rivolgersi a Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi in Roma, Corso Italia 38, 00198 Roma.