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Oriano: chiesa di S. Gregorio:
Pala d'altare: san Marco evangelista
SAN MARCO
A Oriano esisteva un altare dedicato a san Marco evangelista. Non è nota l'origine di questa dedicazione, ma forse è da mettere in relazione alle devozioni che si diffusero nel milanese in seguito alla espansione della Repubblica Veneta. Nella stessa città di Milano una importante chiesa è dedicata a san Marco, è l'agostiniana chiesa di san Marco, che fu la culla dell'Ordine in questa città.
A Oriano l'altare, che è registrato verso la fine del Duecento nella nota di Goffredo da Bussero, potrebbe essere una influenza della presenza del monastero di Pontida in Cassago o della chiesa di Monza, che aveva stretti contatti con la milanese chiesa di san Marco attraverso la nobile famiglia Aliprandi, che nel Duecento e Trecento ebbe rilevante importanza nelle vicende storiche milanesi, sostenendo l'ascesa dei Visconti al potere. San Marco è autore del secondo Vangelo ed è spesso nominato nel Nuovo Testamento ma in modo diverso: Giovanni Marco, o Giovanni, o Marco semplicemente.
Marco era figlio di Maria, benestante di Gerusalemme, nella cui casa si radunavano i Cristiani e dove si rifugiò Pietro, miracolosamente liberato dal carcere (Act. XII, 12). Cugino di Barnaba (Col. IV, IO), fu da lui e Paolo condotto ad Antiochia e quindi associato nello viaggio apostolico (Act. XIII, 5) fino a Perge di Panfilia dove si staccò da loro, ritornando a Gerusalemme (Act. XIII, 13). Nel 20 viaggio, non volendo Paolo condurlo con sé, andò con Barnaba a Cipro (Act. XV, 37 ss.). Durante la prigionia romana M. però era di nuovo con Paolo (Col. IV, Io; Philem. 24) e quindi con Pietro (I Peto V, 13).
Nella seconda prigionia era in Asia Minore poiché nella II lim. IV, II, Paolo scrive: " prendi M. e conducilo teco; mi è infatti utile per il ministero ". Da molti si vuole identificare col giovane che nella notte della cattura di Gesù fuggì nudo (Mc. XIV, 51 ss.); ma che fosse discepolo del Signore si deve negare con l'antica tradizione (Papia, Fragm. Murat.). Secondo Eusebio (Hist. eccl. Il, 16) e S. Gerolamo (De viro i/l., 8), predicò dopo la morte degli Apostoli in Egitto, dove fondò la chiesa di Alessandria. Ignoto il tempo e il genere della morte; festa 25/4; le sue reliquie sono custodite a Venezia; è patrono di Venezia, Pordenone e Latina.
IL VANGELO DI S. MARCO
Il secondo dei Sinottici, scritto da S. Marco, discepolo degli Apostoli Pietro e Paolo e " interprete" del primo, come unanimemente viene chiamato dai Padri. La più antica testimonianza in proposito è di Papia, che riferisce le parole dette dal Presbitero Giovanni: " Marco, divenuto interprete di Pietro, scrisse esattamente, ma senza ordine, quanto si ricordò delle cose o pronunziate o operate dal Signore. Egli infatti né udì il Signore né lo seguì, ma più tardi, come ho detto (seguì) Pietro, il quale faceva le istruzioni secondo le necessità, senza voler fare un coordinamento dei detti del Signore; cosicché Marco non ha colpa se scrisse alcune cose come ricordava.
Ad un solo 'punto fece attenzione' a non tralasciare nulla di quanto aveva udito e a non mentire ". Marco omette completamente la storia dell'infanzia, e ci fa seguire Cristo prima negli inizi del suo ministero pubblico in Giudea (I, 1-13), poi nella sua predicazione in Galilea (I, 14-IX, 50); quindi nel viaggio attraverso la Perea (c. X) fino a Gerusalemme, dove è preso e crocefisso (XI, I - XV, 37). Dopo la resurrezione, Gesù appare in diversi luoghi, ammaestra i discepoli e - data loro la consegna di predicare il Vangelo in tutto il mondo - fa il suo ritorno in cielo (XV, 38-XVI, 20).