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tina beretta trezzi: spiritualita' e santita' nel prossimo millennio

 Verso la santità: il cenacolo agostiniano dipinto da De Nova

De Nova: il cenacolo agostiniano

La ricerca della santità a Cassiciaco

 

 

 

SPIRITUALITA' E SANTITA' NEL PROSSIMO MILLENNIO

 

 

Mi avete assegnato un compito molto difficile: ci vorrebbero le ore che questa sera non abbiamo e lo spirito profetico che mi manca. Giovanni Paolo II ha risposto in una sintesi fortissima ai giovani di Toronto, "Siate sale, siate luce! "

Se diventeranno uomini e donne secondo tale sfida, costruiranno e risponderanno, con il sale perché il mondo sia meno insipido, con la luce perché la terra sia meno buia. Accolgo anch'io questa "sfida" per parlare insieme a voi della Spiritualità. Argomento enorme, ma in fondo è la testimonianza dei semplici,di coloro che hanno compreso le beatitudini, ignorando cosa renda gli altri "sapienti". Tralascio quindi l'insieme dei principi, delle forme, della conoscenza, delle scuole, dei movimenti, cui può rifarsi.

Preferisco pensare alla Spiritualità, con la S maiuscola, come vita vissuta in maniera continua, in crescita interiore, ogni giorno, nella unità sostanziale, "raccontata" così semplicemente e con tanta chiarezza dal "santo dello spirito", da Paolo di Tarso. Egli indica sempre, la via dello spirito, ai pagani, ai cristiani, da Gerusalemme a Roma, libero o in catene: "Sono quanti vengono mossi dallo spirito di Dio i veri figli di Dio" (Rom 8, 14-17). La legge dello Spirito "( Rom 8, 2). Vivere secondo lo Spirito" (Rom 8, 5). Uomini spirituali (Co. 3, 1).

L'uomo dello Spirito esamina ogni cosa senza essere esaminato da nessuno (l Co 2, 15)." Lo Spirito è protagonista della nostra preghiera (Rom 8,26). "Lo spirito è sorgente della nostra carità" (Rom 5,5).

Contro ogni dualismo ontologico, "Il corpo è per il Signore (l Co 6, 13), "è tempio dello Spirito Santo". Cosa vuole dire Paolo? Deponiamo lo zaino esistenziale ed entriamo "con dolcezza" nel sovrannaturale. Non spegnete lo Spirito, ascoltate le profezie" (Th 5, 19-21), con l'umiltà del peccatore, non con l'angoscia del superbo, direbbe Vittorio Messori.

La spiritualità è la stessa vita di ciascuno di noi, che tende alla comunione con Dio insieme ai fratelli: "Tutto è puro per i puri"(Th 1,15). Di fatto la spiritualità cristiana è "una", è unica. Il Concilio Vaticano 2° si occupa molto di questa verità, medita sulla centralità del Cristo attraverso la forza dello Spirito: "Uguale la grazia dei figli di Dio, uguale la vocazione alla santità nell'unità della fede, della speranza, della carità" (De universali vocatione ad sanctitatem 5, Lg 39-42).

Quanto alla carità molta luce ci viene sempre dalla Lumen gentium. Il capitolo 5° studia a lungo la spiritualità come essere in Cristo, come essere chiesa, nella pienezza dei doni dello Spirito. E quando si arriva al culmine dell'unità nell'amore, a Paolo si affianca l'audace teologia giovannea della "vite" e dei "tralci", perché Giovanni è davvero il poeta dei Misteri del Cielo, la musica dei carismi dello Spirito.

Il Concilio Vaticano 2° ha esaminato la spiritualità nei vari campi dell'esistenza umana, la spiritualità sacerdotale, religiosa, laicale, distinguendo la contemplazione, l'azione apostolica, analizzando, la ricchezza delle vocazioni, dalla famiglia al convento, alla missione nel mondo, al volontariato. Pluralismo, certo, di condizioni, di carismi, di bisogni, di luoghi geografici e interiori, di culture, ma unica nell'accoglienza di tutto l'uomo, nella sua realtà concreta, nella storia che cammina ogni giorno. Forse la spiritualità di Agostino, di Bemardo di Chiaravalle, di Chiara, di Francesco d'Assisi, di Teresa di Avila o di Caterina da Siena è più o meno grande? Nasce da profonde esperienze di Dio, differenti sì, ma chiamate all'unità in Cristo nello Spirito del Vangelo, dove cadono privilegi ed esclusivismi, dove l'io comincia dal tu.

L'amore-carità non divide. In questa e sola pienezza teologale abita lo Spirito e dunque la spiritualità. E in futuro, nel prossimo secolo? Il mio maestro Jean Guitton, che è vissuto quasi secolo (1901-1999) guardò avanti sino all'ultimo giorno: "Certo,nonostante tutto, mi diceva, l'uomo del terzo millennio sarà l'uomo dello Spirito. ll futuro è buio per chi rinuncia in anticipo". Perché, chiedevo, non abbiamo più un Paolo di Tarso e il suo fulmineo irrompere nella grazia? "

Perché le nostre vite sono garantite, la fame e la guerra sono lontane, o così preferiamo pensare. L'umanità corre verso un progresso tecnico-telematico velocissimo. Il divario tra i popoli ricchi e quelli poveri cresce a dismisura e l'arma dei poveri è inarrestabile, abbiamo dimenticato l'etica e la misura. Il cristianesimo sforna bravi biblisti, filosofi, dottori esperti, scienziati, ma ciò non basta. Si è indebolito il senso del peccato, si teme il cambiamento radicale di Damasco o l'aut-aut di Kierkegaard. Bisogna essere forti nella nostra specificità cristiana, nella nostra spiritualità. Se mi dicessero che il cattolicesimo è falso, anche se nessuno me lo può dimostrare, non penserei per questo di lasciarlo e continuerei a dialogare con chi non abbia la mia fede, ma lo stesso Spirito".

Mi citava Rumi, il poeta persiano (1200) che coglieva la parola nei suoi colori vibranti e infinitamente sottili: Il re del pensiero senz'ombra se n’è andato verso l'altro paese della Luce a noi lasciò il suo Spirito.

 

La Santità

La santità è il fatto religioso essenziale, il più importante, in tutte le religioni, alle sue forze trascendentali e misteriose si giunge per mezzo della preghiera e del culto. Il "santo di Dio", dice Giovanni (6, 69). Il santo cristiano si distingue rispetto a chi pratica altre fedi, dalla Grazia divina, dono gratuito e ineffabile, disegno sovrannaturale.

Santità, nome unico (amore, giustizia, verità eccetera sono presi dal mondo delle creature) sia in ebraico (quadòs) che in greco (hagios) significa "separazione", ciò che appartiene soltanto a Dio e può essere raffigurata nella visione del profeta Isaia: "Il Signore sollevato da terra, i lembi del suo mantello riempivano il tempio senza toccarlo, mentre gli angeli, gli arcangeli e i serafini cantavano: santo, santo, santo è il Signore".

Il Dio-Trinità nella persona incarnata e risorta del figlio Gesù, ha segnato l'uomo di una speciale vocazione di grazia, alla santità ( Paolo 11, 7) e la Grazia non ha limiti né confini: la santità è una storia di peccato e di grazia (vedi Agostino) e Paolo stesso, con molta tenerezza, ne è orgoglioso. La pienezza della vita cristiana e delle sue virtù è universale. La santità di un Papa e la santità della così detta "gente comune" gode della benevolenza divina, anche se ogni santità è personale, inimitabile (Benedetto XV).

Il Concilio Vaticano II si occupa proprio di questo nei capitoli 5° e 6° della Costituzione. I Padri Conciliari insistono sul fatto che il laico "non è un cristiano di seconda classe" ed è l'invito che Gesù ha ripetuto con insistenza ai suoi apostoli. A riportare la "vita devota" fra le "persone del mondo" bisogna ricordare l'impegno avuto anche da Francesco di Sales (Filotea) contro il freddo Giansenismo (17°-18° sec.) che si fermava al rigorismo classico della Chiesa primitiva. Il Giansenismo (Port-Royal) fu emarginato da Pio X, era una religione senza amore.

Non vogliamo certo dire, perché siamo lontani dall'età feudale e dal Medioevo, che il santo "protettore-taumaturgico" non abbia più senso. Non pensiamo, perché siamo in un'epoca centrata sull'umano e sulla tecnica, che abbia un posto soltanto l'eroismo "comune". Affermiamo, questo sì, come Francesco di Sales, il valore della famiglia e del lavoro quotidiano, qualunque sia, purchè svolto secondo l'insegnamento divino. Così il matrimonio e la verginità diventano due mondi ugualmente importanti per la vocazione cristiana alla santità: hanno ambedue l'amore quale spinta ad entrare nel Mistero dell'Assoluto, sono la realizzazione dello stesso sacramento.

Basta cercare il regno di Dio e mettere in pratica la sua parola. Questo è il vero pericolo che Giovanni Paolo II ha sottolineato più volte nel suo ultimo viaggio in Polonia! Durante il comunismo andavo in fabbrica con gli zoccoli, ora vedo con gli errori del capitalismo e del superfluo. La bellezza della santità è la varietà nell'unità e quest'ultima è la condizione "sine qua non".

Come potremmo venerare un Agostino sensibile e geniale, un Gregorio Magno e un Tommaso dalla sapienza e dall'intelligenza serene, una Edith Stein, la filosofa, carmelitana ebrea morta ad Auschwitz, una Caterina accesa dall'amore di Dio fino a provarlo sulla sua carne o una Hilegarda di Bingen che illuminò un secolo?

E si potrebbe continuare.

Il santo è un uomo completo, qualunque condizione esistenziale egli viva, ristabilisce l'armonia spezzata dal peccato e la sua volontà è del tutto conforme alla volontà di Dio. L'agiografia, con le radici greche di santo e di scrivere, è la letteratura che riguarda i Santi. Comincia nei primi secoli della Chiesa e continua tuttora. Abbiamo i Martirologi e i Leggendari. Il Concilio di Trento e i Papi vollero mettere ordine a questa ricchezza non sempre dimostrata. Si passò così allo studio storico-scientifico dei documenti e nacque una vera agiografia critica: gli Acta Sanctorum ad opera dei Bollandisti (due volumi).

Negli ultimi decenni la Chiesa si regola con ponderatezza e attenzione. C'è una esegesi lunga e non facile. Lo studio agiografico arricchisce il fedele lungo la via della spiritualità e la vita del popolo di Dio. In Italia e nel mondo gli studi e i convegni agiografici si sono moltiplicati con la pubblicazione degli Atti relativi. Degna di nota è la Bibliotheca Sanctorum, 12 volumi, più uno pubblicata a Roma nel 1969 e non meno importante l'agiografia dei vari Ordini religiosi. La Santità nel nuovo millennio?

Non cambierà mai: è un fatto sovrannaturale fra Cristo (modello) e la grazia (mezzo). Cristo e la Grazia non muteranno. Muteranno la storia, la condizione dell'uomo, la scienza, la tecnica, non Cristo, non la sua parola. Questa meravigliosa realtà che coinvolge nella realtà anima e corpo, pur esprimendosi in mille modi diversi, sarà sempre e solo: SANTITA' per essere ad esempio nei secoli.

Viviamo in un mondo in cui coloro che riescono meglio, si dice che siano quelli più dotati, in cui chi possiede molto, si dice sia importante, in cui la bellezze esteriore, si dice apra al successo. E' il regno del paradosso! Nella santità sono superate, vinte, contraddette tutte le APPARENZE.

Scrive il Papa nel Novo millennio ineunte: "Vuoi tu ricevere il battesimo?" chiede il sacerdote, ciò significa: "Vuoi tu diventare santo"? Termino chiedendovi di non fare come gli Hussiti, per fortuna scomunicati, che giudicavano la validità di quanto venisse loro detto dalla "prestanza" del predicatore.

Ho lavorato sui documenti, cercando poi una sintesi sincera, semplice, che potesse far nascere una speranza non imposta.