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noris de rocco: la donna sconosciuta

 La copertina del libro sulla donna di Agostino di Noris De Rocco

Il libro "La donna senza nome"

di Noris De Rocco

 

 

 

IL MIO CUORE LA' DOVE AL SUO ADERIVA

indagine sulla donna di Agostino di Noris De Rocco

 

 

 

Che all'ombra di un "grande uomo" ci sia sempre una grande donna non v'è dubbio alcuno perché dev'essere grande per forza, perlomeno in comprensione, generosità, pazienza, intuito, per poter sopportare questi cosiddetti grandi uomini dotati di tre qualità che, quando sono esasperate, come quasi sempre nel loro caso, diventano tremendi difetti e cioè: ambizione, arroganza intellettuale, egocentrismo.

Di alcune di queste donne si parla molto, di altre meno, altre addirittura s'ignorano come nel caso della concubina di Agostino, il grande pensatore africano Padre della Chiesa cattolica al quale sono stati dedicati, e ancora lo saranno, decine di libri mentre nessuno è stato riservato alla sua concubina e alla sua personale storia accanto a lui.

D'accordo, non ci sono notizie esaurienti e dirette su di lei tali da poterne tracciare una biografia, ma come è stato possibile non indagare, non farsi domande su questa donna, sul come e sul quanto abbia influito sulla personalità di Agostino, non cercare di penetrare nel loro rapporto, invece di etichettarla sbrigativamente come "la donna del peccato" e accantonarla come oggetto di nessun valore quando è la persona che gli è stata in assoluto la più vicina fisicamente e spiritualmente e per più lungo tempo?

Condividendo per tanti anni con Agostino la tavola e il letto, percorrendo accanto a lui il suo tormentato e difficile cammino di maturazione psichica, intellettuale e spirituale (non dimentichiamo che il loro rapporto si svolge nell'arco di tempo che va dai diciotto ai trentadue anni), è senz'altro l'unica che gli è stata intima in tutti i sensi e ne ha conosciuto (e amato) le ombre e le luci, le grandezze e le miserie meglio ancora, oso dire, di Agostino stesso perché noi in genere siamo portati a negarci i nostri lati oscuri: è impensabile quindi che non abbia lasciato la sua impronta nella personalità di Agostino e che a sua volta non sia stata contagiata dal suo fascino intellettuale e dalla sua ricerca interiore.

La causa di ciò penso vada ricercata nella dominante cultura e mentalità maschilista che vedeva nella donna la sedimentazione del male, la causa prima di ogni disordine specialmente se legato alla sfera sessuale.

Non era quindi immaginabile che la Chiesa potesse attribuire a una concubina, e senz'altro pagana, sentimenti di alta spiritualità e una qualche influenza positiva sul proprio compagno: doti spettanti di diritto solo a donne come Monica, la madre di Agostino, cristiane, mogli e madri integerrime. La concubina non poteva che essere la donna lussuriosa che teneva il giovane incatenato al peccato.

Purtroppo nel nostro guardare e nei nostri giudizi dimentichiamo quasi sempre il monito di Cristo: "... ladri e prostitute vi passeranno davanti ...", sovrapponendovi il: "che cosa mai di buono può venire da Nazareth?", che cosa mai di buono può venire da una concubina ...

Oggi i tempi sono fortunatamente alquanto cambiati anche se una certa "forma mentis" maschilista non è del tutto scomparsa e secondo me, purtroppo, non scomparirà mai (e qui si dovrebbe aprire un'altra indagine speculativa che esula dall'argomento trattato).

I tempi, ripeto, sono cambiati e ritengo siano propizi a un' attenta ricerca su questa misteriosa figura femminile. Attratta dall'innominata fin dall'adolescenza, ho ripreso in mano le Confessioni, già lette con altro scopo, e ho cercato puntigliosamente tutto quanto Agostino dice e non dice su di lei e sul loro legame. Veramente poco, in verità, ma, per chi cerca con attenzione e con il cuore, ogni minimo frammento parla, rivela qualcosa, fa luce.

Occorre innanzi tutto tener presente che Agostino scrive le Confessioni quando è già convertito, battezzato e addirittura vescovo e sono passati circa dodici anni dalla separazione: questo dà ancora più spessore ai suoi accenni e ne amplifica i sottintesi significati.

*Ecco il primo accenno che incontro:

"In quegli anni convivevo con una donna, non però in unione, come suol dirsi, legittima ... avevo essa sola e le serbavo fedeltà, come marito." (L.IV - cap.II) E qui ci sono due parole chiave: Fedeltà e marito.

Dalla prima si deduce che li legava un'intesa sessuale fortissima, visto il temperamento bollente e irrequieto di Agostino che non era mai sazio di sesso e non avrebbe quindi potuto rimanere fedele, non dico a una donna frigida, ma nemmeno solo tiepida.

La seconda è una precisazione né ovvia, né superflua che Agostino poteva benissimo tralasciare e con la quale, invece, ci manda un messaggio: io la consideravo moglie, non concubina. - E questo la dice lunga sul sentimento che lo legava all'inno minata, al di là della passione che senza dubbio li aveva inizialmente uniti. La fedeltà dichiarata è quindi una fedeltà totale: di corpo e di anima e assolutamente gratuita perché nulla, né moralmente né legalmente, impediva ad Agostino, durante quel rapporto, di concedersi nuovi e stuzzicanti incontri.

*Poi, vengono le frasi che riguardano la separazione.

Agostino avrebbe potuto limitarsi a scrivere: "Dovendo io contrarre matrimonio, la concubina venne rimandata in Africa, non senza dolore data la lunga convivenza, mentre trattenni presso di me il figlio avuto da lei." Oltretutto sono passati già dodici anni ... Ecco invece come ricorda il fatto il vescovo di Ippona: "Strappata al mio fianco (...) il mio cuore, là dove al suo aderiva, ne era rimasto ferito e sanguinava. Essa era tornata in Africa promettendo, mio Dio, di non conoscere altro uomo e lasciando presso di me il figlio avuto da lei". (L. VI - c. XV). Un vero e proprio grido di dolore dove ci sono delle parole (e Agostino non le usava certo a vanvera, raffinato e pignolo com'era ...) che svelano i suoi sentimenti ancora vivi e fanno intuire la grandezza della sua donna e la profondità del loro legame.

Esaminiamole ad una ad una:

1) "strappata": quindi non è stata sua la decisione di lasciarla e rimandarla in Africa ... Egli l'ha in certo qual modo subita perché in quel momento stava vivendo un periodo di grande incertezza e confusione dove s'intrecciavano alti richiami e testardi rifiuti. Il "deus ex machina" è stata sua madre che desiderava la sua conversione ma non meno la sua ascesa sociale, aspirazione legittima e comprensibile condivisa, si può dire, da tutta Tagaste, città natale di Agostino.

Mi chiedo però come una donna religiosa, intelligente e sensibile come Monica non abbia capito e rispettato quello smarrimento in cui suo figlio si trovava, smarrimento che in certi momenti rasentava l'abulia, e sia arrivata a firmare un contratto di nozze dopo che Agostino le aveva detto, più annoiato che rassegnato: "ma sì, madre, se va bene per te, va bene anche per me." E qui non si trattava di un ragazzo inesperto, ma di un uomo che aveva superato i trent'anni e con una propria vita familiare consolidata.

La fretta, si sa, è sempre cattiva consigliera e fa compiere a Monica un altro passo falso: scegliendo una ragazzina di dodici anni e allontanando subito la concubina per rispetto alla fidanzata, come poteva illudersi che Agostino vivesse di punto in bianco in castità per due anni in attesa delle nozze? Forse avrà pensato che gli sarebbe bastata qualche "saltuaria soddisfazione" che il battesimo avrebbe poi lavato via: un atteggiamento opportunista già assunto quando non aveva voluto che Agostino, prima di partire per la corrotta e corruttrice Cartagine, prendesse moglie come suggerito dal marito orgoglioso della precoce e prorompente virilità del figlio, ma nel contempo gli aveva caldamente raccomandato di essere casto, cosa cui in cuor suo certamente non credeva possibile visto anche il comportamento dissoluto tenuto in quell'anno di ozio forzato a Tagaste.

E' risaputo che santi si diventa poco per volta e quindi la mia non è irriverenza nei confronti di Monica, ma la constatazione di un dato di fatto che nulla toglie alla sua futura santità, anche perché il Signore ha le Sue vie ...

2) ... il mio cuore là dove al suo aderiva ... Questa è un:espressione di straordinaria importanza per capire il tipo di legame che li aveva uniti perché qui, con cuore, non s'intende una parola comune che fa rima con amore, ma si indica la parte più intima, più nascosta, direi più inaccessibile dell'animo umano: è l'essenza stessa della persona. Rivela quindi la forza e la profondità con cui si erano amalgamati, anima e corpo.

Assurdo perciò pensare che lo tenesse legato la sola attrazione fisica il cui fuoco, come tutti sappiamo, può dare inizio a un rapporto ma non può mantenersi ininterrottamente e per lungo tempo a un livello tale da fare da unico collante, specialmente per un giovane come Agostino che vedeva nel sesso una componente irrinunciabile della sua vita e portato a viveri o sempre ai più incandescenti livelli: è evidente che tra loro c'è ben altro.

Come vedere quindi la sua compagna solamente come l'incarnazione della lussuria che lo incatenava al peccato impedendogli la trascendenza e quindi la redenzione?

La sua dichiarata "fedeltà come marito" non è uno spiraglio, ma una finestra aperta sulla profondità del loro rapporto e sulle qualità di questa donna: era quella che oltre a farlo godere lo faceva anche "volare alto" come aveva sempre ardentemente desiderato fin da quando era immerso nella più sfrenata dissolutezza che lo appagava nel corpo e nella sua vanità di maschio ma lo lasciava vuoto e con l'amaro in bocca.

"... il mio cuore là dove al suo aderiva ...": come si è potuto non tener conto di questo illuminante indizio lasciato da Agostino?

3) ... essa era tornata in Africa ... promettendo di non conoscere altro uomo ... e qui appare evidente il grado di spiritualità raggiunto dalla donna per consentirle di fare volontariamente una simile rinuncia, vista la giovane età, la carica di sensualità che anche lei possiede e il fatto che oltretutto, almeno apparentemente, in quel momento, le subentra un'altra donna.

5) ... e lasciando presso di me il figlio avuto da lei ... altro atto di una generosità abissale. Mi sembra oltremodo chiaro che con tutte queste espressioni Agostino voleva evitare che alla sua donna venisse superficialmente e frettolosamente applicata l'etichetta, come invece purtroppo è stato, di "donna del peccato", facendone velatamente intendere (a chi vuole intendere) la grandezza e l'amore che egli aveva nutrito, e ancora nutriva, per lei.

Non solo. Egli, esprimendosi in quel modo, fa implicitamente ammenda per il proprio vile comportamento nei confronti della sua donna, comportamento deprecabile se giudicato dal punto di vista semplicemente umano e senza la luce del "dopo".

Al momento della separazione, però, Agostino non è ancora coscientemente consapevole di quanto quel rapporto abbia inciso in profondità in lui e lo abbia fatto crescere sul piano spirituale.

Infatti più avanti confesserà di essersi subito preso in casa un'amante ritenendosi incapace, in attesa delle nozze, di vivere in castità, e sperando di alleviare il dolore del distacco mantenendo la consuetudine della sua vita sessuale di coppia.

Ma ecco la sorpresa: nonostante il nuovo rapporto, come egli stesso scrive, "... non si rimarginava quella mia ferita che era stata incisa dal taglio precedente, ma, dopo alta febbre e acutissimo dolore, cominciava a marcire, me la sentivo quasi fredda, ma disperatamente mi faceva soffrire".

Ora penso sia chiarissimo a chiunque che quel lungo legame era stato di una ricchezza eccezionale e aveva inciso anche sul suo modo di rapportarsi al sesso: quando stringe tra le braccia un'altra donna si rende brutalmente conto di quanto fosse diverso il rapporto con la madre di Adeodato e come invece questo lo ripiombi al "prima", quando si ritrovava saziato nel corpo ma disgustato e vuoto nell'anima.

E' questo l'appuntamento che Dio gli aveva dato a sua insaputa, perché le Sue "lezioni" sono veramente imprevedibili e inusuali.

Agostino infatti, con questo rapporto esclusivamente carnale, sbatte la faccia nel fango, quello stesso fango in cui si dibatteva prima di incontrare la donna senza nome.

E' tutto nell'abissale differenza tra il rapporto erotico con la sua donna e il rapporto sessuale con la nuova convivente, lo schiaffo salutare che gli procura quella "castrazione" cui confusamente (e con timore) aspirava per potersi lanciare in alto, e che lo catapulta nella definitiva resa alla "Bellezza antica e sempre nuova" che lo attirava: adesso si rende conto di essere pronto alla grande rinuncia, perché ha sperimentato che la sola carne non ha più potere su di lui. E a questo affinamento ha senza dubbio contribuito lo spessore spirituale della sua compagna.

Come deve averi a desiderata e rimpianta in quel buio e avvilente momento! Come deve essersi vergognato di sé stesso .. "... io, incapace di imitare una donna ..." (L. VI - cap.XV)

E Monica, senz'altro tremendamente umiliata e offesa dalla inaspettata presenza in casa della nuova e provvisoria amante, di fronte alla repentina ripulsa di Agostino, avrà certamente capito quanto profondamente e beneficamente aveva influito su suo figlio la madre di Adeodato, che proprio lei aveva allontanata: questa lezione, una vera frustata alla sua ambizione profana e al suo decisionismo, non era riservata solo ad Agostino, ma anche a lei. E tutto è Grazia.

Infatti, se Agostino si fosse sentito appagato dal nuovo e mercenario rapporto, dubito che non si sarebbe arrivati al progettato matrimonio, e quindi la sua vita avrebbe preso tutt'altra piega anche se indubitatamente prestigiosa: ma niente estasi a Ostia insieme a sua madre, niente santità, niente Padre della Chiesa ... E' proprio vero, Signore, le tue vie non sono le nostre vie ...

Vorrei adesso ritornare su due comportamenti che mi pare valga la pena di approfondire e cioè l'allontanamento dell'innominata e la sua promessa di assoluta fedeltà ad Agostino.

Se, come ho già detto, giudichiamo il comportamento di Monica e Agostino nel momento in cui tale allontanamento si attua, senza la luce del "dopo", dobbiamo purtroppo convenire che agirono ambedue in modo meschino ed egoistico: Agostino defilandosi e lasciando ogni decisione alla madre; Monica prendendo una decisione opportunistica e mondana; ambedue volutamente ignorando e calpestando i sentimenti e i diritti naturali (anche se non legali), di un altro essere umano, anzi, di due, perché non dobbiamo dimenticare il figlio Adeodato al quale veniva sottratta la madre.

Se si fosse data da fare per portare al battesimo Agostino, Adeodato e la concubina e poi ne avesse favorito il matrimonio, non sarebbe stato, da parte di Monica, un comportamento più giusto e un luminoso esempio di adesione al rivoluzionario messaggio cristiano?

Ma non siamo troppo severi: è molto difficile non lasciarsi condizionare dalla imperante mentalità del tempo in cui si vive, e lo possiamo ben sperimentare oggi su noi stessi (vedi divorzio, aborto, eutanasia, sete di successo e ricchezza ecc.: abbiamo sempre una mentalità e un atteggiamento cristiani nei confronti di queste tematiche?).

Grandissimo merito di Monica è l'aver inciso a fuoco nel cuore di Agostino durante l'infanzia, periodo della vita in assoluto il più recettivo, anche se inconscio, il nome di Gesù: spina nel fianco che lo tormenterà fino al suo approdo nella fede cattolica.

Altro suo indubitabile merito è il non aver mai smesso di sperare e di pregare per la conversione del figlio anche quando, ormai adulto, aveva fatto le sue scelte. E per questa sua fede verrà ricompensata con una misura colma, pigiata e traboccante.

E' chiaro comunque che in quel momento l'unica persona che si era veramente elevata al di sopra di tutto e di tutti e aveva intuito il disegno di Dio è la donna di Agostino, perché in caso contrario non avrebbe senso e non troverebbe giustificazione, in una società ancora pagana, quel suo offrire in olocausto la sua giovinezza e la sua sensualità a un uomo che l'allontanava per sposarsi, avere figli e far carriera ...

Evidentemente lei in cuor suo "sapeva", senza saperlo, che non lo lasciava a quelle vanità ma a ben altro e questo era contemporaneamente forza e premio al suo sacrificio.

Taluni pensano che questa promessa non sia stata spontanea ma richiesta e imposta da Agostino stesso. Beh, se così fosse Agostino si sarebbe dimostrato in quel momento di un egoismo spaventoso: non solo chiedeva alla sua compagna di rinunciare al suo unico figlio, non solo di rinunciare al suo uomo ma addirittura, a trent'anni, di rinunciare a rifarsi una vita. Anche in questo caso però l'accettazione da parte dell'innominata denuncerebbe una spiritualità e un amore ancora più grandi, altrimenti sarebbe stata comprensibile e più che giustificata una sua violenta e astiosa ribellione.

Questa eventuale richiesta/imposizione di fedeltà ad oltranza, si potrebbe tuttavia leggere anche come una dimostrazione che in quel momento di estremo caos interiore Agostino si rendeva conto dì quanto quella donna avesse per lui un valore irrinunciabile e fosse ormai parte di sé non condivisibile con altri.

La concubina, la grande donna all'ombra del grande uomo, è il mattone nascosto nella costruzione della grande cattedrale. E adesso una breve inchiesta sul loro rapporto che oltre che intenso deve essere stato anche burrascoso per diversi motivi:

I) Agostino stesso dice infatti nelle Confessioni: "E amato, conobbi le ardenti gelosie, i sospetti, i timori, le ire, le liti ..." (L. III - cap. I) .

II) La nascita del figlio deve averlo in un primo momento irritato, spaventato e spinto a rifiutarlo. Anche qui ci soccorrono le sue parole: "Dovevo con essa (la concubina) sperimentare a mie spese quale differenza passi tra il consenso coniugale concluso per procreare figli e l'accordo di un cuore passionale dal quale la prole nasce anche non voluta, quantunque poi ti costringa ad amarla, allorché è nata." (L. IV - cap. II)

III) Il sentimento esagerato e addirittura morboso che lo legò all'amico d'infanzia ritrovato (che poteva far pensare a un rapporto omosessuale) e la tremenda depressione in cui lo sprofondò la sua repentina morte. (L. IV - cap. IV - V - VI - VII)

Momenti tutti che avrebbero messo a durissima prova qualsiasi rapporto di coppia e l'averli superati evidenzia non solo il paziente e profondo amore della sua compagna, ma anche quello di lui che a lei sempre ritorna. Quando infatti andò a Roma e poi a Milano, avrebbe potuto benissimo piantare concubina e figlio in Africa e aprire un altro capitolo nella sua vita sentimentale: nessuno l'avrebbe giudicato negativamente date le consuetudini del tempo. E invece li vuole con sé. Altro comportamento che la dice lunga, lunghissima, sulla profondità del loro legame e sulla gratificazione che ne traevano.

Nelle Confessioni Agostino non condanna quest'amore e i sentimenti provati per l'amico d'infanzia, ma il modo "sbagliato", secondo la sua attuale ottica cristiana, con cui aveva vissuto il rapporto con loro.

Altre doti dell'innominata, oltre quelle cui si è accennato all'inizio, erano senz'altro la bellezza, poiché Agostino dice di averla incontrata nel suo vagabondare e quindi doveva essere stato attratto dalla sua avvenenza; l'intelligenza e una certa cultura perché non avrebbe sopportato accanto a sé, per così lungo tempo, una persona mediocre. 

Dice Agostino: "Una piuma può tornire una pietra se la muove la mano dell'amore" e ancora, più celebre, "La misura dell'amore: amare senza misura:" quale più grande interprete di queste parole agostiniane di colei che visse con lui e per lui, senza nulla chiedere in cambio, nemmeno il suo unico figlio, perché il suo uomo avesse la Vita?

Mi piace concludere questa indagine pensando che proprio a lei, alla donna senza nome, pensasse Agostino mentre le formulava.