Contenuto
Percorso : HOME > Associazione > Settimana agostiniana > Settimana 2008 > BerettaCoro Adeodato: Rappresentazione scenica delle vicende dell'Azienda Pirovana
L'entrata alla Camera Ducale privata nella chiesa di Cassago
IL PALAZZO PIROVANO VISCONTI E LA NUOVA CHIESA PARROCCHIALE
di Luigi Beretta
PREMESSA
La Villa Visconti e la chiesa medioevale di santa Brigida sono legati da una storia parallela che, durata alcuni secoli, si separa definitivamente nel 1760. Viene abbattuta una chiesa per costruirne una nuova, sempre con lo stesso titolo, ma più a valle, per lasciare spazio ai giardini del palazzo Pirovano-Visconti che il nuovo proprietario, il conte Francesco, vuole rendere "luogo di delizie". Francesco Antonio è il figlio secondogenito di Carlo e della contessa Laura Secco Borella. Suo fratello era Giovanni Vincenzo monsignore della Metropolitana di Milano. Aveva altre tre sorelle: Paola, che sposò un Visconti d'Aragona, Teresa, moglie di un Brivio Sforza e Maria che convolò a nozze con Antonio Fossati. Nel 1753 il conte Francesco viene eletto revisore dei conti della Scuola del SS. Sacramento della parrocchia di Cassago con ampi e pieni poteri di decisione.
E' il tesoriere Antonio Caglio che a nome degli altri scolari " conferisce al signor Conte ogni più ampia facoltà di arbitrare in tutto e per tutto come stimerà meglio, servendosi per qualunque opera de Conti dell'opera del signor Ragionato Giuseppe Vergani nostro comun confidente, promettendo noi sudetti ... di stare a quanto da detto illustrissimo signor Conte per finale risoluzione di dette controversie e differenze sarà arbitrato in miglior modo e rimossa ogni e qualunque eccezione ..."
Il conte Francesco Antonio Visconti lasciò un segno indelebile a Cassago, poiché, per migliorare le sue proprietà, grazie a diversi interventi riuscì nel suo progetto di dare un nuovo assetto urbanistico al centro paese. Nel 1754 era riuscito chiudere l'antica strada per Cremella che passava proprio in mezzo alle sue proprietà, sostituendola con l'attuale via Visconti. Aveva fatto una richiesta ufficiale all'Ingegnere del Ducato per avere l'autorizzazione necessaria. "Desidera il Conte - recita la supplica - don Antonio Visconti Servitore Devotissimo di V. S. Illustrissima far trasportare la strada, che di presente da Cassago conduce a Cremella, ed adattarne altra a pubblico vantaggio ivi contigua. Ritenga V. S. Illustrissima che tanto la presente quanto l'altra da sostituirsi non sono presentemente carreggiabili massime con Calessi e Carrozze e quallor le venisse da V. S. Illustrissima permesso il trasporto, intende il Supplicante adattare la seconda in modo lodevole a proprie spese, perciò ricorre umilmente supplicando, atteso il publico vantaggio degnarsi del benigno permesso, il che spera." La richiesta viene presa in esame dal Sindaco Generale del Ducato signor Giuseppe Perabò che richiede la visita dell'Ingegnere interinale signor Bartolomeo Calastri affinché valuti la situazione e riferisca al giudice conte Trotti.
E difatti il Calastri si reca il 20 agosto a Cassago assieme al Cancelliere delle Strade Andrea Soriani e, come dice la relazione, "in primo luogo ho visitato detta strada da levarsi, in oggi praticata quale al suo principio, quanto sia dal centro della terra di Cassago andando sino ove detta strada interseca un viale proprio del detto signor Conte si è in larghezza per ragguagliate braza tre, once tre, e dal detto viale sino alla Strada Maestra, si è in larghezza brazza due. Non si può passare né con calessi, né con carrozze, attesa l'angustia della medesima, ma stentamente con Barbozze, essendo che per un tratto de brazza cento venti si è molto erta, ed in conseguenza ben difficile l'ascendervi con tali Barbozze, sempre che siano cariche, conoscendosi inoltre non esservi altra strada altre volte, quanto sia dalla terra di Cassago andando al sovracitato Viale, atteso che in oggi vedonsi ancora due vestigia di Fondamento attraversanti la medesima marcati nel disegno.
In seguito passai alla visita dell'altra strada marcata I già da molti anni abbandonata, nella quale vedonsi ancora diverse vestigia di Rizzate, e che in oggi si vuol adattare al pubblico vantaggio in vece della sopra descritta, e mi pare subito molto più comodo, sia perché più larga presentemente e s'allargherà zapponando le Scarpe delle Ripe pendenti d'ambo le Parti, con che verrà ad essere nella minor larghezza Braccia cinque, che per esser meno scoscesa dell'antidetta, rendendola costante con farvi diversi gruppi di rizzate ne siti bisognevoli, massime in due siti, ove si trovano acque sorgive (quali in oggi spandonsi per detta strada) conducendole al loro destino regolarmente per via di fossetto, facendo inoltre disperdere le acque pluviali a sito a sito risvoltandole con lodevoli canne de sassi a rizzo, or da una parte ed or dall'altra, in modo sì che non habbin ad arrecare ulteriore danno a tale strada per la quale poscia potrai passare felicemente sì li calessi che le carrozze. Ed altro nulla opponendosi a questa che l'esser più longa dell'antidetta circa passi andanti trecento cinquanta la qual cosa non dovrebbe considerarsi atteso che tanto la maggior larghezza quanto l'insensibile salita, rispettivamente all'altra renderanno men noiosa tale lunghezza."
Vista la relazione il conte Trotti Giudice decretò che "atteso il pubblico vantaggio, si concede l'addimandata licenza a tenore della soprascritta relazione del signor Ingegnere interinale del Ducato, seguendosi però il tutto in modo lodevole a spese del suplicante e senza pregiudizio delle ragioni di alcuno." Ricevuta l'approvazione il conte Francesco provvide a sue spese a costruire questa nuova strada che corrisponde attualmente a quella che dalla piazza della chiesa sale verso il cimitero per poi proseguire da un lato a Cremella e dall'altro verso Oriano e Renate. La strada fu costruita nonostante la strenua opposizione del capitano don Pietro Vassallo che era feudatario della terra di Cremella: in realtà tuttavia più che una nuova strada era il riadattamento di una strada già esistente ma in disuso che portava a Cremella. Essa partiva dall'angolo della casa da Pigionanti di proprietà della contessa Teresa Origo. Si sa che una volta realizzata, la strada fu ben apprezzata dal popolo. La vecchia strada fu invece annessa alle proprietà e ai fondi della Casa Visconti. In quegli stessi anni, fra il 1754 e il 1755, il conte Francesco cooperò a costruire il passaggio sul rio Gambajone assieme alle Comunità di Cassago e Bulciago. Questo stesso passaggio fu oggetto di un progetto viabilistico che prevedeva la costruzione di un ponte vero e proprio. Questa proposta fu discussa e realizzata vent'anni dopo nel 1787.
Nel 1756 il conte Francesco riuscì ad accordarsi con la Comunità di Cassago per spostare anche la chiesa e il cimitero medioevale. Il conte Antonio Francesco morì il 21 luglio e Milano, ma volle essere sepolto nella chiesa parrocchiale di Cassago, che lui stesso aveva contribuito a fare erigere. Nell'archivio parrocchiale di Cassago una breve nota con grande dignità e solennità ricorda le ultime volontà di Francesco: “Don Francesco Antonio Conte Pirovano Visconti Marchese Modrone passato a vita migliore l'altro ieri nella città di Milano per trasporto di licenza della Superiore Ecclesiastica e Civile Autorità, fatte le esequie coll'intervento di me curato infrascritto ed altri sette sacerdoti, è stato sepolto il di lui cadavere nella Capella non già sotto l'altare del Crocifisso di questa Chiesa Parrocchiale di SS. Giacomo e Brigida di Cassago il giorno mese ed anno sudeti ed in fede P. Giuseppe Antonio Boracchi Curato di Cassago."
CHIESA MEDIOEVALE DI SANTA BRIGIDA
La chiesa medioevale e poi parrocchiale di Cassago all'epoca di san Carlo, porta il titolo di S. Brigida Vergine, monaca irlandese del V secolo, fondatrice del doppio monastero di Kildare. E' molto probabile che questa titolazione si possa riferire all'età carolingia od ottoniana, quando monaci irlandesi percorsero l'Europa evangelizzando intere popolazioni. Questa dedicazione si trova nell'elenco delle chiese milanesi redatto dal Bussero nel suo Liber Notitiae Sanctorum Mediolanensis nello scorcio finale del XIII secolo. Al primitivo titolo fu aggiunta nel XIV-XV secolo la dedicazione a S. Giacomo Maggiore Apostolo, per analogia alla medesima del monastero benedettino di Pontida, di cui era diventata una dipendenza fra il XII e il XV secolo. In età carolina questa chiesa diventò la chiesa parrocchiale di Cassago.
L'icnografia della chiesa medioevale di santa Brigida prima della demolizione (1757)
Disegno di Carlo Gio:Sangalli
n. 2 sagrato (si accedeva da una scala) n. 6 accesso alla scala della cantina
n. 7 cortile parrocchiale n. 8 campanile n. 9 salettino parrocchiale n. 10 cucina
n. 11 Chiesa di santa Brigida n. 12 Battistero n. 14 strada professionale al cimitero
n. 15 muro del portico Visconti n. 16 Palazzo Visconti n. 17 stalino parrocchiale
n. 18 sacrestia n. 20 muro di cinta Visconti (si allacciava a una casa da Pigione dei Visconti)
Il nord è indicato dalla direzione della freccia.
All'interno della chiesa si notano due altari, preceduti da una scalinata.
All'altare maggiore erano esposte le ossa dei santi Gaudenzio, Costanzo e Magno.
Fu sempre una chiesa povera senza redditi propri. La prima descrizione di questa chiesa fu fatta dal Clivone nella prima visita pastorale in età borromaica. Die suprascripto visitavit ecclesiam parochialem sanctorum Jacobi et Cristofori Cassaghi in qua Sacramentum non est tamen est tabernaculum ligneum super altare pro servanda eucharestia in quo brevi servare velle dixit parochus. Sanctuerium est a dextris Altaris sub Bredella lignea et est clausum. Olea sacra sunt in tribus vasibus plumbeis coniunctis. Liber Baptismatum et matrimoniorum adest iuxta forma ordinationum generalium. Sanctorum reliquiae non sunt. Ecclesia est satis pulchra et partim picta longa bracia 15 lata 10 tegulis tantum cooperta et pavimento solata, Sacristia non est, Campanile non est sed tantum pilastrellum super domum vicini ecclesie contiguam quae domus dicitur turris et ibi est campanella quae pulsatur pro fune que trahitur ab ipso pilastrello per transeundo tectum usque et supra Curiam usque domus suprascripta usque ad Cimiterium a quo Cimiterio parochus vel Clericus pulsat ipsam Campanellam. Cimiterium est partim Clausum et partim apertum. Et ibi est Capella Sancti Rochi cum Altari aperta et cooperta, sed ibi non celebratur. Redditus non est, paramenta vero descripta sunt in infrascripta lista videlicet.
Ecclesia paramenta sancti Jacobi Cassaghi. Altaria sunt duo videlicet maius sub capella magna pulchra picta fornicata ornata cum duobus columnis siliceis ante fornicem sustinentibus. Altare sanctae Marie est a sinistris ecclesie inornatum, sive Bredella, discoopertum, sine paramentis et sine redditu. Domus ecclesie est contigua et habet quatuor loca videlicet duo inferiora et totidem superiora cum Curia et Hortulo, in qua habita solus. Presbiter Jo:Antonius Brambilla Rector dicte ecclesie cui dant homines dicte terre Lire 80 imperialium singulo anno pro dicta Rectoria exercenda ex eorum devotione. Supra Cimiterio adest capelle Sancti Rochi aperta cooperta cum altari, sed ibi non celebratur, sed non est obligatio. Animae que sumunt sacramentum sunt 150 vel circha et omnes sunt Confessi. Schola Corporis domini adest et parochus Docet Doctrinam Christianam diebus festivis post prandium. Ordinavit quod altare Sancte marie aptetur iuxta forma ordinationum generalium servetur sacratissimum sacramentum eucharestie attamen quod homines parati sunt ad expensas faciendas. Fiat pixis, cimiterium totum claudatur. Amoveatur sanctuarium a loco ubi est de presenti et alibi fiat Iuxta ordinationes. Fiat campanilr vel saltem pilastrum supra pariete ecclesie ibique ponantur campane. Fiat baptisterium. Claudatur Capella Sancti Rochi, vel destruatur altare. Fiat sacrastia.
L'ultima descrizione di quella che fu la chiesa medioevale di S. Brigida, prima che venisse demolita per dare spazio al giardino del Palazzo Pirovano-Visconti, risale al 1757 si trova negli atti della visita pastorale che il cardinale arcivescovo Pozzobonelli fece a Cassago quell'anno. Chi stese la relazione afferma che non era noto l'anno di erezione della chiesa. Questa aveva all'entrata un frontespizio con un ornato architettonico e vi si entrava da una porta sufficientemente ampia. L'interno aveva una sola navata di 21 cubiti di lunghezza e 16 di larghezza. Il pavimento era in laterizio, mentre il tetto aveva delle tavole levigate. Nella chiesa erano conservati sei sepolcri: uno per i parroci, un altro per la nobile famiglia Nava, un terzo per la famiglia Masnaga, i rimanenti servivano per la Comunità.
Esistevano anche due cappelle: la maggiore era alta 14 cubiti, larga 16 e lunga 9. Vi si accedeva da una porticina di ferro salendo tre gradini che portavano all'altare. Quest'ultimo aveva un tabernacolo parte in ferro, parte dorato con due finestrelle, dove era conservato il SS. Sacramento. La cappella era lastricata con laterizi e sulle pareti aveva pitture antiche: c'era una croce e un'altra pittura raffigurava un Crocifisso che era protetto da un velo color porpora. L'altra cappella, sulla parete sinistra per chi entrava, fu edificata in onore della Beata vergine Maria. Era lunga 5 cubiti, larga 6 con una arco sottostante il tetto ed era protetta da un cancello di legno. Aveva un altare sulla parete e sopra una mensola era conservata in una nicchia una statua in legno della Beata Vergine. L'altare maggiore era sulla parete di fondo della chiesa e vi si accedeva salendo tre gradini con in mezzo due colonne che reggevano un architrave.
Nella chiesa c'era anche la cappella del Battistero abbastanza ampia, con in mezzo una pietra di forma rotonda a columella e un ciborio di legno a forma ottagonale. Fra questa cappella e la parete laterale era stata scavata una finestrella ad uso di sacrario. Verso sud la chiesa era collegata a una torre da cui pendevano due campane a uso religioso. All'esterno, in prossimità della cappella maggiore si sviluppava, attorno alla chiesa, il cimitero. Per impedire l'accesso delle bestie al pascolo l'entrata era stata provvista di quattro gradini. Sempre vicino alla cappella maggiore c'era la sacrestia e l'ossario. Sull'altare maggiore erano esposte le ossa dei santi Gaudenzio, Costanzo e Magno.
La fabbrica della Nuova Chiesa
La chiesa di S. Brigida era diventata la chiesa parrocchiale di Cassago nel 1571 su disposizione di S. Carlo. Di origine medioevale, nel 1592 aveva subito restauri voluti dai fratelli Cristoforo e Ambrogio Brambilla, parenti del primo parroco di Cassago. Nel 1700 era diventata piccola per Cassago e soprattutto aveva bisogno di interventi edilizi importanti. Anziché restaurarla si decise di costruirla ex novo. La costruzione della nuova chiesa, descritta dall'architetto Sangalli, che in quegli stessi anni lavorava anche alla chiesa parrocchiale di Barzago, fu possibile perchè la Comunità di Cassago aveva dato il suo benestare e la sua approvazione ad un accordo di concambio con la Casa Ducale.
La fabbrica della nuova chiesa parrocchiale fu un'opera veramente straordinaria per un paese come Cassago la cui Comunità fu impegnata in uno sforzo economico e sociale per quasi un decennio. La distinta relazione della fabbrica della nova chiesa parrocchiale scritta da Carlo Giovanni Sangalli elenca molto bene la sequenza di episodi che si susseguirono in quegli anni. “Essendo molto necessaria la costruzione di nuova Chiesa - scrive Sangalli - per essere molto angusta ed in pericolo di cadere ed in specie il soffitto che da lunghi d'Antichi travi era sostenuto quali si spezzarono; quindi il pensare a nova Fabrica riusciva l'intrapresa troppo ardua e difficile il conseguimento, non solo per l'impossibilità come per mancanza del sito e però si è pensato per superare tali e tante difficoltà di eleggere l'illustrissimo signor Conte Don Francesco Antonio Visconti Pirovano priore, come in fatti non è andato fallito il pensiero poichè molto ha influito e giovato questa Illustrissima Casa cosicchè per la prima cosa volle che si eleggesse in Congregazione persona per fare li conti a molti che avevano interessi con questa Veneranda Scuola o Chiesa che da molti anni non erano mai stati fatti, onde fui eletto indegnamente io Carlo Giovanni Sangalli che volontieri aderii e posi in chiaro molti crediti esigibili per la somma in tutto di lire 4977.8.9. Inoltre detto illustrissimo Visconti Pirovano con convocazione generale del 28 aprile 1756 trattò con la comunità di Cassago e suoi uniti. In cambio della Chiesa Vecchia e Casa Parrochiale secondo quanto resta delineata di contro, le diede pertiche 4.1.6 terra consistente Prato e Orto tutto cinto e traversato d'alcuni muri dirocati e Antichi, così pure le diede altra casa che a sue spese fu rimodernata, e ridotta assai comoda e civile. Il qual trattato con le dovute solennità fu ridotto a istrumento il 12 luglio 1756 rogato dal signor Pietro Antonio Rusca notaio ed attuario della Curia Archiepiscopale di Milano ..."
La casa ducale concorse generosamente al finanziamento dell'opera. Sangalli annota le elargizioni: "Dati dall'Ill. ma Signora Contessa Donna Laura Secco Borella Visconti in più volte come sopra lire 425.6.9. Dall'Ill. mo signor Conte don Francesco Antonio Visconti di lei figlio oltre alli retroscritti lire 221.5. Dall'Ill. mo monsignor Conte Don Vincenzo fratello del sudetto per la Celebrazione di messe diverse a scarico d'alcuni legati ceduti poi per Elemosina a favore della fabbrica lire 407. Per altre Messe celebrate dal sudetto a scarico della Comunità di Cassago per la causa come più diffusamente si dirà abbasso e dal medesimo ceduto l'Elemosina per questa Fabbrica lire 1050.14.9. Dall'Ill. mo signor Marchese Don Alessandro Visconti Modrone zio Paterno di detti Ill. mi signori Conti Fratelli, lire 6. E più dal sudetto ill.mo Marchese don Alessandro Visconti l'anno 1761 in circa il 15 dicembre furono regalati due quadri di straordinaria grandezza del celebre Tomaso Rovere detto Fiammenghino rappresentanti la Nascita e lo Sposalizio della Beata Vergine Maria.” Di questi due quadri non v'è più traccia: forse furono riacquistati dalla Casa Ducale. Altrimenti non si spiega la presenza dello Sposalizio della Vergine come Pala d'altare nel Sepolcreto Visconti a Tremoncino. Altri benefattori furono la Nobile Eugenia Nava di Zizzanorre, la Signora Cattarina Mantellara e l'ill.mo Monsignore Conte Don Vincenzo Visconti per sua particolare devozione.
Il Convocato della Comunità di Cassago nel 1756
Il 28 aprile del 1756 fu convocata l'assemblea generale delle famiglie di Cassago che doveva trattare la questione: la riunione, alla presenza delle autorità, si svolse, per motivi di spazio, sulla piazza pubblica. Il Cancelliere Francesco Antonio Balsamo ne redasse il verbale: "Essendosi a istanza del Console e Sindaco e delegati di questa Comunità fatto esporre alla Pubblica Piazza sotto il giorno 26 corrente un avviso invitatorio a tutti i Capi di Casa per che intervenissero in questo giorno, per trattare sopra l'affare che qui sotto si descriverà, e come dalla stessa cedola invitatoria, ed essendo stati nel giorno 27 resi notiziosi, ed avvisati tutti i suddetti Capi di Casa per come sopra col mezzo del Console stesso portatosi nelle rispettive case, finalmente dopo triplicato suono di campana fatto in questo giorno come il solito per detta Convocazione e così:
Convocati e congregati tutti i qui sotto descritti, quali sono intervenuti sopra la pubblica Piazza secondo le consuetudini e con l'assistenza di me sottoscritto Cancelliere delegato Francesco Antonio Balsamo quali sono i seguenti:
1. (Cassago) Domenico Sangallo
2. Giuseppe Motta
3. Andrea Caccia
4. Giuseppe Mapello console
5. Antonio Caglio Sindaco
6. Aquilino Riboldi
7. Giovanni Antonio Caccia
8. Rocco Rovello
9. Gervasio Brambilla
10. Filippo Cazzaniga
11. Giovanni Nava
12. Ambrogio Viganò
13. messer Pietro Antonio Confalonieri
14. Gasparo Cazzaniga
15. Antonio Maria Radaello
16. Giuseppe Ratti
17. Giuseppe Camesasca
18. Luca Villa
19. Pietro Caccia
20. Tomaso Ghezzi
21. Francesco Ratti
22. messer Giovanni Caglio
23. messer Giacomo Caglio
24. Giovanni Colzani
25. Cesare Antonio Confalonieri
26. Francesco Mapello
27. Mauro Giusano
28. Gerolamo Cazzaniga
29. (Zizzanorre) Giovanni Pirovano
30. Giovanni Battista Viganò
31. Carlo Valli
32. (Oriano) Antonio Rovelli
33. Motta detto il scianchino
34. Giuseppe Antonio Gallo
35. Giuseppe Pirovano
36. Paolo Redaello
37. Domenico Rigamonti
38. Giovanni Consonni
39. (Tremoncino) Benedetto Fumagallo
40. Benedetto Fumagallo q. Pietro
41. Paolo Radaello
42. Francesco Dongo
43. Pietro Antonio Mambretto
44. Bernardo Filigura
45. (La Chà) Paolo Fumagallo
46. (La Costaiola) Paolo Penati
47. (La Costa) Clemente Redaello
48. (Campi Asciutti) Alessandro Colzani
49. Carlo Antonio Pozzoli
50. Antonio Tagliabue Ortolano
Quali sono e passano il numero di due terzi di età maggiori. Le condizioni che vennero pattuite prevedevano che: "il Signor Conte suddetto si offre a dare a cottesta Chiesa Parrocchiale e Comunità il sito di sua propria ragione lavorato dal Baldino di circa pertiche 7 per formare detta nuova Chiesa, Cappelle e Sagrestia e i suoi comodi, e di più la Casa detta della Torre per l'abitazione del Signor Curato, riservata però in parte da separarsi e ciò a titolo di cambio con la riserva di passare alla Stipulazione di detta convenzione ogni qualvolta piaccia a cottesti communali, e venga fatta delegazione con ampia autorità in due dei medesimi per trattare e concludere con il suddetto Conte in valida forma, e con tutti quei patti che resteranno convenuti che la Comunità o sieno i componenti della medesima dovranno a titolo di cambio come sopra cedere e dare in propria ragione al detto Signor Conte tutto il sito della Chiesa presente e Casa Parrocchiale, Ortajolo e Piazza con le reciproche ragioni il tutto demolito a spese di detta Comunità nel termine d'anni quattro prossimi futuri lasciandosi dal detto Signor Conte per la sua equità tutti i materiali, ferramenti e legnami di detta Chiesa e casa vecchia per la costruzione della nuova chiesa ... I lavori per la costruzione della nuova chiesa durarono dal 1755 al 1761-62: il 12 novembre 1755 si incominciarono i preparativi per la costruzione; il 5 agosto 1756 fu gettata la prima pietra delle fondamenta e l'onore toccò al mons. Vincenzo Visconti, fratello del conte don Antonio Francesco; il 28 novembre 1758 si concluse l'evacuazione dei sepolcri della vecchia chiesa; il 29 dicembre 1758 si iniziò a demolire la chiesa e la casa del parroco, il reverendo don Giuseppe Beretta.
I PROTAGONISTI: IL PARROCO CARLO GIUSEPPE BERETTA (1716-1760)
Nato nel 1685 a Milano, il Beretta resterà a Cassago per ben 44 anni fino alla morte nel 1760. Nessun altro parroco ha retto così a lungo la parrocchia di Cassago. In questi anni ricevette l'aiuto di tre sacerdoti: Giuseppe Correnti per la chiesa di Oriano e Isidoro Caccia e Giovan Battista Redaelli per la chiesa di Cassago.
Di tutta la sua attività pastorale vogliamo qui ricordare solo la sua ultima e più fulgida perla e cioè la costruzione della nuova chiesa parrocchiale, che è poi quella attuale. Dopo aver ricevuto la visita pastorale il 1 giugno 1757 del cardinale Giuseppe Pozzobonelli, che lo incoraggia a proseguire l'opera intrapresa, egli stesso si trasferisce a Oriano nel febbraio 1759 quando si conclude la demolizione della chiesa e della vecchia canonica dove abitava. A Oriano i signori Boara gli garantiscono una casa dove abitarvi per otto mesi. In questo periodo officia nella chiesa di Oriano che finge da parrocchiale, egli stesso si trasferisce a Oriano Nell'agosto del 1759 il parroco Beretta si trasferì da Oriano nella nuova canonica di Cassago, che era stata donata dal duca Antonio Visconti alla Comunità di Cassago e che corrisponde all'odierna sede dell'associazione sant'Agostino e alle abitazioni del sacrestano. Questa casa, chiamata casa della torre, era appartenuta ai nobili Nava prima di essere ceduta ai Visconti e poi alla Comunità di Cassago, che a sua volta la dava in uso al parroco.
Nel 1762 i lavori per la ricostruzione della chiesa erano finalmente conclusi: nel frattempo però il parroco Beretta purtroppo era morto. «Il molto rev. do Parroco Giuseppe Beretta - riporta il Chronicon - sorpreso da accidente nella mattina del 17 del c. m. di gennajo dopo le fatiche parrochiali di 44 anni circa, munito dei SS. Sacramenti di Penitenza, Eucharestia et Estrema Unzione e procuratoli li Atti di fede, speranza e Carità e Pentimento e racomandata la di lui anima a Dio colle solite preci dalla Chiesa prescritte e compartitagli la Benedizione papale coll'applicazione dell'Indulgenza fu dimandato da Dio gran Padrone, essendo in età di 75 anni circa a godere il premio nell'ore 22 del diecinove.
Se li fecero le Esequie nel sudetto giorno dal M. Rev. Sig. Prevosto di Missaglia col intervento d'altri 23 sacerdoti, dindi fu sepolto il di lui cadavere sotto la lampada nella Chiesa di SS. Marco e Gregorio d'Oriano per essere in fabbrica la Chiesa parrocchiale di Cassago interinalmente avendo egli disposto di essere sepolto nel sepolcro de Parochi e Sacerdoti di Cassago. E per fede Jo P. Gio. Battista Perego Curato di Cremella.» Questo parroco così benemerito per la nostra parrocchia di Cassago fu sepolto nella chiesa di Oriano, dove oggi riposa ancora. Gli successe don Francesco Ruscone a cui spettò l'onore di firmare la richiesta che la Fabbriceria fece al cardinale Pozzobonelli di benedire la nuova chiesa: “Essendo la nuova fabbrica della Chiesa Parochiale di Cassago Pieve di Missaglia indotta a segno d'essere officiata con universal soddisfazione di tutto il popolo, Li Fabbriceri della detta fabbrica servitori umilissimi di V. E. alla medema ricorrono Umilmente suplicandola degnarsi delegare il Molto Reverendo signor Prevosto di Massaggia alla visita ed alla Benedizione della medesima che implorano e sperano.” La richiesta fu accolta dal cardinale arcivescovo di Milano, che il 23 settembre 1762 firmò un decreto in cui chiedeva al prevosto di Missaglia il reverendo Luca de Damiani di recarsi a Cassago perché vi consacrasse la chiesa che era stata costruita a norma delle istruzioni religiose, portandovi l'olio santo e l'acqua del fonte battesimale.
MONS. GIOVANNI VINCENZO VISCONTI (... - 1798)
Figlio del conte Carlo e fratello di Antonio Francesco, Giovanni Vincenzo abbracciò la vita religiosa diventando abate e prevosto della Metropolitana di Milano. Fu lui a deporre la prima pietra per la costruzione della nuova chiesa parrocchiale di Cassago il 5 agosto 1756.
Nel suo testamento rogato l'11 settembre del 1797 dal notaio milanese Giorgio de Castilla, mons. Vincenzo lasciò un legato alla Chiesa di Cassago e a osservanza della sue volontà "obligo " scrisse " li unici eredi a passare l'annua pensione di zecchini dodici, sei dei quali si dovranno impiegare per celebrarvi ogni anno la festa di sant'Agostino, ed altri sei per celebrarvi pure ogni anno l'anniversario della mia morte con un officio da requiem. Inoltre lascio alla stessa chiesa di Cassago li miei apparamenti di messa con calice, Missale etc ..."
Privilegio Papale per una Camera Ducale privata nella chiesa di Cassago
Dalla Distinta Relazione di Sangalli
1755: 12 novembre si danno principio per far preparativi per fare la nova Chiesa.
1756: 5 agosto gettato la prima pietra delle fondamenta per la nova Fabbrica della Chiesa dall'Ill.mo signor Conte Don Vincenzo Visconti.
1758: 28 novembre evacuato li sepolcri della Chiesa Vecchia, 29 dicembre incominciato a demolire detta Chiesa e Casa del Parroco reverendo signor Giuseppe Beretta. Detto stabilito interinalmente l'oratorio l'officiatura di questa Parrocchia e dattosi dagli signori Bovara al Parroco suddetto la casa per abitarvi in Oriano per otto mesi.
1759: 13 febbraio si è dato fine di demolire la detta Chiesa e Casa e di tradurre le Ossa dei morti, trovati in grande quantità, sopra la piazza davanti alla nuova Chiesa. Nelle rovine di detta Chiesa si è trovato le infrascritte inscrizioni sopra una lapide di sasso ciericcio di Figura Semicircolare di lunghezza di Braccia 3 circa:
Marilla quali vengono Marilla
R. Omini F. interpretate Recepto Omini Fausto
O. V. M. F. Oraculo Veneris Monumentum Faciebat
Altre iscrizioni furono trovate "sopra il volto del Coro dell'una e l'altra parte, ove restava appogiato l'Architrave":
H. O. F. F. Cristoforus et H. Opus Pinsit
Ambroxius De Brambilla M. R. Paulus Sumensis
Fratribus III idus iulij Calendas Iulij MDXXXXII
M. D. XXXXII
La prima lapide fu dunque scoperta fra le macerie della vecchia chiesa dove era stata riutilizzata come materiale edilizio di reimpiego. E' una lapide di età romana e la sua presenza è alquanto significativa poiché costituisce un ulteriore documento della romanità di Cassago. Attualmente risulta dispersa, ma testimonianze relative ai lavori del 1930 fanno supporre che sia stata sepolta sotto il pavimento della chiesa in una tomba a metà navata centrale.
I lavori procedettero alacremente, ma le ristrettezze finanziarie ben presto smorzarono gli entusiasmi. Il pessimismo di quegli anni traspare dalle parole di Sangalli, che tuttavia lascia aperto uno spiraglio di ottimismo. E di fatti, grazie all'intervento del curato di Bernareggio, la chiesa finalmente viene finita a dicembre del 1761 dal capomastro Tommaso Molteni di Rogeno.
Erano già due anni allorchè l'anno 1761 la Chiesa era ridotta coperta sì ma rustica dentro e fuori e non ancora compiuti li muri all'intorno, mentre a guisa de pilastri veniva sostenuto il tetto, in tal sistema si stimava d'ognuno che per lungo tempo dovesse rimanere, si per aver dimessa la carica per giusti motivi chi per l'adietro ne aveva avuto l'ingerenza come per essere affatto esausta la Cassa. Quindi interpostasi varie persone fra le quali e più d'ogni altro il molto reverendo sig. curato Viganò di Bernareggio, confortò l'animo di chi era rimasto disgustato e lo dispose in modo che dovesse riassumere gli incomodi e le soprintendenze. Chi fuosse questi non si scrive, che diede per compagno il molto reverendo don Giuseppe Scotti il quale per grazia del Signore prese tanta premura e coraggio che da allora in avanti tutti gli interventi di questa fabbrica e chiesa si fecero più che suoi proprij. Si aveva già sino dal 1760 circa il 18 giugno ottenuto da Sua Eminenza il cardinale Pozzobonello una pensione per anni dieci sopra la Cura di Mesate di lire 150 annue da pagarsi alli 25 dicembre onde per la prima cosa si trattò detta Pensione col Capo Mastro Tomaso Molteno di Rogeno a rendere per la medesima interamente perfezionare d'opera sua di muratore detta Chiesa a riserva del Pavimento, il che fu incominciata l'anno 1761 nel mese d'agosto e fu terminata nel mese di dicembre di detto anno per li 23 fu benedetta d'indi in avanti detto reverendo signor don Giuseppe e il Popolo di Cassago ebbero il contento di vederla officiata.
LA CAMERA DUCALE
All'interno della nuova chiesa, come da accordi, era stata riservata una camera alla Casa Ducale sopra il presbiterio affinché potesse assistere alle celebrazioni in luogo riservato. A questa camera il duca e la sua famiglia accedevano direttamente dalla loro abitazione grazie ad un ponte che la collegava direttamente all'edificio sacro.
Una lapide, in marmo nero su cui campeggiava lo stesso della Famiglia con la biscia viscontea di fronte all'aquila dei Pirovano, ricordava il privilegio grazie a cui la Casa Ducale poteva godere di questo luogo:
CLEMENTE XIII P. O. M.
LARGIENTE PERPETUO
SIBI. SUIS. ET CONTUBERNALIBUS
SACRIS. HUJUS. TEMPLI. ADESSE
FRANCISCUS. ANTONIUS
COMES. VICECOMES. PIROVANUS
CONCLAVE. ASYLI. IMMUNE
EXSTRUXIT. APERUIT
A. MDCCLXIII
Come recita il testo latino, il Conte Francesco Antonio Visconti Pirovano eresse e inaugurò questa camera di asilo senza alcun obbligo, poiché papa Clemente XIII aveva concesso a lui, ai suoi familiari e ai suoi amici di partecipare da quel luogo ai sacri Uffici della chiesa di Cassago. La scritta è datata 1763, un solo anno dopo il completamento della fabbrica della chiesa. Sua moglie la marchesa Marianna Fagnani donò alla chiesa "un paramento di drago bianco in terzo spolinato e guarnito di bindello fino" che fu "dato ad uso della chiesa colla condizione che nel caso d'abolizione della parrocchia debba distribuirsi il ricavo ai Poveri di Cassago."
Sempre nell'ottica di migliorare la situazione urbanistica generale dei suoi possedimenti, nel 1778 il conte Francesco riesce ad ottenere da Giacomo Caglio l'autorizzazione ad “atterrare il portichetto appoggiato in parte alla mura di cinta dello stesso signor conte ed in parte a quelle della casa del signor Isidoro Caccia, essendo però il materiale elegnami di detto portichetto di ragione del proprietario."
Isidoro Caccia era un sacerdote che dimorava a Cassago per tutto l'anno, poiché godeva della cappellania Zappa eretta nella parrocchiale e che garantiva la presenza di un coadiutore al parroco, che in quell'anno era Cristoforo Redaelli. Gli abitanti di Cassago erano 709 e, come ricorda il parroco, era analfabeti perché "in questa parrocchia non vi si trova chi insegni a leggere e scrivere né gratis né con mercede."