Percorso : HOME > Associazione > Settimana agostiniana > Settimana 2008 > La villa nell'immaginario dei ragazzi

VILLA PIROVANO-VISCONTI: La villa nell'immaginario dei ragazzi

Il pubblico presente in sala durante la serata

Il pubblico presente in sala durante la serata

 

 

 

LA VILLA VISCONTI NELL'IMMAGINARIO DEI RAGAZZI

 

Durante la serata sono stati presentati un progetto di parco presso i Ruderi del palazzo Pirovano-Visconti elaborato dai ragazzi di 5 elementare, i disegni dei bambini della Scuola Materna ed Elementare, i racconti dei ragazzi di Elementari e Medie, la proiezione del filmato "El duca Piroeula" con la regia del prof. Gianluca Alzati

 

 

 

IL SEGRETO DEL POZZO DIROCCATO

di Fumagalli Giulia

classe I B Scuola Secondaria di Primo grado E. Fermi di Cassago

 

Racconta la leggenda che una volta, in un piccolo paese della Brianza, esisteva un castello di proprietà della famiglia Visconti, gente molto importante e temuta che tuttavia governava il popolo con leggi altrettanto maligne. Ogni anno, veniva data una festa in onore del Duca, alla quale erano invitate tutte le ragazze del paese. Costui sceglieva le più belle, le rapiva e le nascondeva in un pozzo diroccato, nei giardini del castello. Sorse, ben presto, il sospetto che il colpevole fosse stato proprio quel Duca. Le famiglie delle povere ragazze gemevano dal dolore e decisero di scoprire la verità, per ritrovarle. Così, un ragazzo bello e molto forte di nome Golia si offrì di aiutarle a svelare il mistero e riportare la pace ai paesi turbati. Era un compito molto difficile, che poteva anche costargli la vita, ma il ragazzo era convinto che sarebbe riuscito nell'impresa.

Mancavano pochi giorni alla grande festa e Golia decise di esplorare il castello. Era tarda sera e senza farsi scoprire dalle guardie già mezze addormentate, Golia entrò nella stanza del Duca, si nascose sotto a uno dei tanti letti, largo, ingombrante e ornato di pizzi rossi e dorati, aspettando delle novità. Passarono le ore e finalmente entrò il Duca che, pronto a coricarsi e dormire, sussurrò: "Finalmente tra pochi giorni potrò di nuovo rapire quelle fanciulle! Non vedo l'ora di riaprire quel pozzo". Golia, udita la frase, comprese il mistero, aspettò che il traditore si fosse addormentato per bene, poi, con cautela, aprì una finestra e senza farsi scoprire, si buttò e scappò a casa. Non parlò ancora con nessuno dei fatti accaduti, per paura di raccontar fandonie. Il giorno seguente, tornando al castello, Golia incontrò una ragazza orfana proveniente da molto lontano dai capelli biondi e dalla voce candida; si chiamava Lucia. Era incantevole e Golia se ne innamorò all'istante. Di certo sarebbe andata alla festa ed il Duca l'avrebbe rapita.

Le disse, allora: "Buongiorno signorina! Qual buon vento Vi porta in questi luoghi sperduti?"; la ragazza rispose: "Sono scappata dalla mia matrigna ed ora non ho un posto dove stare. Mi chiamo Lucia e vengo dalla Francia. Ma non diamoci del voi, vi prego. A proposito: come ti chiami?" Golia, stupito dalla velocità con cui parlava, rimase fermo per qualche secondo, come pietrificato. Poi si smosse: "Oh, scusatemi, cioè, scusami. mi chiamo Golia. Parli bene l'italiano, eh!" "Noi in Francia impariamo una lingua in più."

Rispose lei. "Ma non stiamo qui fuori al freddo! Piuttosto entriamo in casa mia. E' proprio qui dietro l'angolo." esclamò allora Golia. E così partirono. "Ho sentito che dopodomani si terrà una festa al castello e vorrei parteciparvi." disse Lucia. Allora il ragazzo intervenne: "Mi dispiace, ma tu non devi assolutamente andarci. Ora ti spiego. Seguimi!"

Ed entrarono nella piccola casina posta al centro di una corte. "Allora." cominciò Golia. "Devi sapere che il proprietario di quel castello là," disse, indicando il piccolo palazzo "ad ogni festa organizzata in suo onore invita tutte le ragazze del paese, rapisce le più belle e le nasconde. Io lo so perché sono stato incaricato dal popolo di scoprirlo, però non l'ho ancora avvertito!" Così Lucia esclamò di colpo: "Allora sbrighiamoci! Devono sapere!" Golia rimase fermo a pensare. Poi disse: "Aspetta, escogitiamo un piano, dobbiamo incastrarlo al più presto, dobbiamo coglierlo sul fatto, altrimenti la farà franca!".

Rimasero in casa tutto il pomeriggio e alla sera radunarono i cittadini, per spiegare l'accaduto e il piano segreto: le ragazze sarebbero andate tranquillamente alla festa, gli uomini più forti e robusti, invece, si sarebbero nascosti nel parco, pronti a vendicarsi al momento opportuno. Il giorno seguente ci furono preparativi enormi, sia delle ragazze, sia degli uomini. Scese la sera e tutti andarono a dormire. Lucia era preoccupata, ma non se ne curò molto, così si addormentò subito in un piccolo e soffice letto di paglia che Golia aveva preparato con cura. Arrivò il giorno prediletto, e dopo un ultimo ripasso di tutti i dettagli dei piani, le ragazze del paese entrarono nel castello. Erano tutte vestite con gli abiti più colorati ed abbellite dai più semplici gioielli, come una collana di legno o una margherita tra i capelli. C'erano tutte, anche Lucia.

Il castello era pieno di tendaggi rossi, molti Conti e invitati giravano per le stanze ed al centro della sala vi era un trono, sul quale sedeva il Duca, dall'aria severa. C'erano inoltre molti tavoli sui quali i paggi disponevano pietanze invitanti e dei suonatori di violino, contrabbasso e clavicembalo provavano una musica celestiale. Si aprirono i banchetti, mentre nel parco gli uomini si nascondevano in attesa che il feroce Duca uscisse dal palazzo con le ragazze al seguito. Verso la mezzanotte, finalmente, si videro delle ombre avvicinarsi al pozzo. Le macchie scure si fecero più chiare: erano il cattivo Duca con quattro fanciulle incatenate dietro di lui. Tra queste c'era anche Lucia, terrorizzata. Gli uomini gli si avvicinarono senza un minimo rumore, lo legarono, lo costrinsero a dire tutta la verità e dopo aver liberato tutte le ragazze, lo rinchiusero in un sacco e lo portarono da un giudice. Tutti, riabbracciando le povere ragazze liberate, esultarono: "Evviva! E' finita!".

Lucia, ormai libera dalle catene, corse da Golia che la strinse forte a sé, dicendole: "Vuoi sposarmi?", e Lucia: "Sì, più di ogni altra cosa!". Così, dopo poco tempo, Golia e Lucia si sposarono e come tutti i cittadini vissero per sempre felici e contenti, liberi dalle persecuzioni del perfido Duca che fu condannato a dura prigione per il resto della sua vita.

 

 

Disegno di Silvia Buratti

Composizione di Silvia Buratti

LA VILLA BARATTATA

Classe III A scuola Primaria Severino Pini di Cassago

 

Molti anni fa sulle colline brianzole sorgeva una bellissima villa circondata da un immenso parco, dove abitavano il duca e la duchessa Visconti per le vacanze. In realtà i duchi avevano fatto costruire la splendida dimora perché volevano una casa degna di loro. Fu così che il duca Giacomino Visconti si mise a cercare architetti che gliela potessero costruire. Molti architetti portarono i loro lavori ma nessuno piacque al duca. In una notte di luna piena, mentre i lupi ululavano, uno strano individuo bussò alla porta del duca. Era un uomo alto e magro, avvolto in un mantello nero.

"Ti costruirò una splendida villa, con una torretta ottagonale, dai grandissimi scaloni decorati, grossi balconi, gigantesche finestre, circondata da prati e gelsomini. Te la farò in una notte se tu in cambio mi darai la tua sposa! "

Il duca accettò pensando che l'uomo fosse pazzo. E fu così che nella notte folletti, gnomi, elfi, dragoni e draghetti costruirono la villa più bella del mondo.

I due Visconti contentissimi andarono subito ad abitarci. Passarono i giorni finché lo strano architetto, che era un mago, ritornò per prendere la sua ricompensa. "Sei pazzo, non ti darò mia moglie! " disse il duca Giacomino. Allora il mago aprì il suo mantello e scatenò i fortissimi venti del nord che fecero sparire la villa insieme ai suoi abitanti. A volte, nelle notti di luna quando i lupi ululano, si sente ancora il gelido vento del mago.

 

 

 

LA VILLA DEI MISTERI

Classe III B scuola Primaria Severino Pini di Cassago

 

Tanto tempo fa, in un paesino, sulle verdi. colline della Brianza, viveva il duca Giosualdo Visconti, padrone di una bellissima villa circondata da un grande parco rigoglioso. La villa, che aveva ereditato dai suoi avi, era immensa: sembrava un CASTELLO con le mura merlate, una torretta ottagonale, grandi finestre, enormi balconi, tutta ricoperta da gelsomini profumati. Il duca ne era orgoglioso;bello nell'aspetto, era però malvagio nell'anima. Amava fare bellissime feste in cui invitava le ragazze più belle che faceva ricercare per tutti i paesi limitrofi.

Ma la cosa strana era che queste fanciulle sparivano nel nulla. Si diceva che il duca le facesse cadere in una botola segreta e lì le lasciasse morire prigioniere per l'eternità. Un giorno mentre Giosualdo era a caccia incontrò una bellissima fanciulla: dagli occhi azzurri e dai capelli castani. Era vestita poveramente ma in realtà era una potentissima fata. Il duca pensò di portarsela nella sua dimora, per poi farle fare la fine delle altre. E così fu, ma quando il duca si apprestava a tirare la leva della botola maledetta. la fanciulla-fata si mise a soffiare e dalle sue labbra uscì un fumo denso che fece sparire ogni cosa.

Il giorno dopo gli abitanti del luogo, videro solo un grande prato. Del duca, della villa e della Fatina non si seppe più nulla. Si dice che nelle notti di luna piena lo spirito del duca vaghi ancora nei prati della Brianza, per cercare la sua meravigliosa Villa ...

 

 

 

IL DIABOLICO DUCA PIROEULA

di Hamza Tare

classe II B Scuola Secondaria di Primo grado E. Fermi di Cassago

 

Era una notte buia e fredda a Cassago, non si vedeva niente perché c'era una nebbia fittissima; ed ecco comparire il duca Piroeula, vestito di nero e con le mani sporche di sangue perché, come suo solito, aveva compiuto un crimine ! Era mezzanotte e il duca stava tornando nel suo castello dopo una delle sue malefatte quando, davanti al cancello, vide una ragazza dì circa vent'anni che stava facendo ritorno alla sua abitazione. Piroeula la seguì perché voleva rapirla, ma lei arrivati in un punto buio del bosco si fermò: si era persa! Allora il duca decise che era il momento propizio per rapirla e portarla nel suo castello, così uscì allo scoperto e chiese alla ragazza, che all’inizio si spaventò un po', se voleva andare con lui nella sua dimora dato che, di notte, nessuno tranne lui sa orientarsi in quella foresta.

La giovane accettò e, arrivati al castello, il duca le chiese il nome e lei rispose subito dicendogli che si chiamava Elizabeth, che era una principessa, che avrebbe dovuto sposarsi tra poco tempo e che poteva fermarsi solo quella notte perché all’indomani avrebbe dovuto andare a scegliere il vestito per le nozze. Piroeula se ne andò molto arrabbiato perché fa ragazza era già promessa sposa ad un principe. Allora pensò di ricorrere alle maniere forti e ordinò ai suoi servi di mostrare la sua stanza ad Elizabeth e non appena lei fosse entrata dì chiudere fa porta col lucchetto. Passarono due giorni e il re, padre della ragazza, si preoccupò perché lei non aveva fatto ritorno a casa. Così decise di mandare tutte le sue guardie a cercarla. La notizia arrivò anche al futuro marito di Elizabeth, il principe Skye, che partì immediatamente alla ricerca della sua fidanzata.

Arrivato a Cassago, chiese qualche informazione in giro e un ragazzo gli disse che c'era un duca che rapiva le ragazze sole e sperdute e le portava nel suo castello e, se lo rifiutavano, lui le buttava in un pozzo pieno ai serpenti velenosi. Skye capì subito che doveva andare all’imponente castello che aveva di fronte, senza farsi vedere da nessuno. Così entrò furtivamente e trovò subito fa stanza di Elizabeth chiusa con un lucchetto. Tirò fuori fa spada e cercò di romperlo facendo però un gran chiasso e segnalando a Piroeula che qualcuno era entrato nel suo castello. Il duca si precipitò subito nella stanza di Elizabeth, ma non vide nessuno perché i due amanti erano già scappati. Purtroppo per loro però non erano ancora usciti dal castello così il duca ordinò ai suoi servi dì chiudere tutte le porte per impedirne la fuga. Finalmente i due avversari si trovarono faccia a faccia: Skye tirò fuori fa spada colpendo e ferendo mortalmente Piroeula: aveva ormai la vittoria in pugno. Il principe chiese più volte al duca le chiavi per uscire dal castello con la sua fidanzata, ma lui non gliele diede e così Skye gli tagliò via fa testa con un colpo netto.

Mentre i fuggiaschi cercavano di trovare una via d'uscita, si ritrovarono davanti Piroeula che, pur senza testa continuava a vivere e sembrava ci vedesse benissimo! Skye allora capì che doveva colpirlo al cuore dato che Piroeula sembrava potente come il diavolo. Al primo tentativo non ci riuscì ma al secondo gli infilzò fa spada nel cuore e il corpo del malvagio duca divenne polvere. Skye ed Elizabeth riuscirono così a uscire dal castello perché le guardie del duca, prive ormai del loro capo, si arresero immediatamente. Nei giorni successivi i due innamorati dimenticata a fatica la brutta avventura, si sposarono e vissero per sempre felici e contenti.

 

 

Un momento della recita dei ragazzi della scuola primaria

Presentazione della recita dei ragazzi della scuola primaria

 

SFIDA AL CASTELLO DEL DUCA PIROEULA

di Davide Perego

classe II B Scuola Secondaria di Primo grado E. Fermi di Cassago

 

Nel lontano secolo XVII, viveva a Cassago un duca della famiglia Pirovano, detto il Piroeula. Egli era molto strano: si aggirava per le strade più buie del paese con un mantello smisuratamente lungo e nero e con la sua fedele spada ... non si sapeva mai dove andava ... Quella sera la villa Pirovano era particolarmente caliginosa e cupa, la torre sembrava avanzare minacciosa sul paesino indifeso, al piano inferiore le stalle si scorgevano appena avvolte nelle mani della notte incombente, gli alberi visti da lontano apparivano come dei mercenari pronti ad attaccare.

Intanto in una casa lì vicina un nonno stava raccontando al nipote che il duca Piroeula era conosciuto per i fatti orrendi che compiva: rapiva brutalmente le ragazze del paese, le possedeva nella sua villa e le buttava in un pozzo cupo, le grida acute uscivano sempre da esso, le vipere facevano sempre il loro dovere: il ragazzo era terrorizzato. Nello stesso momento in paese, una ragazza stava parlando con degli amici dicendo invece che il duca era una persona a modo, sempre molto gentile e che spesso si recava a far visita alla sua famiglia. Possibile? Stavano parlando della stessa persona?

Tre forme scure correvano ratte nelle vie del paesello; stavano puntando ad una casa già priva di luce. Bussarono e si presentò alla porta un uomo con gli occhi socchiusi e abbastanza sospettoso per la visita inaspettata; una delle tre figure mascherate lo assalì e lo portò fuori mentre un altro corse al piano superiore della casa cercando la giovane figlia. Al piano terra il terzo uomo aveva bloccato la signora di casa che era terrorizzata. Trovata la ragazza i tre si dileguarono nelle tenebre. Ecco risolto il mistero: i rapitori erano scagnozzi del duca, c'era infatti un motivo per quelle finte visite di cortesia: il padre della fanciulla aveva dei debiti col nobile e questo, spazientito, aveva deciso di prendersi con la forza sua figlia come ostaggio!

Così la giovinetta si ritrovò in breve in una stanza con tendaggi rosso sanguigno; legata ad una sedia, talmente forte che le mancava il respiro. All'improvviso sentì dei passi: stava arrivando il duca. Intanto il padre della ragazza si stava precipitando, nella notte oscura, verso la maestosa, ma altrettanto agghiacciante, villa Pirovano. Era povero e non aveva soldi con sé, ciò nonostante non poteva restare con le mani in mano: sua figlia era in pericolo! Arrivato alla villa sentì un urlo acuto provenire dalla torre: il duca aveva portato la sua prigioniera così in alto per far sentire le sue grida a tutto il paese e dimostrare a tutti la sua potenza.

Al piano terra il padre trovò un bastone da viaggio che poteva usare per difendersi, si precipitò sulla torre e iniziò, senza fiato e con la sola forza della disperazione, la lotta con la tagliente spada del duca. Durante il serrato combattimento il duca si trovò alle spalle una finestra aperta da un colpo di vento e dovendo difendersi dal suo avversario, non badò al viscido davanzale, perse l'equilibrio e cadde di sotto, prima sul tetto della villa e poi davanti all'entrata su un suolo gelido e duro che non lo risparmiò. Il padre guardò giù: non avrebbe voluto che le cose finissero così, ma il duca non gli aveva lasciato scelta. Intanto dal villaggio arrivarono i primi curiosi che acclamarono a gran voce il padre e la figliuola sulla torre che avevano passato una nottata movimentata ed ora si apprestavano al ritorno nella loro casa in paese, ormai liberi dalla terribile minaccia del duca.

 

 

 

UN VAMPIRO A CASSAGO

di Rocca e Crippa Marta

classe II B Scuola Secondaria di Primo grado E. Fermi di Cassago

 

Nel 1600 si raccontava che a Cassago, un paesino della Brianza, di notte si aggirasse un duca della dinastia dei Pirovano sotto forma di una strana creatura. Un giorno maledetto infatti il duca bevve per sbaglio una bevanda magica che lo fece pian piano diventare sempre più mostruoso fino a diventare un vampiro. Di notte il terribile individuo amava girare per le strade strette e buie di Cassago, in cerca di qualcuno da uccidere. Ogni volta che qualcuno veniva morsicato, cadeva in trance ed era costretto a seguirlo nella sua villa dove, nei sotterranei, veniva gettato in un pozzo dove vivevano i suoi serpenti. Si dice anche che per tenere lontano dalle case il vampiro bisognava lasciare accesa tutto il giorno una candela profumata che lo avrebbe costretto a scomparire perché odiava le cose profumate mentre amava le cose lugubri e maleodoranti.

Durante il giorno il duca Piroeula (Pirovano in milanese) era una persona normale, ma di notte si trasformava in una creatura mostruosa. Un tempo il duca era amato da tutto il popolo, ma da quando un uomo era riuscito a smascherarlo e lo aveva raccontato alla gente, tutti lo avevano considerato un malintenzionato che voleva solo fare del male. Un uomo di nome Giovanni, robusto e coraggioso, non credeva a questa superstizione del vampiro. Così una notte provò ad andare al castello del duca, bussò alla porta, ma non rispose nessuno; bussò una seconda volta ma senza successo, provò anche la terza volta e finalmente sentì qualcuno muoversi. Ad un tratto si aprì il portone e apparve un uomo alto e magro che disse di essere il maggiordomo del duca. Giovanni entrò e si trovò davanti un'immensa stanza buia e lugubre piena di ragni e ragnatele con pipistrelli che svolazzavano per la casa.

In un primo momento ebbe paura, ma poi si fece coraggio e si incamminò facendosi condurre dal maggiordomo. Il maggiordomo bussò alla porta del duca dicendogli che c'erano visite per lui. La stanza del duca era molto buia e spettrale: le pareti erano dipinte di nero e i tendaggi scuri. Il duca era vestito di nero con un mantello rosso come il sangue. Il vampiro, fingendosi ospitale e gentile, perché temeva di essere scoperto, dopo molti tentativi andati male riuscì a mordere sul collo il malcapitato Giovanni trasformandolo così in un suo succube, completamente dipendente dalla sua volontà. Il duca gli diede come primo ordine quello di radunare tutti gli abitanti del paese per poi portarli nei sotterranei della sua villa e imprigionarli e bere così tranquillamente il loro sangue. Per radunarli gli disse di escogitare una scusa. L'uomo si incamminò per il villaggio; arrivato in paese chiamò a raccolta tutti i cittadini per discutere degli strani fatti che accadevano in paese e li convinse a seguirlo nei sotterranei della villa; una volta lì, li chiuse dentro.

Dopo poco arrivò il duca felice per la riuscita del suo piano. Qualcosa però non andò come previsto dai loschi piani del duca. Ad un tratto Giovanni si risvegliò dal suo stato di succube grazie alla sua resistente fibra e dopo essersi reso conto della situazione in cui si trovava, senza farsi notare dal duca, prese un bastone di frassino e con questo gli trafisse il petto, uccidendolo e liberando il paese dalla sua terribile presenza. Subito dopo fece uscire dalla prigione sotterranea tutti i suoi concittadini, i quali ringraziarono Giovanni per la buona azione organizzando una grande festa in suo onore.