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INTRODUZIONE ALLA LETTURA DEI VANGELI SINOTTICI

Il presidente dell'Associazione S. Agostino Luigi Beretta introduce alla relazione del dott. Corti Giuseppe

Il presidente dell'Associazione S. Agostino Luigi Beretta introduce alla relazione del dott. Corti Giuseppe

 

 

 

INTRODUZIONE ALLA LETTURA DEI VANGELI SINOTTICI

commento di Italo Allegri

 

 

Più che una lezione cattedratica, il dott. Giuseppe Corti ha fornito una chiave pratica di lettura dei Vangeli sinottici, durante la terza serata della Settimana Agostinian giovedì 4 settembre, promossa dall'Associazione Storico Culturale Sant'Agostino. Tema dell'incontro: "La scrittura e il testo: una introduzione ai Vangeli sinottici", che ben si inserisce nell'argomento di questa ventiquattresima edizione dedicata alla figura del sacerdote, per una concomitanza di ricorrenze dei sacerdoti cassaghesi, interpretata alla luce degli scritti agostiniani. Del resto se il sacerdozio ministeriale è riservato ai presbiteri, quello comune è per tutti i fedeli, quindi ogni cristiano che si proclama tale dovrebbe avere una conoscenza approfondita dei testi sacri.

Questo tipo di lettura ha avuto origini in Germania e poi è stato portato in Italia da Mons. Gianfranco Ravasi quando era Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Esso non è "la lettura", ma un "tipo di lettura" che non ne esclude a priori altre. Gli uditori, presenti in buon numero nell'Aula consiliare di Cassago, hanno potuto seguire il discorso attraverso uno schema predisposto per l'occasione, che metteva a confronto alcuni versetti dei vangeli di Marco, Matteo e Luca sullo stesso argomento per verificare quali fossero le differenze che li caratterizzano.

Tre i passaggi più importanti presi in considerazione.

Il primo è relativo alla genealogia di Gesù Cristo tra Matteo (Mt. 1, 1-2), Marco (Mc. 1, 1:) e Luca (Lc. 3, 23: e 3, 38:).

Forme espressive completamente diverse, perché diverso, nell'interpretazione del relatore, era l'uditorio che si presentava innanzi ai tre evangelisti: Matteo parla agli Ebrei che sanno chi è Davide perciò comprendono il rapporto diretto con Gesù Cristo, anche se Davide è collocato prima di Abramo; Marco ha di fronte una comunità che non è ebraica, perciò sottolinea la divinità di Gesù Cristo, rapportandolo direttamente a Dio; Luca, invece, porta la Buona novella ai pagani, quindi espone la genealogia dal basso partendo da Giuseppe fino ad Adamo, quindi a Dio.

La seconda scena, dove i tre vangeli vengono messi a confronto, è stata quella dell'ingresso di Gesù Cristo a Gerusalemme, sempre tra Matteo (Mt. 21, 9:), Marco (11, 9-10), Luca (19, 38:). Anche in questo caso, le sfumature che caratterizzano i versetti non fanno che ribadire le differenze culturali all'origine delle tre comunità.

Infine il relatore ha esaminato le parole pronunciate da Gesù sulla croce al culmine del suo sacrificio secondo la scrittura di Matteo (27, 46:), Marco (Mc. 15, 34:) e Luca (23, 44:), nelle quali si esprime la drammaticità del momento e dove i primi due evangelisti le riportano in lingua ebraica mentre il terzo no.

Il relatore ha quindi lasciato spazio agli interventi degli uditori presenti. Ne è scaturito un dibattito che ha messo in evidenza la necessità, per il cristiano, che si professa tale, di conoscere i testi dei Vangeli non solo in forma superficiale, ma più approfondita per controbattere alle tante provocazioni che quotidianamente si trova a dover affrontare.

Si è pure costatata la mancanza di sensibilità da parte delle istituzioni nei confronti di questo aspetto culturale, con l'assenza di edizioni critiche della Sacra scrittura nelle biblioteche, e come spesso il valore assegnato ai testi non sia intrinseco agli stessi, ma determinato dall'indice gradimento di lettura da parte degli utenti.