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Giuseppe Redaelli presenta la sua relazione
LA MISTICA AGOSTINIANA IN CHIARA DA MONTEFALCO
di Italo Allegri
Il prof. Giuseppe Redaelli ha introdotto venerdì 31 agosto 2018 gli appuntamenti culturali della 28° Settimana Agostiniana di Cassago Brianza, focalizzando la spiritualità agostiniana nella mistica Chiara da Montefalco.
Nella iconografia agostiniana il cuore posto nelle mani di Agostino di Ippona è l'elemento caratteristico che concorre alla identificazione del santo dottore della chiesa, perché il cuore nella spiritualità agostiniana non è un semplice organo vitale, ma il luogo «del contatto e dell'incontro tra Dio e l'uomo» ed è pertanto dal cuore che muore la preghiera, non dalla bocca.
Questa dinamica è stata ben delineata nel primo degli incontri culturali della 28° Settimana Agostiniana di Cassago Brianza, che si è svolto nell'aula consiliare cassaghese nella serata di venerdì 31 agosto, dal Prof. Giuseppe Redaelli High School Deputy Principal alla International School of Milan, che ha trattato il tema: «“Noli foras ire. Il cuore come sorgente e luogo del dialogo” la spiritualità di Santa Chiara di Montefalco e il ruolo dell'interiorità nella mistica di Agostino». Chiara da Montefalco (1268-1308) è una mistica che racconta la sua esperienza di ascesi sul letto di morte, nel dialogo che intercorre con le consorelle. Di lei non disponiamo di una testimonianza diretta, ma sono i suoi biografi che tratteggiano «il volto di una esperienza mistica profonda nel segreto dell'interiorità». Al centro pone il mistero della croce che Chiara afferma più volte di recare in sé, perché strumento di salvezza: il cuore come terreno e la croce come albero che produce nuovi frutti.
Tratti caratteristici della spiritualità di Chiara: solitudine e ascolto interiore; infatti Agostino invita il cristiano a «muovere dagli oggetti esteriori per trovare nell'interiorità l'origine della bellezza». Agostino, infatti, assegna un ruolo centrale «all'intenzionalità della ricerca, la volontà e il desiderio che spingono a considerare, a riflettere, indagare senza sosta». La presenza di Dio nel cuore del cristiano è paragonabile a quella di un monarca che siede in trono. Il cuore è dunque luogo di gloria, di potenza e di comando. Accettare Dio per Agostino significa sottomettersi a Lui, perché nel cuore è possibile udire la sua voce. Da lì muove il «pensiero», perciò il cuore è sorgente dell'azione.
Ma il mondo è toccato dalla sofferenza, quindi il percorso ascetico è faticoso. Ecco che allora Chiara trasforma il servizio quotidiano alle consorelle in una pratica spirituale sul cammino verso Dio: accoglie i comandi, ubbidisce all'intenzione più che alla voce, aiuta e ama le consorelle, avvicinandosi così al modello offerto da Cristo nell'incarnazione: «Solo chi imita l'umiltà di Dio può sperare di nutrirsi dell'alimento che questi offre – l'eucaristia – per essere risanato». Questo è il primo passo per riconoscere la propria umanità. Dopo undici anni di sofferenza Chiara riceve una nuova visione che svela il senso dell'umiltà molto vicino ai simboli utilizzati Agostino: Chiara intinge la paglia nell'olio così che arde facilmente, a significare che l'umiltà viene posta al centro della vita e del cammino spirituale del cristiano. Per Agostino la «mistica è un progressivo percorso interiore di avvicinamento a Dio». L'amore unito alla fede rende retto il cuore, che è tale quando cerca Dio, ma ciò non preclude la possibilità di una vita attiva. Il dialogo finale con il pubblico presente ha concluso la serata, introdotta dal presidente dell'Associazione Storico – Culturale Sant'Agostino Prof. Luigi Beretta.