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Beda il Venerabile: Traslazione spoglie di Agostino 

Murale della chiesa di sant'Agostino a Cagliari che ricorda l'episodio descritto da Beda il Venerabile

Murale della chiesa di S. Agostino a Cagliari in memoria di Beda

Miniatura di Beda il Venerabile da una Bibbia francese del XII sec. da Reims

Miniatura di Beda il Venerabile da una Bibbia francese

del XII sec. da Reims

 

 

TRASLAZIONE DELLE SPOGLIE DI AGOSTINO

di Beda il Venerabile

 

 

Tratto da BEDA IL VENERABILE, Chronicon, sive de sex aetatibus hujus saeculi

 

 

Un Resoconto della traslazione delle spoglie del santo ci è noto da Beda il Venerabile (672-735), contemporaneo all'avvenimento.

Beda nel suo Chronicon, sive de sex aetatibus hujus saeculi, publicato in Monum. Historia Britannica Vol. 1. p. 101, riporta in proposito la testimonianza tramandataci da Paolo Diacono:

 

"Luitprand quoque audiens, quod Saraceni, depopulata Sardinia, etiam loca illa ossa sancti Augustini Episcopi propter vastationem barbarorum olim traslata et honorifice fuerant condita, foedarent, misit et dato magno pretio, accepit et transtulit ea in urbem ticinensem, ibique cum debito tanto Patri honore recondit ".

 

 

 

BEDA IL VENERABILE

 

Molto di quanto sappiamo di Beda lo dobbiamo ad un racconto contenuto nella sua Historia che risale al 731, poco prima della sua morte: « Così io, Beda, servo di Cristo e sacerdote del monastero dei Beati Apostoli san Pietro e san Paolo, che si trova a Wearmouth e a Jarrow (nel Northumberland), con l'aiuto di Dio ho composto fino a dove ho potuto raccogliere, o dagli antichi documenti o dalle tradizioni degli anziani o dalla mia conoscenza, questa storia ecclesiastica della Britannia, e specialmente alla razza inglese. Sono nato nel territorio del detto monastero, e all'età di 7 anni i miei genitori mi affidarono alla cura del reverendissimo abate Benedetto, e successivamente a Ceolfrid, perché mi istruissero. Da quel momento ho passato tutta la mia vita all'interno del monastero, dedicando tutte le mie fatiche allo studio delle Scritture, e fra l'osservanza della disciplina monastica e del compito quotidiano di cantare in Chiesa, è stato sempre mia delizia imparare o insegnare o scrivere. A diciannove anni fui ammesso al diaconato, a trent'anni al sacerdozio, entrambi nelle mani del reverendissimo Vescovo Giovanni, e sotto la disciplina dell'abate Ceolfrid. Dal momento dell'ammissione al sacerdozio al mio attuale cinquantanovesimo anno, mi sono sforzato di scrivere brevi note sulle Scritture, tratte dai lavori dei Venerabili Padri o in conformità con il significato e le interpretazioni da essi indicati, e ciò per mio uso personale e per quello dei miei confratelli. »

Dopo questo racconto Beda elenca una lista, o Indiculus, dei suoi precedenti scritti, e conclude la sua opera dichiarando: « E io Ti prego, Gesù amorevole, che come Tu mi hai graziosamente dato di bere con piacere della tua conoscenza, così voglia Tu pietosamente concedermi di attingere una giorno a Te, la fontana di tutta la saggezza, e di comparire per sempre davanti al Tuo Volto. »

Beda trascorse la gran parte della sua vita dividendo il suo tempo tra lo studio, l'insegnamento, l'attività di scrittore e l'assolvimento delle funzioni monastiche. Venne dichiarato Venerabilis presto, già due generazioni dopo la sua morte. Un culto locale di san Beda si era mantenuto a York e nel nord dell'Inghilterra durante il medioevo, ma la sua festa non era osservata in genere al sud dello stesso paese, dove era seguito il rito di Sarum. Beda possedeva una vastissima conoscenza del suo tempo e del passato, che aveva acquisito dalla lettura dei volumi delle biblioteche di Wearmouth e di Jarrow, che erano tra le più grandi d'Inghilterra. Per la sua cultura è da considerarsi uno dei maggiori eruditi dell'alto Medioevo. Beda fu un grande esperto in letteratura patristica e nei suoi scritti si ritrovano citazioni di Plinio il Giovane, Virgilio, Lucrezio, Ovidio, Orazio e di altri autori classici. Gli scritti di Beda sono classificati in scientifici, storici e teologici per il cui valore meritò nel Medioevo il titolo di theologus celeberrimus per l'importanza degli scritti esegetici, che si dividono essenzialmente in commentari e omelie. Tra gli scritti scientifici troviamo trattati di grammatica scritti per i suoi allievi, un lavoro sui fenomeni naturali (De Rerum Natura) e due sulla cronologia (De temporibus e De temporum ratione). Il più importante e meglio conosciuto dei suoi lavori è la Historia ecclesiastica gentis Anglorum ("Storia ecclesiastica dei popoli anglici"), in 5 libri, redatta per invito di Albino e dedicata al re di Northumbria che narra la storia dell'Inghilterra, sia dal punto di vista politico che ecclesiastico, dal tempo di Cesare al 731, data di composizione. Tema centrale dell'opera è la Chiesa come forza di coesione spirituale, dottrinale e culturale in alternativa alla violenza e alla barbarie.

L'opera, fondamentale come fonte storica fino all'VIII secolo, contiene anche una grande quantità di notizie sulla storia ecclesiastica e civile dell'Inghilterra: si basa sulla scrupolosa raccolta di documenti e testimonianze orali, redatte con notevole spirito critico. Di grande valore intellettuale e storico, costituì un modello per le cronache medievali. Il suo ultimo lavoro, completato sul letto di morte, fu la traduzione in lingua anglosassone del Vangelo secondo Giovanni. Canonizzato nel 1899, la sua festa cade il 27 maggio.