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Una slide della presentazione ai bambini
IO SONO AGOSTINO
aprile 2025
un progetto per la Scuola d'Infanzia
La proposta è indirizzata bambini della scuola dell'Infanzia.
Le sezioni saranno unite a due a due in modo che in ogni giornata tutti i bambini avranno modo di fruire del medesimo contenuto.
I primi due incontri saranno a scuola, nel pomeriggio, mentre il terzo, tempo permettendo, sarà all'esterno nel parco S. Agostino e questo verrà fatto al mattino.
Le date proposte sono:
martedì 1 aprile
- dalle 14.00 alle 14.30: 1° gruppo
- dalle 14.40 alle 15.10: 2° gruppo
- dalle 15.20 alle 15.50: 3° gruppo
mercoledì 2 aprile: come il giorno precedente
giovedì 10 aprile visita al Parco S. Agostino:
- dalle 10.30 alle 10.55 : 1° gruppo
- dalle 10.55 alle 11.25: 2° gruppo
- dalle 11.25 alle 11.55: 3° gruppo
MI PRESENTO: SONO AGOSTINO
Ciao, sono Agostino e voglio dirvi qualcosa di me. Sapete perché ho deciso di raccontarvi qualcosa della mia vita? Perché, vi sembrerà strano, ma io sono vissuto qui a Cassago, ospite nella villa del mio amico Verecondo tra l'estate del 386 e la primavera del 387. Oggi sono un Santo, ma se sapeste quante ne ho combinate! Prima di essere santo sono stato un bambino proprio come voi. Allora, incominciamo da dove sono nato: sono nato a Tagaste, Lo sapete dove si trova Tagaste? Nooooo? Ve lo dico io, allora! Si trova in Africa o meglio, nel nord dell'Africa, dove ora c'è l'Algeria. Ci sono nato tanti, ma tanti anni fa, così tanti che non riuscite nemmeno ad immaginarveli.
Io comunque la data ve la dico lo stesso: 354 e precisamente il 13 novembre. La città romana dove sono nato si trovava su una altura con tante foreste di pini, oliveti e valli coltivate a frumento Su una collina, che dominava l'antica città, dicono ci sia ancora l'ulivo sotto il quale, secondo la tradizione, passavo molte ore a meditare all'alba e al tramonto. Ma questa è un'altra storia: ero già grande. Oggi sono qui per raccontarvi alcuni episodi della mia vita, non tutti, oggi, però! Ci incontreremo altre volte, ma oggi voglio cominciare a raccontarvi quello che ho combinato una sera d'estate con i miei amici, quando ero un po' più grandicello di voi: avevo 13 anni.
IL FURTO DI PERE
Come vi dicevo prima, da ragazzino ero un po' discolo. Andavo a scuola, ero anche bravo, ma se vi devo dire la verità, allo studio preferivo di gran lunga il divertimento e la compagnia degli amici. Così, passavo per le vie della mia città gran parte del tempo libero con i ragazzi che si divertivano solo a fare scherzi. Una sera, dopo aver finito di giocare, li ho seguiti: volevano rubare le pere da una pianta che si trovava vicino alla vigna di mio papà. All'inizio avevo un po' paura: temevo che qualcuno potesse vederci e raccontare ai nostri genitori quello che avevamo fatto. Poi, però, la voglia di fare una cosa proibita ha vinto sulla paura. Così, senza fare troppo rumore, ci siamo avvicinati al pero e abbiamo fatto a gara per vedere chi riusciva a cogliere più frutti. Ne abbiamo raccolti tantissimi!
Ma lo sapete poi cosa abbiamo combinato?
Sono sicuro che pensate che ce le siamo mangiate tutte, facendoci venire un gran mal di pancia.
E invece no!!
Invece di mangiare le pere o portarle a casa, indovinate a chi le abbiamo date?
Ai maiali!!
Quando ripenso a quella notte, penso che siamo stati davvero degli sciocchi e che ci siamo comportati malissimo. Oggi, quando ripenso a quella sera, mi vergogno ancora moltissimo di me stesso.
IL BAMBINO E IL MARE
Era una bellissima giornata: il cielo era di un azzurro limpido, il sole splendeva e la temperatura era molto gradevole. Ho deciso così di andare a fare una passeggiata lungo la spiaggia. Mi piaceva molto ascoltare lo sciabordio delle onde, sentirmi lambire i piedi dall'acqua tiepida. Ho perso il senso del tempo, perché ero assorto nei miei pensieri e non so per quanto tempo ho camminato senza incontrare nessuno. Ad un certo punto ho visto in lontananza un bambino che stava giocando con la sabbia. Mi sono avvicinato lentamente per non farlo spaventare e mi sono fermato ad osservare ciò che stava facendo: con un secchiello prendeva dell'acqua dal mare e la versava in una piccola buca nella sabbia. Incuriosito dal suo gioco, gli ho domandato: - Cosa stai facendo? –
- Voglio mettere tutto il mare dentro la buca. - mi ha risposto il bambino.
- Ma non è possibile fare questa cosa! - gli ho detto io un po' stupito.
- Non ci riuscirai mai!
Lui mi ha guardato: - Se non è possibile versare tutto il mare dentro la buca, come è possibile che tu riesca a dare risposte alle tante domande che ci facciamo sul mondo intorno a noi, su cosa è il bene e su cosa è il male! Devo ammettere che sono rimasto molto colpito dalla sua frase, tanto da non essere riuscito a trovare le parole giuste per rispondere. E così mi sono allontanato, continuando a passeggiare e a meditare su ciò che quel bambino mi aveva detto.
Ma quando mi sono voltato per vedere se stava continuando a giocare, il bambino non c'era più.
SOTTO IL FICO
Quando sono diventato grande sono andato a vivere e a lavorare a Milano. Avevo già 30 anni, facevo il maestro e stavo pensando di cambiare il mio modo di vivere. Per questo motivo pensavo, pensavo, pensavo veramente tanto. Forse troppo! Mi venivano in mente un sacco di domande sulla vita, sul mondo, sugli uomini. Su ciò che è bene e su ciò che è male. Un giorno avevo pensato così tanto, che la testa mi stava per scoppiare! Così ho deciso di riposarmi un po' e di mettere ordine tra i miei pensieri. Sono andato nel giardino di casa e, dopo aver gironzolato un po', ho visto una bella pianta di fichi, piena di grandi foglie che facevano un'ombra invitante. Allora ho deciso di sdraiarmi sotto le sue fronde per riposarmi e trovare un po' di pace.
Ma se devo essere proprio sincero, la pace non è durata poi così tanto. Dopo poco che mi ero adagiato sotto il fico, ho sentito la voce di un bambino.
Impossibile: non c'era nessun'altra persona oltre a me, nel giardino. Mi stavo sicuramente sbagliando!
Così ho aguzzato le orecchie e mi accorsi che non mi stavo sbagliando: la voce di un bambino continuava a cantilenare le stesse parole: ”Prendi e leggi! Prendi e leggi!”
Ma continuavo a non vedere bambini vicino a me. Che cosa strana!
Però ho preso un libro e l'ho letto. Solo allora ho capito. Visto che ormai ero sotto il fico da un bel po' di tempo, mi sono alzato per far ritorno a casa. La mia testa era ormai libera da tutti i pensieri e io avevo preso la mia grande decisione: mi sarei battezzato. E sapete dove sono andato per prepararmi al battesimo?
Sono venuto qui, a Cassago.
A CASSICIACO
Il periodo che ho passato qui a Cassago nella villa di campagna del mio amico Verecondo, è stato per me molto bello. Non ci vivevo da solo: avevo portato con me i miei amici e mia mamma Monica. Eravamo un bel gruppetto: io, mio figlio Adeodato, Alipio, Licenzio e Trigezio, miei cugini Lastidiano e Rustico, suo fratello Navigio e, come vi ho già detto, mia mamma Monica. Con noi c'era anche uno stenografo che scriveva i nostri discorsi.
La villa aveva una vista bellissima. In lontananza si vedevano le montagne, sempre ricoperte di neve; poi, un po' più vicine le colline; intorno a noi i boschi e i campi coltivati. Il cielo era quasi sempre di un bell'azzurro, anche durante l'inverno. Era bello anche se, certamente, non bello come quello della mia Africa. Vicino alla villa scorreva un ruscello e dalla mia camera da letto, di notte, potevo sentire l'acqua scorrere. Ma il rumore del ruscello non era l'unico che potevo sentire di notte: c'era anche quello dei topolini che si aggiravano per la stanza.
Eh sì, proprio così! Del resto il granaio non era poi così lontano dalle camere. Nei campi che circondavano la villa di Verecondo crescevano grano, fragole e qualche albero da frutto. Il lavoro da fare era tanto ma, per fortuna, c'erano i contadini che si occupavano dei lavori in campagna, noi dovevamo solo controllare ogni giorno che il lavoro fosse ben fatto. Verecondo aveva anche galline e galli che giravano liberi davanti alla casa. Una mattina lo sapete cosa ci è successo? Ci è capitato di assistere alla lotta tra due grossi galli mentre uscivamo di casa. I galli si guardavano a vicenda per vedere come colpirsi con il becco, ad ogni beccata le loro piume si arruffavano sempre di più. Erano proprio arrabbiatissimi! Io e i miei amici ci siamo fermati a guardarli, per osservare la tattica del loro litigio.
Bella vita direte voi! Ma non è che non facevamo niente tutto il giorno!
Studiavamo, spesso ci riunivamo per parlare di ciò che avevamo letto e imparato. Io scrivevo anche e insegnavo. Ho raccontato tutto quel che è successo in alcuni libri. Purtroppo i mesi in cui siamo stati qui sono passati troppo in fretta e, con grande malinconia abbiamo dovuto lasciare Cassago. Ma il mio cuore era anche pieno di gioia: Milano mi aspettava per il mio grande giorno.
La notte del 25 aprile 387, giorno di Pasqua, avrei ricevuto il battesimo insieme a mio figlio Adeodato e al mio amico Alipio.